La lezione che arriva dalla Superlega

21 Aprile 2021 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

SuperLega è trasformare un sistema sfasciato dai debiti e travolto dalla pandemia in un sistema capace di produrre e redistribuire ricchezza, è un modello utile per tutti i comparti industriali e in particolare per un Paese che si chiama Italia. Dobbiamo prendere dagli americani i modelli di business che funzionano, loro prendono un pezzo di deserto e ne fanno il settimo luogo di attrazione turistica del mondo, noi facciamo devastare la bellezza di Roma. Non c’è romanticismo nella trascuratezza, nella mancata valorizzazione del bello. C’è solo un trascinarsi verso la povertà e il fallimento.

In realtà il modello SuperLega è già affermato: da anni non andate al cinema e avete riso con LOL, format standardizzato in ogni Paese del mondo e portato sui vostri tablet da Jeff Bezos da cui la vostra vita dipende ormai più di quanto dipenda da vostra madre. Sì, forse preferivo anche io andare al cinemino della parrocchia a vedere i film di Bud Spencer su quegli orrendi sedili di legno marrone. Ma è un tempo che è finito e non tornerà più. Ora guardo le serie televisive su Netflix e alcune sono maledettamente belle. Molto più dei film di Bud Spencer, che nascevano da un sistema artigianale di raccontare storie più o meno sempre uguali con lui grosso ma buono che prendeva a schiaffoni i grossi ma cattivi. Oddio, sto dicendo che Ricky Gervais su Netflix fa più ridere ed è uno spettacolo più godibile di Bud Spencer al cinema della parrocchia? Sì, lo sto affermando. Ed è indubitabilmente così. Sapete perché? Perché Gervais è un fottutissimo genio della commedia, di coraggio e valore mondiali, Bud Spencer e vi ci infilo anche Terence Hill sono attori mediocri utili per farci rimpiangere non quel cinema ma il sapore della nostra gioventù. Gervais è il Liverpool, LOL è il Barcellona, Bud Spencer e Terence Hill sono il Crotone e il Benevento. Oltre il Brennero e Ventimiglia non esistono. E a me piace stare dentro un mondo che cambia per poterne, spero, almeno in parte determinare il cambiamento almeno da consumatore o fruitore, direzionandolo verso ciò che è bello. E Liverpool-Barcellona è più bello di Crotone-Benevento, genera più ricchezza e dunque più potenziale redistribuzione per tenere in vita un intero sistema che con Crotone-Benevento è destinato a morire.

Se Netflix deve investire per raccontare un’epopea sportiva in una docuserie capace di parlare al mondo sceglie una squadra NBA o una di serie A? Eppure la Juventus sarebbe un soggetto narrativo straordinario con le sue radici nel XIX secolo, i trionfi e le tragedie del Novecento, la polvere dell’onta di calciopoli e la Resurrezione dei nove scudetti consecutivi. Ma Netflix sceglie i Chicago Bulls di Michael Jordan per fare quella serie: The Last Dance, dieci puntate una più bella dell’altra sulla sola stagione 1997-98 del campionato NBA. Da una pietra trarre leggenda, costruire ricchezza.

Sul luogo dove è stato ucciso Giulio Cesare a Roma pisciano i gatti randagi di Largo Argentina. Un punto iconico della storia che ha ispirato poeti e letterati è trattato come una latrina. A Las Vegas il solo Caesars Palace è un rutilante punto di aggregazione turistica che genera miliardi di dollari. Certo che Roma è più bella e Las Vegas è di cartapesta. Ma Roma è un immenso vespasiano a cielo aperto ormai, Las Vegas è la città dove non si dorme mai. Dopo la crisi pandemica Roma dovrà ristrutturarsi radicalmente o affonderà definitivamente, Las Vegas ripartirà più forte di prima e più ricca di prima.

L’Italia zeppa di debiti e con i servizi al disastro dovrà presto acconciarsi alla lezione americana: chi prima imparerà studiandola, prima inventerà soluzioni adeguate. Il tempo del tutto a tutti è finito, le reti di protezione stanno per saltare per via dello scriteriato attacco all’asset più forte che avevamo che è la famiglia, i danni prodotti dalla denatalità faranno il resto. Una ristrutturazione in senso americano si renderà molto presto necessaria. Mi dispiace persino pensarlo, ero affezionato allo schema dell’Italia sgarrupata che però alla fine di riffa o di raffa si salva sempre con la sua genialità, con la sua capacità inventiva, con i suoi trucchi e i suoi imbrogli. Non bastano più. Ci siamo incaprettati con le nostre stesse mani e la pandemia ha zincato la bara sommergendola di debiti e “scostamenti di bilancio”.

Per salvare le persone e il Paese occorrerà ripensare completamente un modello di convivenza che funzioni e generi ricchezza da redistribuire: bassa tassazione sulle famiglie, incentivi alla natalità e alla costruzione di nuove giovani coppie unite in matrimonio, sostegno all’impresa familiare che sappia essere tecnologicamente avanzata e connessa in termini consortili con le altre. Perché da piccolo è bello occorrerà passare al nuovo mantra: l’unione fa la forza e la forza genera ricchezza da redistribuire.
Occorre pensare il futuro. Può essere una sfida affascinante, come spesso accade dopo una tragedia epocale e la pandemia certamente lo è stata. Per pensare il futuro bisogna staccarsi dai dogmi del passato senza tranciare però le radici che ci connettono con la realtà. Un esercizio difficile e forse proprio per questo potenzialmente molto gratificante, a patto di non farsi dettare l’agenda da chi il potere lo detiene e dunque digrigna i denti davanti a qualsiasi novità che tocchi lo status quo. Ma, attenti: in questa fase drammatica, di status quo e solerzia verso l’esistente si può solo morire.