Mario Adinolfi: questo 2018 per me

1 Gennaio 2019 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Bilancio personale, obbligatorio, di fine anno. Mi sorprendo a pensare che sto accelerando i ritmi, facendo cose impensabili, spendendo infinite energie che il corpo talvolta mi dice di non avere, ma spendendole ugualmente e mai come nel 2018. Ora, io mi sento prossimo a tirare i remi in barca, a ritrarmi dalla faticosa vita dell’esposizione pubblica continua, a voler vivere solo di scrittura ringraziando Dio perché ho un pubblico che compra e legge i miei libri (anche quelli passati, ogni giorno mi arriva una comunicazione con il numero di VLM o OCOM acquistati e mi chiedo come sia possibile). Ma nessun anno quanto il 2018, invece, mi ha costretto a battere ogni sentiero con due coperchi di pentola in mano sbattendoli per fare rumore.

Così, alla rinfusa: a gennaio la raccolta firme, a febbraio la campagna elettorale e la scoperta che Silvia era incinta, a marzo le elezioni, a aprile il post-elezioni, a maggio la campagna per le amministrative, a giugno il tradimento dei vili, a luglio la riflessione, a agosto la ripartenza, a settembre Camaldoli, a ottobre il Papa e Joanna Benedetta, a novembre il reddito di maternità, a dicembre il cardinale Montenegro e la raccolta firme e il gioco dell’oca riparte. In poche righe ho riassunto una corsa a perdifiato continua che non avete idea da Busto Arsizio a Castrovillari, da Grandate a Gela, da Bari a Torino, da Cagliari a Brescia, da Sacile a Napoli. Ho tenuto trecentotrentaquattro incontri pubblici, stretto centomila mani e conquistato così duecentoventimila voti, arrivati certamente anche grazie alle centododici “ospitate” televisive nazionali, da aggiungere alle interviste radiofoniche e ai pezzi di carta stampata o sul web. Incessantemente ho scritto per i social e per quel piccolo quotidiano straordinario che è La Croce. Ho pure giocato e vinto, a poker e nelle scommesse grazie alla grande costanza della Juve (la Scommessa Collettiva è il gruppo con cui lo facciamo comunitariamente da tredici anni, con un fondo che ormai cresce a vista d’occhio e ha fatto ricchi tutti i suoi soci, per entrare nella compagine del 2019 scrivere a adinolfi@gmail.com per le info). Perché non rinuncio al pensiero laterale, a fare quello che mi dicono che non si deve fare o si deve fare senza dirlo, ma a me piace dire tutto sempre e per iscritto, così sorprese non ce ne sono.

Ho spinto sul pedale del gas perché era giusto farlo, per ragioni puramente ideali, perché sono totalmente convinto che sia mio dovere farlo. Ho passato momenti in cui ho seriamente pensato di mollare tutto, che il gioco non valesse la candela, che lo sforzo che mi veniva richiesto era eccessivo. Poi, però, devo dirlo: ogni singola serata passata in una città diversa, ogni singola parola che mi è stata detta per incoraggiarmi da ognuno di voi, lo sguardo di Joanna Benedetta quando è nata e ha aggrottato le sopracciglia come solo noi Adinolfi sappiamo fare, il calore di Papa Francesco quella mattina del 17 ottobre, la bellezza della nostra Italia ferita attraversata in lungo e in largo, alla fine mi hanno spiegato che bisogna ostinatamente continuare. Continuare a generare idee, persone e speranza per il futuro, come abbiamo fatto inventando la rivoluzionaria soluzione del reddito di maternità e facendola diventare una vera proposta di legge, ad esempio. Come abbiamo fatto mettendo a disposizione di tutti uno strumento come Il Popolo della Famiglia, per andare oltre le lamentazioni stucchevoli e far diventare azione collettiva le energie positive di questo Paese che non si rassegnano alla cupa cultura mortifera di un’Italia che non può essere solo aborto, droga e pornografia come espressione delle libertà e dei diritti. Ma di questo parlerò la mattina di Capodanno, farò una diretta facebook con comodo alle 11 per parlare degli obiettivi del 2019 dopo questo bilancio tutto personale del 2018.

E il 2018 mi ha insegnato una cosa importante, la più importante di tutte: siamo persone, non individui. La nostra forza creativa non può essere solitaria (e io una tendenza al solipsismo ce l’ho tutta) ma esplode solo in relazione con gli altri. Ogni cosa importante elencata e vissuta è stata resa possibile dall’averla vissuta insieme a qualcuno, con qualcun altro che sfregando assieme a te il legnetto riusciva ad accendere il fuoco. Il mondo può davvero cambiarlo anche una sola persona, basta che non sia una persona sola. Mi sono ritrovato ad essere un puntino in mille fotografie ed è stata la sensazione più bella. Dopo ogni serata passata in giro a comiziare, spossato perché reggere un palco monologando due ore a volta vi assicuro che non è del tutto semplice, viene sempre il rito degli scatti con il cellulare. Lì per lì non vedo l’ora che finisca, che si possa finalmente andare in albergo e riposare. Poi voi mettete le fotografie sui social e il giorno dopo quando mi sveglio guardo le facce. Una per una, le facce di ognuno di voi: bambini e bambine, anziani, giovani, belle donne, affaticati, malati, fustacchioni. Nelle nostro foto di gruppo c’è sempre di tutto. E siamo tutti puntini, alla fine. Ma nello stare insieme e insieme per un motivo, ci ritroviamo tutti stretti e consolati l’uno dall’altro.

Che Dio preservi anche per il 2019 questa capacità di essere “e pluribus unum”. Niente vale di più. Grazie a tutti per questo straordinario 2018.