Mario Adinolfi: la classe dirigente migliore

29 Ottobre 2018 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Benedetto XVI ricorda, intervistato da Alessandro Acciavatti per il libro Oltretevere edito da Piemme, il mio amico Francesco Cossiga, tremendamente bistrattato da troppi quando era in vita, con un ritratto preciso quanto commovente: “Cossiga era un uomo di preparazione straordinariamente ampia. Aveva letto i grandi teologi del tempo: De Lubac, Congar, Daniélou e Rahner, la cui grande opera Introduzione al concetto di cristianesimo egli tuttavia, dopo la lettura delle prime sessanta pagine, giudicandola per lui infruttuosa, aveva accantonato. Sempre impegnato con i problemi spirituali del tempo, della Chiesa, della teologia, Cossiga era uno spirito inquieto e appassionatamente vivace, spinto di continuo a dialogare. Ci siamo anche incontrati più volte a Bressanone, durante le vacanze. In più mi riforniva di libri, mi ha donato ad esempio una grande biografi a di De Gasperi. Di problemi politici in senso stretto non abbiamo discusso, lo abbiamo fatto invece sulla situazione spirituale del nostro secolo. Era appassionatamente interessato a Rosmini e gli stava fortemente a cuore scioglierlo dalle riserve del Sant’Uffizio. Aver potuto vedere la beatificazione del suo filosofo cattolico rappresentò per lui una soddisfazione straordinaria. E tuttavia Cossiga aveva poi ancora fatto un curioso proposito: dopo la beatificazione di Rosmini, un tempo condannato, voleva ora aiutare a diventare beato anche Giansenio. Anche se da un lato Cossiga era un uomo di pensiero vasto e aperto, ed era disponibile a un dialogo che andava molto al di là dei confini dell’ortodossia, dall’altro però – nella sua devozione personale – era uomo di grande rigore. Il sacramento della confessione aveva per lui grande importanza. Così ha avuto un rapporto di particolare vicinanza con il pensiero di Giansenio e voleva contribuire alla sua riabilitazione. Ricordo sempre Cossiga con gratitudine come un uomo di elevata spiritualità e di commovente umanità”. Proprio vero, Francesco Cossiga era così, apparteneva a una generazione di cattolici straordinari. Ha ragione Benedetto XVI. Popolari, democratici e cristiani. Questo Paese non ha mai avuto una classe dirigente migliore.