Solo uno schifoso commercio

3 Settembre 2017 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Questa volta non è Dj Fabo con il suo carico di dolore fisico visibile agli occhi, forse il ragionamento pubblico dunque sarà più lucido. Un ingegnere di Albavilla di 62 anni, depresso ma perfettamente sano, è andato a Zurigo ha pagato quindicimila euro ed è stato “assistito” nel suicidio. Cioè un’associazione che si dichiara non a fini di lucro gli ha fornito la dose di Pentobarbital necessaria ad uccidersi, somministrandogli prima anche un antiemetico perché il Pentobarbital si usa per uccidere in sedazione i cavalli, dunque il corpo umano lo rifiuta e lo vomiterebbe.

Nell’attività di questa associazione di Zurigo con loschi rappresentanti presenti purtroppo anche in Italia non c’è nulla di solidale, c’è solo uno schifoso e lucrativo commercio, compiuto sulla pelle dei più deboli tra noi, su chi è psicologicamente instabile, su chi soffre. Dobbiamo essere chiari: se andava bene per Dj Fabo, va bene anche per l’ingegnere di Albavilla. Sono davvero in cortocircuito logico coloro che affermano che i due casi sono diversi. Se il principio che conta è questa falsa idea di “autodeterminazione” che giunge fino alla distruzione di sé, allora devono potersi autodeterminare sia Dj Fabo che l’ingegnere di Albavilla, Marco Cappato si batterebbe di certo anche per il “diritto” di quest’ultimo così come apprezza la legge svizzera che consente di fare schifoso commercio sulla sofferenza delle persone.
Il problema è che non va bene e ormai dovrebbe essere chiaro a tutti coloro che oggi si dicono “sgomenti” davanti al suicidio di questo ingegnere. Eutanasia e suicidio assistito, se ammessi dall’ordinamento, aprono le porte dell’inferno: sarebbe la catastrofe che ci lascerebbe “sgomenti” per ogni istante della nostra vita. Se cancelliamo Dio ogni vita al primo tornante di difficoltà si colora di insensatezza, con la perdita delle forze fisiche o mentali diventa insopportabile e la mattanza dei sofferenti sarebbe raccontata come atto pietoso. Tutto già accaduto, nel Novecento. Volete davvero tornare lì?

Forse la morte dell’ingegnere sessantaduenne di Albavilla ci aiuterà a capire che non vogliamo essere la Svizzera dello schifoso commercio, che quello non è progresso, quella è inciviltà e i civili siamo noi italiani che nel nostro ordinamento quegli orrori li impediamo, perché la nostra radice cristiana ci fa discernere sul tema della morte dove è il bene e dove è il male infernale.