Genesi e mission del nostro quotidiano raccontate dal suo direttore su #PdFTV

18 Marzo 2019 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Lo scorso 8 marzo complice l’audio disturbato che ricorda il “brouillage nazista sulle onde della BBC nella II guerra mondiale” (cit.) la prima intervista della PdF_Tv a Mario Adinolfi è andata in onda in forma ridotta, per rimediare la redazione della televisione interattiva del Popolo della Famiglia ha deciso di sbobinare la diretta offrendo oggi la trascrizione della piacevole chiacchierata tra il nostro direttore e la conduttrice della rubrica #semidisperanza.

#sds : La rubrica #SemidiSperanza rappresenta un viaggio attraverso le realtà più o meno giovani che nella nostra penisola difendono i deboli e danno voce ai senza voce, la scorsa settimana abbiamo avuto il piacere di parlare con Don Fortunato di Noto che con la sua Onlus “Mater” opera da 30 anni e oggi facciamo tappa a La Croce Quotidiano che ha compiuto 4 anni lo scorso gennaio e fornisce un servizio puntale nell’informazione ; a Mario abbiamo chiesto “c’è un momento nella tua vita, da ragazzo in cui hai capito o ti è stato detto che eri capace di scrivere o che ti sei reso tu conto di saperlo fare al di là della tecnica cioè un amore nel voler raccontare e scrivere del bello come spesso ci hai detto ?”

M.A. Più che altro, penso di essere stato dotato di un talento dal Signore, l’ho sempre vissuta come ispirata la scrittura, non ho un giorno in cui mi sono detto “io so scrivere”, mi sono accorto da bambino che leggere e scrivere era la cosa che mi piaceva fare da piccolissimo a 4 anni. Mi ricordo perfettamente che a 6 anni smisi di leggere i fumetti perché erano noiosi e iniziai a leggere i romanzi poi diventarono noiosi pure i romanzi e a 7 anni cominciai a leggere i 48 volumi della Storia d’Italia di Indro Montanelli – era un grande giornalista sapeva scrivere benissimo e in più mi consegnò un sapere vastissimo – perché a 7 anni ti metti a leggere libri del genere acquisisci una serie di nozioni … insomma sono 48 volumi che partono dal 753 AC e arrivano fino ai giorni nostri; sono cose che oggi i bambini neanche lontanamente immaginano di poter fare….io a sette anni avevo finito la collezione della B.U.R. (Biblioteca Universale Rizzoli – ndr) e mi ricordo che andai a leggere un libro di Istituzioni politiche dal titolo “Il cittadino e la Regione” mi ricordo … è un libro che si studiava all’università in cui venivano affrontate le regioni negli anni ’70 – nessuno se lo ricorda – le Regioni prima degli anni 70 non c’erano (intese come istituzioni – ndr) e vengono istituite negli anni settanta ed io studiai il primo manuale delle istituzioni regionali forse – era il 1978 e avevo appena finito di leggere i 48 libri di Montanelli. Le cose non è che le impari, il Signore te le ha messe nella testa e se sei bravo le sviluppi i miei genitori sono stati abbastanza bravi da non spaventarsi e lasciare che coltivassi queste mie passioni, per la lettura e poi per la scrittura ho avuto un rapporto osmotico … cominciai a scrivere i telegiornali nell’ufficio di mio papà all’età di otto, nove anni, e scrivevo i telegiornali come si potevano scrivere oggi… erano 40 anni fa… mi ricordo che scrissi sulla crisi polacca .

#sds Eri un bambino prodigio ?

M.A. No i bambini prodigio sono altri, ero un bambino curioso, come i cavalli della pubblicità

#sds Sulla spiaggia li facevi i castelli di sabbia ? (risata)

M.A. No ! cercavo le bambine… ricordo che a 11 anni mi appartai in un garage con una coetanea, ero interessato anche ad altre questioni sulla spiaggia…le formine le ho saltate direttamente (risata)

#sds e chiediamoci perché sei papà di tre figlie femmine… (risata) Quindi c’è questa realtà questa passione che nutri e dalla quale hai attinto e ti sei nutrito poiché leggendo si arricchisce la mente di nozioni e di parole utili anche potersi esprimere.

M.A. La questione fondamentale secondo me è sempre leggere e studiare. Proprio oggi un dirigente del Popolo della famiglia mi ha scritto chiedendomi: “Ma come ti è venuta l’idea del reddito di maternità ? ” Bisogna studiare! Ancora oggi a 48 anni ho il gusto dello studio della curiosità, nel guardare in profondità alcune cose, di leggere i documenti. Il Reddito di maternità mi è venuto in mente perché ho studiato gli ordinamenti giuridici degli altri paesi sulla maternità e mettendo insieme quello che ci serviva con quello che c’era già scritto all’estero m’è venuta in mente una formula all’italiana.. ecco diciamo così, poi è diventata la nostra proposta di legge. Se studi ti vengono delle idee.. e poi, se sei bravo le puoi anche mettere in.. diciamo un buon italiano, che è una cosa abbastanza importante.

#sds: il principio è la tua passione per lo scrivere, per lo studiare, l’apprendere… Come ti è venuta l’idea di far nascere un giornale come La Croce Quotidiano ?

M.A. Beh, questo è il bello di fare le cose in squadra no? Per cui, cominci un giorno, ti viene in mente un’idea; ed è ormai più di 5 anni fa, perché l’idea nasce subito dopo l’uscita di Voglio la mamma (di seguito VLM – ndr), quando VLM, che all’inizio era immaginato come piccolo libro per gli amici, per spiegare perché avevo lasciato il Parlamento; cominciò a vendere un sacco di copie diventando un libro letto da 50mila persone : letto vuol dire comprato da 50mila persone. Avevo racimolato dei soldi ed è stato allora che ho scelto di inventarmi qualcosa e l’invenzione fu mettere su un quotidiano cartaceo, che era una cosa da pazzi totali, perché costava milioni di euro.. e devi farlo.. la cosa bella è che un quotidiano non lo si può immaginare come un “one man show”.

Tutti pensano che sia un individualista, oppure un padrone folle o un dittatore, in realtà devi sapere che quando fai un giornale, devi fare un lavoro di squadra per forza, cioè il giornale ti insegna il lavoro di squadra. Ma io dalle redazioni dei giornali vengo : prima di fare il direttore de La Croce, sono stato un giornalista, un giornalista che ha fatto tutta la carriera in varie testate fino a ricoprire il ruolo di vice direttore. Ho camminato tutti i percorsi che mi permettono di lavorare in squadra, dal cosiddetto giornalista abusivo – cioè ultima ruota del carro – nei primi anni ‘90 al giornale Avvenire, fino ad essere il vice direttore di una televisione e questa esperienza di oltre vent’anni mi ha messo in condizione di poter costruire una squadra ovvero quella che tutti i giorni vi regala, quello che penso essere il più originale quotidiano italiano. Non dico il migliore, perché ce ne sono di migliori tenuto conto che possono contare su più denari, però il più originale senza dubbio, perché su La Croce trovate idee e articoli che altrove non trovate, questo è “l’orgoglio” di fare un quotidiano come quello.

#sds : al di là dell’idea geniale e folle…iniziare un’impresa avendo una visione futura e lontana, lontanissima…

M.A. La verità è che io posso essere anche una persona molto dura e questo lo sanno tutti da mia moglie ai miei familiari, alle mie figlie ai miei genitori, posso, ma quando lo sono è solo per la volontà di raggiungere degli obiettivi. Anche fare un giornale necessita di passaggi del genere: le forzature, le durezze ci sono state inevitabilmente, soprattutto all’inizio : perché fu un “inventarsi un meccanismo del tutto nuovo” ma per poterlo fare c’è stato bisogno di questo tipo di durezza per far funzionare le cose. La Croce è la nascita miracolosa, questo sicuramente, quotidiana, ormai da 1000 numeri. Un conto è fare uno, due, cinque, otto numeri, ma aver fatto 1000 numeri comincia ad essere qualcosa di sensato. Insomma gli abbonati che accedono all’archivio possono vedere quanto e cosa abbiamo raccontato in questi anni, con tutti gli errori che possiamo aver fatto sicuramente, ma insomma qualche volta la storia l’abbiamo presa dritta, l’abbiamo anticipata, spiegata. Abbiamo spiegato all’Italia quello che stava accadendo e poteva accadere, questo lavoro deriva da una squadra che si mette in testa, organicamente, per dire tutti insieme una stessa cosa che è racchiusa dalla testata, contro “i falsi miti di progresso”. Noi l’abbiamo dichiarato chi eravamo, nel momento in cui la parola “contro” non andava di moda, perché si raccontava un altro metodo, noi volevamo dire invece, che “si poteva essere contro per essere per”, ovvero essere quelli che proponevano come abbiamo sempre proposto, non abbiamo mai demolito senza produrre. Questa è una caratteristica che credo su La Croce si legga : non facciamo “giornalismo di protesta”, noi facciamo quel giornalismo che analizza le cose, dice quello che non va e esegue quel lavoro di analisi per dire: “si dovrebbe fare così!” Che sia l’argomento sulla legge di bilancio, che sia il commento sui temi politici, che sia commento su questioni diciamo di costume, noi abbiamo questo metodo.

Noi raccontiamo quello che non va, decliniamo evidentemente quello che non ci piace, per spiegare però, cosa ci piacerebbe che ci fosse. Qualche volta poi queste cose le abbiamo anche realizzate, dall’analisi è nata la proposta. Non a caso l’annuncio di nascita del Popolo della Famiglia viene fatto su La Croce.

Il Popolo della Famiglia nasce come editoriale su La Croce perché era quello il luogo naturale, perché è il luogo naturale delle idee, non ce ne sono altri. Ancora oggi, se le idee le vuoi far passare, devono passare da un luogo in cui si organizza il pensiero e La Croce è questo luogo qui.

#sds: Mi viene da pensare: Voglio la mamma l’incubatore de La Croce e la Croce l’incubatore del PdF, ho detto una stupidaggine?

M.A. No no, hai detto benissimo! Voglio la mamma (VLM) è stato però un atto individuale, cioè (VLM) è la scrittura di una persona, che scrive un libro, il suo libro e vende il suo libro. Perché poi noi scrittori, facciamo questo, prendiamo un libro e lo vendiamo; è un successo editoriale molto particolare. Camillo Langone su Il Foglio fece i conti e disse: “questo è un caso editoriale molto particolare”. Perché a me non me sta a fa Mondadori, non mi veicola Rizzoli, non vado da Fabio Fazio, non promuovo il libro attraverso i canali delle recensioni. Voglio la mamma non ha avuto una recensione su nessun giornale, settimanale di nessun genere. Eppure, diceva Camillo Langoni su quell’articolo: “ma come ha fatto a vendere decine e decine di migliaia copie ?” Qualcuno si ricorderà che il VLM tour è durato qualcosa come 380 date, 380! Cioè una cosa abbastanza impressionante e anni di fatica vera, perché poi andare tutte le sere in giro per l’Italia non è una cosa semplicissima però quello è un atto individuale, cioè un atto in cui c’è il “one man show”. Sali sul palco, fai il tuo intervento, hai pubblicato il tuo libro, lo vendi. Passare all’atto collettivo è sempre molto più complicato, tutti noi quando passiamo dall’individuale, cioè dal nostro pensiero a fare le cose insieme scopriamo quanto è complicato: quello me sta antipatico, quell’altro non marcia come diciamo noi, quell’altro è uno _biiip_ quell’altro è pigro, quell’altro non ci piace. Ci sono sempre questioni che riguardano il fare insieme che è diverso dal fare da solo. Soprattutto quando hai sviluppato un successo che deriva soltanto da te, perché il successo di VLM è un successo appunto personale. Era una comunicazione top down, venivi chiamato sul palco, facevi un’ora e mezza di spettacolo; perché sostanzialmente era uno spettacolo, secondo me anche molto bello, molto godibile. I 90’ di “Voglio la mamma” erano anche commoventi, in alcuni momenti, facevano ridere, strappavano applausi e vendevano, diciamoci la verità, poi il libro vendeva tantissime copie.. e poi decidi che da quel passaggio vuoi fare le cose con tante persone. Guarda che tante persone non vuol dire solo quelli che scrivono eh, cioè fare le cose: c’è quello che t’affitta la sede, il portiere che ti prende la posta, quando usavo la carta, c’è il tipografo, quello che ti fa le cianografiche, il capo della tipografia, l’amministrazione, poi c’è quello che con la macchinetta prende la macchina ti porta il giornale in ogni singola edicola e i meccanismi distributivi. Cioè una cosa di una complicazione che non si ha idea. E tu devi seguire tutto questo. Però questo ci insegna molto a fare le cose in squadra. Quando hai imparato a fare le cose in squadra, poi ti innamori del metodo. E il Popolo della Famiglia è potuto nascere perché ho fatto un bel po’ di allenamento con le infinite difficoltà ma anche con la bellezza di fare La Croce tutti i giorni. Assolutamente quegli anni sono stati formativi fino all’arrivo del Marzo 2016 quando su La Croce nacque il PdF!

#sds…. cosa ti ha mosso a scegliere di difendere i deboli, c’è stato un evento, c’è stato qualcosa che ti ha fatto dire …”adesso basta !”

M.A. Non ma in realtà io non ho mai creduto al momento che tu dici, in quell’istante io ho capito.. a me non è successo, lo dico francamente. Io tutta la vita sono stato una persona che ha cercato di capire cosa fosse giusto fare e in tanti momenti della mia vita ho sbagliato a darmi la risposta ma non è che ho mai smesso di farmi la domanda, la domanda me la sono sempre fatta. Poi la mia vita è stata molto complicata per ragioni familiari, di esperienze di vita, alcuni passaggi sono stati nella mia vita estremamente tragici e in quel momento la Fede va giù perché chi passa alcune vicende come sono capitate a me, può anche avere questa crisi. La crisi di fede è un elemento fondamentale del percorso, più dell’illuminazione del giorno in cui Dio ti parla e ti spiega, a me è servito capire quanto avessi perso perdendo la forza della fede. Non perdendo la fede del tutto eh, la forza della fede, che è una cosa diversa.

Io sono sempre andato in chiesa, ho sempre praticato ma si può essere cristiani tiepidi, abitudinari, abituati a farlo e quindi lo continuo a fare, ipocriti. Si può essere cristiani in tante maniere.

Assunto il fatto, e questo lo dobbiamo davvero assumere, che tutti siamo peccatori, la forza della fede determina quello che farai. Quando quella forza è tornata ad impadronirsi di me in maniera determinante, spiegandomi al bivio della mia vita, intorno ai 40 anni: “ma tu che cosa vuoi dalla tua vita?” Perché questa è un po’ la domanda no? Ma che vuoi? Vuoi questo, ce l’hai, no? Hai passato la vita a voler diventare, una persona nota, a voler fare carriera politica, del parlamentare. Stai li seduto, prendi 15mila euro al mese, sei riverito, chiamato dalle televisioni, tuo papà è orgoglioso di te, c’è scritto onorevole dappertutto. Ti basta? Ti fai la domanda. A me capitò di subire due processi per omofobia all’interno del partito democratico, quello è stato un evento abbastanza traumatico perché io dicevo la verità ma venivo accusato di cose inesistenti. Ho subito i due processi per omofobia e io li ho perso completamente la fiducia nella possibilità di fare quello che stavo facendo, dove lo stavo facendo. Cioè all’interno di una realtà partitica molto complessa che avevo accettato nella sua complessità; perché un partito che prende 11milioni di voti è diverso dal PdF, ha logiche diverse, tu le accetti o non le accetti, io l’avevo scalato fino ai massimi livelli, pensavo che la mia forza potesse essere sufficiente e invece da quella forza sono stato schiacciato. Da questo derivano anche alcuni rimproveri a quelli che fanno l’esperienza nei partiti adesso, perché io l’ho fatta e so come funziona, e so che certe volte ti metti su una maschera e per salvaguardare i fatti tuoi, dici che va bene il sistema partitico con cui stai, però ad un certo punto, il punto di domanda si fa forte: “è vero? Sei completamente libero e forte in quello che stai facendo?” E io ad un certo punto ho ritenuto che la verità non stesse in quello che stavo facendo, però quando scopri questo passaggio, devi essere forte per fare una scelta drastica e accettare di stare fermo un giro, perché a me capitò, appunto uscendo dal Parlamento, di dover star fermo e lì ti può aiutare solo la forza della fede. Cioè quello che abbiamo fatto in questi 5 anni, in tutto, da Voglio la mamma a La Croce al PdF, lo puoi fare solo se ci credi immensamente. Se c’è una cosa che ti rende corazzato fortissimo, davanti a tutte le difficoltà della quotidianità, alle stupidaggini, alle cose anche nostre interne, ai trasfughi, i tradimenti. Cioè subisci di tutto e ogni momento pensi: “non ha senso, cioè non mi metto a fare tutta sta fatica infinita per qualcosa che rischia di naufragare, perché magari la miseria umana la fa naufragare”. Poi viene in aiuto l’Amico che si chiama Gesù Cristo e ti dice, e anche lì gli amici veri sono duri e gli amici veri ti dicono “lo devi fare punto, lo devi fare punto” e non puoi scegliere, lo fai e basta. E questo risponde a quando io dico sono in battaglia! A me un generale m’ha detto; uno vero eh, no quelli finti, “vai in battaglia fallo perché li risiede la possibilità per la tua vita ad avere un senso pieno”. Me lo spiega quotidianamente tutti i giorni quello che devo fare, sii conseguente. Se credi che è Gesù che è veramente risorto, che io che ti sono accanto, sono veramente risorto, allora paga tutti i prezzi, perché tu sai che è vero quello che gli altri non considerano vero.

Perché quello che io dico: la crisi dei cattolici che sono in politica deriva da assenza di fede, “non ci credono più”. La verità è che non ci credono più! Non hanno fede e allora non avendo fede dicono: “no ma mi devo acconciare con quello, con quello con quell’altro”. Farebbero patti contro patti, perché non ci credono più. A me hanno detto che è meglio, diciamo così, in questo percorso salvarsi l’anima che cedere a compromessi stupidi. Guarda io non ho paura della parola compromessi, io i compromessi li faccio nella vita, li ho sempre fatti, non ho timore e alcuni li considero intelligentemente fatti, ma fatti per il bene. Fatti solo per se stesso, per avvantaggiarsi o per ottenere stupide plebend (da pleb [plebeo] e bellend [idiota] ndr) siccome quelle cose le ho avute, lo dico a chi ce le ha attualmente e prova a difendersele, con le unghie e coi denti, quella roba non vale niente, quella roba non vale niente. Vale per che cosa stai facendo quello che stai facendo. Io lo faccio per Gesù Cristo, chi mi conosce sa che questa è la verità. Non me ne frega niente del giudizio degli altri, zero assoluto.

#sds Il compromesso fatto per un bene più grande e per un bene grande che sia comune..

M.A. Se serve, se serve, sennò NO! Cioè questa è la cosa, cioè non è in compromesso per forza, finché servono i compromessi, io non ho paura, sono uno che fa politica quindi conosco tutte le tecniche e non temo nulla ma so il perché faccio le cose. Sapendo il perché, mi possono dire di tutto e infatti non è che non m’hanno detto insomma. diciamo, la promessa è stata mantenuta: perseguiteranno me, perseguiteranno voi, e a me insomma la persecuzione me tocca tutti i giorni. Oggi ho avuto due articoli Dagospia che dicevano perché Adinolfi fa la morale a Zingaretti eccetera eccetera.. Tutti i giorni, tutti i giorni..

#sds : e comunque una domanda ce la facciamo un po’ tutti : ma Zingaretti il diploma di terza media ce l’avrà o no ?

M.A. è da una settimana che glielo chiedono ma non lo tira fuori. Vabbè spero che i nostri amici abbiano potuto ascoltare il succo di tutto questo nostro parlare. Grazie