Sullo stesso Corriere della Sera dove Antonio Polito il 21 settembre 2021 bollava gli antiabortisti con il marchio irridente di “destra texana illiberale” (in pratica mattacchioni fascistoidi sostanzialmente ignoranti tanto da indossare stivali a punta e cappelloni a falde larghe, insopportabili per un arbiter elegantiarum come l’ex senatore oggi vicedirettore) parlò dell’aborto il più grande filosofo della politica che l’Italia abbia mai avuto: Norberto Bobbio.
Quando una volta i politici dovevano formarsi e studiare, lo facevano sui libri di Bobbio. Ancora oggi non sono in grado di fornire una distinzione più chiara e lucida di destra e di sinistra di quella regalataci nel piccolo ma fondamentale libro del pensatore piemontese intitolato appunto: “Destra e sinistra”. Oggi non si legge più, meno che mai testi di filosofia della politica. Chi avesse interesse a farlo parta da quel libro.
Bobbio non è stato un pensatore neutrale, ma un solido militante del socialismo italiano (pur con qualche scritto giovanile da fascista “alla Scalfari”) e non a caso fu nominato senatore a vita nel 1984 dal primo presidente della Repubblica socialista che l’Italia abbia avuto, il partigiano Sandro Pertini. Restò senatore per vent’anni, fino al 2004 e proprio perché non ce la faceva ad essere neutrale, dopo la dissoluzione del suo Psi si iscrisse al gruppo senatoriale prima del Pds di Occhetto e poi dei Ds di D’Alema. Affinché non ci fosse dubbio della parte di cui sosteneva le parti.
Poco prima di essere nominato senatore a vita per i suoi indubbi meriti di studioso e anche per la comune militanza nel socialismo con Pertini, Bobbio rilascio a Giulio Nascimbeni del Corriere della Sera una storica intervista sul tema dell’aborto. Un testo forse ancora più importante di quello nettissimo e argomentato di Pier Paolo Pasolini sempre sul Corriere della Sera del 19 gennaio 1975. Bisogna prendere in mano l’edizione del quotidiano dell’8 maggio 1981 per leggere queste parole di Bobbio: “Ho parlato di tre diritti: il primo, quello del concepito, è fondamentale, gli altri, quello della donna e quello della società, sono derivati. Inoltre, e questo per me è il punto centrale, il diritto della donna e quello della società, che vengono di solito addotti per giustificare l’aborto, possono essere soddisfatti senza ricorrere all’aborto, cioè evitando il concepimento. Una volta avvenuto il concepimento, il diritto del concepito può essere soddisfatto soltanto lasciandolo nascere”
Soltanto lasciandolo nascere. È il fondamento del diritto universale a nascere per cui si batte da anni il Popolo della Famiglia, primo ad averlo teorizzato al posto della generica battaglia “contro la legge 194”. Bobbio è ancora più esplicito: “L’aborto è una triste realtà, non si può negarla. Il fatto che l’aborto sia diffuso, è un argomento debolissimo dal punto di vista giuridico e morale. E mi stupisce che venga addotto con tanta frequenza. Gli uomini sono come sono: ma la morale e il diritto esistono per questo. Il furto d’auto, ad esempio, è diffuso, quasi impunito, ma questo legittima il furto?”. La chiarezza di Bobbio, come sempre nel suo pensiero, è cristallina.
E forse a Polito che cianciava di diritto sul proprio corpo delle donne sarà utile rileggere questa risposta “dotta” del dotto Norberto Bobbio al certamente non ignorante Giulio Nascimbeni: “Dice Stuart Mill: su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo, l’individuo è sovrano. Adesso le femministe dicono: ‘Il corpo è mio e lo gestisco io’. Sembrerebbe una perfetta applicazione di questo principio. Io, invece, dico che è aberrante farvi rientrare l’aborto. L’individuo è uno, singolo. Nel caso dell’aborto c’è un ‘altro’ nel corpo della donna. Il suicida dispone della sua singola vita. Con l’aborto si dispone di una vita altrui”. Cosa serve di più a Polito per capire?
La chiusura dell’intervista di Bobbio sull’aborto mette i brividi per bellezza e intensità: “Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il ‘non uccidere’. E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere”. Ho la pelle d’oca mente scrivo. Pasolini, Bobbio, Papa Francesco, qualsiasi persona lucida e pensante al di là di qualsiasi convincimento di natura religiosa non può che considerare l’aborto un omicidio. Ormai nel panorama della riflessione politica italiana lo diciamo solo noi del Popolo della Famiglia, beccandoci pure dai nuovi “intellettuali” del Corriere della Sera l’accusa di essere una “destra texana illiberale”.
Invece siamo solo uomini liberi che proclamano la verità e la verità ha il pregio di essere autoevidente, non devi fare neanche la fatica di dimostrarla. L’aborto contravviene al comandamento “Non uccidere”. Anche senza credere in Dio sentire una società intera proclamare il diritto a sopprimere i più deboli tra gli esseri umani non può che lasciare “traumatizzati” per usare le parole di Pasolini. E dare sufficienti motivazioni per ribaltare il piano inclinato che esser passati da Bobbio a Fedez ha comportato, in particolare per la triste e ormai mortifera sinistra italiana.