Dio sta da una parte sola

26 Giugno 2021 Mario Adinolfi
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, Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Serve una sollevazione dei credenti a cui viene conficcato in testa che devono stare zitti e buoni, subendo di tutto in questo tempo di sfacelo delle radici valoriali che ci hanno sempre tenuti insieme tra diversi. Proprio in quanto credenti ci vogliono convincere che non dobbiamo né possiamo reagire: in tv l’altra sera Luxuria voleva dare lezioni di cristianesimo (la sostanza della lezione era: a Cristo je va bene tutto) e oggi Zan su Repubblica dice che stava nell’Azione Cattolica ma si è allontanato perché gli dicevano che l’atto omosessuale è peccato, quindi è venuto il tempo di ridurre la Chiesa a più miti consigli (e magari di farsi insegnare la dottrina fa Luxuria).

I credenti italiani, di tutte le religioni, insieme alle persone di buona volontà devono ribadire con chiarezza il diritto a professare la propria fede, il diritto pieno alla libertà religiosa anche e oserei dire soprattutto se tale professione di fede confligge con i diktat del politicamente corretto. Reclamiamo il diritto di continuare a considerare peccaminosa l’omosessualità, così come siamo certi che in ogni comunità religiosa sono fraternamente accolti gli omosessuali perché a essere peccatori siamo tutti noi, ognuno con la sua zoppia, nessuna delle quali però viene sbandierata con orgoglio perché non si può essere orgogliosi di peccare. Non può esserci però negato di continuare a credere che ci sia qualcosa che è giusto e qualcosa che è sbagliato, perché esistono il bene e il male, esistono la verità e la menzogna, con Dio supremo giudice e legislatore. Si può legittimamente non credere in Dio ma disprezzare coloro che credono e i valori conseguenti alla loro fede è la più intollerabile delle discriminazioni, operata da coloro che dicono di battersi contro la discriminazione. I credenti non possono continuare a subire questi soprusi senza reagire. E la nostra reazione sarà democratica, ma ferma, in ogni sede.

Non accettiamo più di poter essere descritti come omofobi, trogloditi, medievali, retrogradi e bigotti solo perché conseguenti alla nostra pienamente legittima fede in Dio. Abbiamo ormai troppo chiaro che se continuassimo ad accettare supinamente le prepotenze e i diktat di questi anni, verrebbe presto o tardi messo in discussione il nostro diritto stesso di proclamare liberamente i principi cardine della fede tra cui quelli fondamentali della distinzione tra uomo e donna, la cui unione è il solo progetto che Dio chiama famiglia perché non esiste “fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tre le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia” (Papa Francesco, Amoris Laetitia, 251). Neppure remote. È chiaro? Questo è ciò in cui, liberamente, crediamo.

La nostra libertà non può essere messa in discussione e meno che mai la libertà di professare la nostra fede, anche se in conflitto con chi considera famiglia l’unione tra due uomini o tra due anni, con annessi diritti a una innaturale e inesistente “omogenitorialità” visto che i figli possono nascere solo da un uomo e da una donna. Ho sempre ritenuto che questi elementi fossero ovvi e prescindessero dalla fede religiosa. Ormai ho capito che siamo nel tempo del ribaltamento dell’ovvio e che quando il ribaltamento sarà completato esso sarà usato come arma contundente proprio contro la fede religiosa. Si punterà a costringerla ad un ambito totalmente e assolutamente privato, senza conseguenze e diritto di cittadinanza nell’agone pubblico. I credenti di tutte le religioni devono prendere atto di questo rischio ormai evidente e non subire ulteriormente. Se gli infedeli vorranno costringerci con la violenza discriminatoria all’abiura, sappiano che nei millenni le più varie forme di totalitarismo si sono convinte di potercela fare. Hanno tutte fallito. Dio e la verità stanno da una parte sola.