Un congresso e tre battaglie immediate

14 Settembre 2020 Mario Adinolfi
immagine mancante
Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Raccontare gli esiti di un congresso nazionale così intenso come è stato quello del Popolo della Famiglia è impresa difficile: chi ci è stato sa che conserverà memoria di un evento straordinario, con tanto lavoro politico in un clima di amicizia e di festa che in altri contesti partitici sarebbe impensabile. Quando la domenica mattina l’eligendo gruppo dirigente è stato benedetto dal sacerdote che officiava la Messa, credo che tutti i presenti abbiano percepito che l’aria che si respira nel PdF è, semplicemente, diversa.
Alla fine, però, di un congresso di partito si trattava e dunque sono state fatte le cose che in un partito politico si fanno. Tipo eleggere i dirigenti. Noi ne abbiamo eletti addirittura 131 facenti parte del direttivo nazionale, del consiglio nazionale, dei coordinatori e referenti regionali, dei dirigenti locali che hanno sostenuto la mozione congressuale “Per andare al governo del Paese” in cui sono state delineate le linee guida di azione dei prossimi quattro anni, dopo aver analizzato il quadriennio che ha portato il Popolo della Famiglia dalla fondazione dell’11 marzo 2016 fino a qui. Ho specificato intervenendo al congresso per settantunesimo dopo due giorni serratissimi che la mozione non si intitola “andare al governo del Paese” ma ha davanti una parolina: per. Insomma, se vogliamo centrare l’obiettivo dobbiamo dotarci di strumenti adeguati allo scopo. E il congresso ha risposto a questa esigenza.

Primo strumento: una squadra responsabilizzata e politicamente omogenea. La mozione congressuale ha dato al Popolo della Famiglia un’ossatura politica e organizzativa che non aveva, che sa cosa deve fare: rafforzare la presenza sul territorio in termini di militanza con il tesseramento, oggi insufficiente; aggregare energie associative e politiche anche esterne al PdF, con cui condividiamo valori e obiettivi, nell’ottica del partito dalle “porte e finestre spalancate” perché non siamo una setta ma un movimento che vuole espandersi anche rapidamente; collaborare con altre sigle territoriali, in particolare di provenienza civica, offrendo loro di avere così una proiezione anche nazionale; organizzare iniziative che accrescano la visibilità e le occasioni di incontro tra cittadini e PdF, anche se non soprattutto oltre la ristretta cerchia dei nostri abituali contatti, con l’obiettivo di trovare nuova militanza; comunicare con continuità attraverso i media non accontentandosi dei meri social, puntando a tv e radio locali, oltre alla carta stampata con le sue ricadute su internet; curare le varie fasi di un momento elettorale con l’obiettivo di massimizzare i consensi ma senza mai sacrificare la presenza identitaria del PdF.

Secondo strumento: gli apparati comunicativi centralizzati. Il Popolo della Famiglia si è dotato in occasione del congresso nazionale di ulteriori mezzi di comunicazione propri che oramai annoverano un sito, una newsletter, una radio più il quotidiano La Croce che sempre riporta le notizie sull’attività del PdF. Sono mezzi per avere notizie ma anche per veicolare proprie iniziative, fino alla costruzione di format radiofonici tematici che manderemo in onda anche se non necessariamente condotti da pidieffini doc. La PdF Radio è uno strumento prezioso e i pidieffini devono farla conoscere perché sarà anch’essa fattore per andare oltre le solite cerchie e crescere.

Terzo strumento: una linea politica chiara e identificativa, un programma che ci caratterizza. Il congresso nazionale è servito a sottolineare bene chi siamo, siamo i figli del popolarismo sturziano che rischiava di restare senza eredi se non fosse sorto il Popolo della Famiglia per dare un futuro a cento anni di storia italiana in cui i cristiani sono stati protagonisti della politica. Il popolarismo del XXI secolo ha bisogno di battaglie adeguate ai tempi e il decalogo programmatico presente nella mozione congressuale le elenca con precisione con due priorità identitarie: il reddito di maternità per battere denatalità e aborto, la riforma fiscale del quoziente familiare per rendere anche conveniente economicamente sposarsi, avere figli.

Dentro questo quadro generale di un progetto a lungo termine che conta di approdare attraverso gli strumenti indicati al governo del Paese, il congresso ha indicato anche tre battaglie da ingaggiare subito: il no al referendum, il ritiro della legge Zan, le elezioni di settembre e ottobre. Il congresso da questo punto di vista è stato chiaro approvando una mozione nettissima per il no al referendum e invitando tutti i partiti a uscire dal sì di facciata o di convenienza all’assurda riforma che interessa solo ai grillini, per passare a una battaglia politica che ha come obiettivo anche l’abbattimento del governo di incapaci che sui grillini fa perno. Abbiamo rivolto dal congresso, come facciamo ormai da settimane, in particolare un appello a Meloni, Salvini e Berlusconi per vederli senza tentennamenti schierati sul no per le ragioni politiche indicate. Vediamo proprio in queste ore alcuni segnali persino dalla Meloni. C’è poco tempo, il Popolo della Famiglia chiede da tempo di aver chiaro il vero obiettivo politico della consultazione referendaria: si voti tutti uniti e compatti per il no, per mandare a casa Giuseppe Conte e i suoi ministri incapaci.

Il congresso nazionale si è poi ovviamente stretto attorno alle centinaia e centinaia di candidati pidieffini alle amministrative dl settembre e di ottobre. L’obiettivo è portare a casa nuovi eletti che rafforzino ulteriormente la squadra del Popolo della Famiglia sui territori. Da Saronno ad Agrigento, da Venezia a Macerata, da Moncalieri a Chieti, da Faenza al consiglio regionale ligure, da Roiate a Marano Equo, da Arezzo a Castrovillari, da Mugnano di Napoli a Ercolano puntiamo a veder crescere nelle istituzioni la presenza di pidieffini eletti. So bene che gli avvoltoi alla finestra attendono di scegliere i due o tre risultati peggiori per evidenziarli come prova della loro maligna attenzione. Come sempre in politica non può mancare qualche delusione, ma complessivamente queste amministrative già una settimana dopo il congresso mostreranno un PdF in salute. Ricordo che la politica non è come le Olimpiadi, non vince solo chi arriva primo. Al governo in Italia in questo momento c’è una forza che neanche esiste più, LeU, che ha appena quattro senatori, ma quei quattro senatori sono decisivi per la maggioranza e in virtù di questo la forza che non esiste più esprime il ministro della Sanità e il viceministro all’Istruzione. Per andare al governo del Paese al Poplo della Famiglia basta posizionarsi da subito oltre l’1% e in prospettiva oltre il 3%. L’impresa non è semplice ma il lavoro la renderà praticabile, questo ha deciso il congresso nazionale.

L’ultima battaglia immediata da compiere è quella per il no al liberticida ddl Zan. La modalità con cui gli sciacalli si sono lanciati sul cadavere ancora caldo della povera Maria Paola di Acerra per costruire la loro propaganda a favore di una legge che in nulla potrebbe modificare la sorte processuale del fratello Michele che l’ha uccisa, è davvero talmente rivoltante che chiama l’intero Paese ad una battaglia di civiltà e di libertà. Noi abbiamo cominciato a combatterla dal palco di Pomezia e non ci tireremo indietro nei mesi e negli anni che verranno.

Complessivamente è stato un congresso umanamente molto denso, dai ritmi incessanti, ma anche dai grandi momenti fraterni in cui si è cantato, pregato, discusso, mangiato, pensato, deciso tutti insieme. Solo insieme questo Paese si riprenderà, tornando a investire sulla sola cosa che davvero alla fine conta: per ciascuno, la propria famiglia. Perché dentro quella dimensione ci si definisce. La politica, poi, è l’incontro con il nostro limite. Ed è in questo senso forse il bello di un’esperienza bella ma molto complessa, proprio per questa complessità in tanti la rifiutano e altri vi rinunciano. Lasciate agire, però, chi ha il coraggio di mettersi davvero a danzare attorno all’incontro con il proprio limite, non fiaccate le sue energie, non fate i consiglieri scoraggianti o peggio i sabotatori. Se non vi piace, non fate, ma non siate serpi, niente veleno, è dannoso per tutti.

Oggi serve entusiasmo. Il Popolo della Famiglia nel suo congresso nazionale ne ha fatto un bel carico, la responsabilità di chi vi scrive rieletto alla presidenza nazionale, di Nicola Di Matteo
 rieletto con gratitudine da standing ovation vicepresidente e coordinatore nazionale, di Andrea Brenna
 nuovo segretario nazionale splendida scoperto per molti, di Valter Boero
, Elisa Rossini
, Mirko De Carli
, Nicoletta Rossi
, Piero Chiappano
, Salvatore Asero
 come consiglieri nazionali e della vastissima squadra dei coordinatori e referenti regionali come dei dirigenti locali della mozione “Per andare al governo del Paese” è di non disperderlo. Con l’aiuto di Maria, ne sono certo, questo luogo politico non ideologico che è il Popolo della Famiglia, concretamente impegnato a sostenere la fatica dei penultimi, otterrà un giorno l’obiettivo che si è prefisso.
E per l’Italia sarà un bel giorno.