Mario Adinolfi: O un bel governo tecnico di sinistra

21 Maggio 2018 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Come è chiaro a molti, proseguirà la serie dei premier non eletti da nessuno: Giuseppe Conte, prossimo presidente del Consiglio incaricato, sarà il quinto personaggio consecutivo ad arrivare a Palazzo Chigi senza aver mai chiesto agli italiani i consensi per questo o almeno altri ruoli elettivi di governo. Il primo fu Mario Monti nel 2011, precipitosamente nominato senatore a vita per fargli prendere il posto di Berlusconi, ultimo premier politico eletto. Poi dopo Monti sono venuti Enrico Letta (ora fuori dal Parlamento), Matteo Renzi (nominato premier senza neanche essere parlamentare dopo la prima congiura di Palazzo che passerà alla storia per un hashtag, #staisereno) e Paolo Gentiloni. Adesso tocca al professore Giuseppe Conte, che a differenza di Gentiloni non è manco stato eletto parlamentare. Viene messo a Palazzo Chigi da Salvini e Di Maio che hanno detto tutto il male possibile del governo dei professori, del governo dei tecnici, del governo dei non eletti. Ed è un professore, un tecnico, un non eletto.

Aggiungerei se non vi dispiace un bel “di sinistra”. Sì, Giuseppe Conte è un giurista che si è sempre dichiarato di sinistra prima della recente epifania pentastellata. Anche in questo, insomma, una bella nota di continuità con i governi passati. Nella sua ultima iniziativa pubblica celebrava la memoria del collega Stefano Rodotà, indimenticato presidente del Pds e prima ancora senatore della Sinistra indipendente, che gli anziani come me ricordano come gruppo parlamentare dei tecnici gravitanti attorno al Partito comunista italiano.

Di Giuseppe Conte si sa poco altro, se non che sarà il sesto premier non parlamentare della storia repubblicana. Di solito si chiamano i non parlamentari in momenti di grave crisi politica (vi ricordate forse la chiamata di Carlo Azeglio Ciampi quando l’Italia stava per saltare per aria, lo fecero prima premier e poi presidente della Repubblica), ma ancora mi mancava il premier che assurge a Palazzo Chigi direttamente dai lidi degli sconosciuti. Insomma, la regola dice che fai il presidente del Consiglio perché sei il capo della forza politica più forte. I presidenti del Consiglio dell’Italia repubblicana non sono molti, sono appena ventisei e sono nomi con cui tutti ma proprio tutti gli italiani hanno consuetudine: De Gasperi, Moro, Andreotti, Fanfani, Craxi, Forlani, Cossiga, De Mita, Spadolini, Amato, Ciampi, D’Alema, Berlusconi, Prodi. Sono stati mandati a Palazzo Chigi anche politici di rango minore, ma pur sempre eletti e con montagne di preferenze (penso a Tambroni o Goria). Ci sono stati premier non eletti ma di gran rango come Ciampi, ci sono stati professori non eletti ma molto noti come Monti. Ecco, il premier professore, non eletto e pure sconosciuto ancora non ci era capitato. Complimenti a chi a ha fatto la campagna elettorale e pure la propria fortuna gridando contro i governi dei professori e dei tecnici.

Si dirà: Conte è semplicemente un esecutore della volontà politica dei due contraenti il contratto di governo. Non si capisce davvero perché, a questo punto, invece di mettere a Palazzo Chigi una sconosciuta testa di legno non si sia cercato un esponente politico che potesse svolgere quel lavoro tra i poco meno di seicento deputati e senatori eletti di cui possono disporre Lega e M5S. Perché questa onta ulteriore alla democrazia italiana da parte di chi ha sempre gridato contro i diritti democratici usurpati agli elettori italiani?

Comunque, i critici saranno pochi, il governo nascerà in settimana e si godrà la sua luna di miele e il solito sport nazionale di corsa sul carro dei vincitori. Noi del Popolo della Famiglia non ci iscriviamo a questa competizione, contestiamo in radice la nomina a premier di un professore tecnico sconosciuto come Giuseppe Conte sia nel metodo che nel merito. Alla presidenza del Consiglio dei ministri si arriva in rappresentanza democratica del Popolo italiano, non perché si viene scelti a caso tra i tecnici cortigiani sconosciuti di un capopartito. Ci spaventa questa mancanza di trasparenza e democrazia sostanziale e sentire Luigi Di Maio ripetere ogni due frasi l’aggettivo “politico” accompagnandolo alla figura di Giuseppe Conte ci fa capire che gli spin doctor della comunicazione che dominano la figura di Di Maio sono molto preoccupati dalla percezione che si avrà della figura del premier, in plateale contraddizione con tutti i mantra del direttismo pentastellato.

Poi ci sarebbe da discutere e tanto su quel benedetto contratto di governo che unisce la tragicità della proposta del reddito di cittadinanza, strumento assistenziale fallimentare, con la proposta di abbattimento fiscale iniquo denominata “flat tax” che sceglie come principali beneficiari i già ricchi. Bisognava prendere un centesimo di quella montagna di risorse incompatibili con la situazione del debito pubblico italiano e investirlo sulla famiglia con il reddito di maternità, per curare la più grande tragedia italiana che è la denatalità, partendo dai bisogni della famiglia che fa figli, per vedere ripartire l’ossatura stessa dell’economia italiana che è fatta di milioni di piccole imprese familiari. Si sceglie una strada qui davvero populista e comprare consenso con il reddito di cittadinanza può essere il colpo mortale al sistema Italia. Ci auguriamo di sbagliare ovviamente, ma le scelte hanno conseguenze e questa scelte sono sbagliate.

Esito finale della lunga campagna elettorale che si è aperta a Natale ed è passata per il voto del 4 marzo è il trionfo del Movimento Cinque Stelle, che si permette addirittura il lusso di imporre al Paese un premier sconosciuto, non eletto, tecnico e professore, ma di propria obbedienza. Chi ha fatto campagna elettorale contro il Popolo della Famiglia con un’energia che non esito a definire vergognosa come se fosse quella l’unica cosa che gli importasse, ha di fatto votato M5S e consegnato il Paese a Di Maio tramite le graziose mani di Matteo Salvini, indicato come salvatore della cristianità per aver strumentalmente sventolato un rosario. Ora vedremo Giulia Bongiorno in un ruolo chiave della compagine di governo e sarete felici del risultato conseguito, su cui noi vi avevamo avvertito fin dal primo giorno della campagna elettorale: votare Lega significava votare l’inciucio e il M5S, de facto. Un Popolo della Famiglia forte e in Parlamento avrebbe evitato questo esito pericoloso per la cultura prolife, perché a tutte le caratteristiche del nuovo premier va aggiunto che è un giurista formatosi a sinistra e oggi ardente pentastellato. Che idee possa avere sul diritto di famiglia un seguace di Rodotà potete rapidamente immaginarlo, se la Bongiorno sarà ministro della Giustizia in quota leghista preparatevi a un bel pacchetto di leggi contro la famiglia e contro la vita in nome dei soliti falsi “diritti civili”. Non è bello dire che ve l’avevamo detto, ma ve l’avevamo detto.

Noi ci schieriamo come Popolo della Famiglia apertamente all’opposizione di questo governo di uno sconosciuto professore tecnico di sinistra che va bene a leghisti e pentastellati, il mix di contraddizioni ci inorridisce ancor più che preoccuparci. La sensazione che andare a votare in Italia non serva a niente è più che rafforzata, ma come Popolo della Famiglia continueremo a impegnarci con i nostri uomini e i nostri programmi fin dalle amministrative del 10 giugno alle quali chiediamo il vostro voto, soprattutto a chi non ci ha votato il 4 marzo credendo al propagandismo del “voto utile” e alla minchiata della ripresa valoriale. Ecco, cari cattolici pavidi e come sempre politicamente insipienti, ve lo siete proprio meritato questo governo pentastellato avaloriale, lo avete voluto voi perché non avete creduto in voi stessi e nella possibilità di diventare determinanti con un soggetto politico autonomo posto a presidio dei principi essenziali e quindi non negoziabili. Ora sarà dura ma noi resistiamo, il Popolo della Famiglia resiste. Ci sarà chi sosterrà il governo Conte e dovrà spiegare come fa e quale ripresa valoriale vede possibile con i grillini al timone, poi ci sarà chi farà opposizione al governo Conte nel Paese e, fatemelo dire, nelle parrocchie perché questo sarà un governo che agirà contro la Chiesa. Al fondo delle ideologie che guidano le forze preponderanti di questo esecutivo c’è un forte astio anticristiano, lo si è visto ovunque hanno governato. Verrà inizialmente mitigato e mascherato, qualche ecclesiastico comincerà a tesserci l’elogio di Conte e e dei suoi ministri, Avvenire diventerà come sempre filo-governativo, ma noi ve lo diciamo da oggi: questo governo finirà per agire contro la vita, contro la famiglia, contro la Chiesa. Di fatto è nel suo dna.

Noi mettiamo i sacchi di sabbia alla finestra. Chi ha voglia di combattere la prepotenza pentastellata si unisca nel nome di Dio Padre al Popolo della Famiglia.