Mario Adinolfi: Marco, viene prima Ippocrate

3 Aprile 2018 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Marco Cappato se l’è presa, l’Avvocatura dello Stato addirittura si è costituita contro la pretesa sua e dei suoi morbidi giudici di Milano di contestare presso la Consulta la costituzionalità dell’articolo 580 del codice penale, che così recita: “Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima”. Marco Cappato ha certamente agevolato l’esecuzione del suicidio di Dj Fabo (e di molti altri), certamente il suicidio è avvenuto, per la legge italiana come minimo deve andare in carcere per cinque anni. Cappato se l’è presa, dicevamo, con la norma affermando che è vecchia e non al passo con i tempi: “Si tratta di una legge del 1930”, scrive in un comunicato giunto anche alla redazione de La Croce. Ha ragione, buona parte delle norme italiane risalgono all’epoca fascista, alcune al codice napoleonico, altre ancora addirittura al diritto romano. Se Cappato ci porge orecchio proveremo a depositare una pulce: le norme fondamentali del vivere civile hanno millenni e millenni di storia. Ricordi Marco? Non uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianza. Volendo stare nello specifico, ben prima del 1930 e del fascismo, diciamo pure un venticinque secoli fa, nel giuramento d’Ippocrate i medici affermavano: “Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo”. Esistono principi che non hanno tempo, Marco. Sono iscritti nel diritto naturale della persona umana. Se una persona sale sul cornicione di un palazzo può avere tutte le ragioni del mondo ma tu non puoi “rispettare la sua autodeterminazione” e spingerla giù. Devi evitare che si suicidi. Se aiuti il suo proposito suicidiario, sei un criminale, anche se trovi una pm che si fa intenerire dalla tua scapigliatura. Devi andare in carcere, Marco, altrimenti la vita dei fragili diventerà un inferno e i fragili vanno aiutati a vivere, non a morire. Vogliamo che ti condannino, tanto poi esci subito, sono liberi pure Mambro e Fioravanti condannati per aver messo la bomba a Bologna, troveranno posto anche per te a Nessuno tocchi Caino. Ma se la legge è legge e non una presa in giro, per l’articolo 580 del codice penale italiano sei colpevole di aiuto al suicidio. E tu lo sai bene.