Cattolici in politica 2.0. Papa Francesco saluta il Popolo della Famiglia

20 Ottobre 2018 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Cosa accade nel frastagliato e complesso mondo dei cattolici? Qualcosa di nuovo e di antico. Si chiama “riscatto”.
Da un po’, papa Francesco, e con lui autorevoli esponenti della Cei e della Chiesa (dal presidente Bassetti al cardinale Becciu), secondo i ben informati, sta ruotando intorno ad un’idea: dare maggiore impulso all’attivismo dei credenti nella società. Non più parole formali, ma pur sempre importanti, come “la politica è la prima forma di carità”, concetto mutuato da Santo Paolo VI; e poi, come noto, l’invito ai fedeli a “diventare adulti” e a non stare troppo aggrappati ai “vescovi-pilota”.

Il segnale attuale mira ad approfondire oggi un tema che non può essere trascurato, non può essere più sottovalutato: il ruolo dei cattolici in politica. Evidentemente la Chiesa si è resa conto che, finito il tempo del partito unico dei cattolici (la Dc), è tramontato anche lo “schema-Ruini”, l’unità dei credenti sui valori, ma seminati in tanti partiti.

Schema che non ha impedito la progressiva secolarizzazione della società, e non ha fermato in parlamento leggi come le unioni civili, il bio-testamento, il divorzio breve. In ballo, c’è il peso e una presenza che rischia di essere sempre più marginalizzata dalla cultura, dalla politica, dai media, dalla vita quotidiana, oltre le parrocchie. Insieme all’implosione dei partitini che si sono richiamati negli ultimi anni alla tradizione scudocrociata.

Inoltre, di fronte ai nuovi scenari politici (il governo Conte), la fine dell’alternanza destra-sinistra, di fronte all’oggettivo smarrimento delle gerarchie e dei fedeli, che votano Lega, Pd, o 5Stelle, una nuova riflessione andava fatta.

La domanda è: la Chiesa, fermo restando la sua missione pastorale, può confrontarsi con i populisti? Può confrontarsi con i liberal e i radical (Pd e Fi) del fronte opposto, sostenitori di quelle leggi laiciste che distruggono il primato della vita, la famiglia naturale? Va ricordato, che sebbene l’attuale governo sembri un esecutivo di tregua sui temi etici, il fuoco brucia sotto le ceneri (basti vedere le reazioni che suscitano le dichiarazioni del ministro Fontana e i comportamenti al limite della legalità di alcuni sindaci grillini, come la Raggi e l’Appendino, circa le trascrizioni dei figli nati da utero in affitto e la loro continua esaltazione delle famiglie arcobaleno). E poi in cantiere ci sono sempre leggi inquietanti dal punto di vista del magistero della Chiesa: adozioni gay, matrimoni egualitari, eutanasia compiuta, gender nelle scuole, liberalizzazione delle droghe etc).

E papa Francesco, dopo una fase aperturista, di dialogo con i non credenti, il famoso “ospedale da campo”, princìpi non negoziabili per lui, ora sta guardando oltre. E, il suo, è stato un crescendo: il richiamo alla famiglia naturale come disegno voluto da Dio, il no al gender ritenuto un “errore della mente”, e dulcis in fundo, la recente posizione forte contro l’aborto, con la felicissima metafora del sicario.

Una sorta di richiamo alle armi, di ricompattazione valoriale dei credenti, preludio forse di una nuova consapevolezza della Chiesa.

Proprio ieri in piazza San Pietro ha salutato ufficialmente “la delegazione del Popolo della Famiglia” (incontrandosi col suo leader Mario Adinolfi), un partito di credenti, figlio di quel Family Day, che una parte della Chiesa non aveva gradito; partito che si batte per i valori non negoziabili, il diritto universale a nascere, il primato della famiglia naturale e il diritto degli anziani a non essere lasciati soli. Pdf che nelle ultime elezioni ha ottenuto un risultato a macchia di leopardo (220mila voti). Un inizio incoraggiante.

Un’apertura emblematica di una nuova fase di dialogo e di costruzione futura, con l’obiettivo di ridare forza ai cattolici (e al fronte antropologico) da decenni privi di punti di riferimento politici. E ora, dall’apertura alla legittimazione sarà il lavoro che gli stessi fedeli dovranno fare sul campo. Con la serietà, l’impegno, la dimostrazione di essere veramente diventati “adulti”.