OGNI VUOTO VIENE RIEMPITO

31 Agosto 2017 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Non sono xenofobo, non potrei davvero esserlo. Ho un passaporto straniero anch’io, ho passato e passo molto del mio tempo fuori dai confini nazionali italiani tanto da conoscere bene il senso di disagio, di inadeguatezza e di nostalgia per la propria patria e le proprie abitudini che assale chi è lontano da casa sua. Dunque non pongo il tema in termini ideologici o, peggio che mai, razzisti. Semplicemente studio i dati e mi pare di osservare che senza dubbio siamo seduti su quattro bombe pronte a esplodere: la bomba religiosa-identitaria, quella terroristica, la bomba demografica e quella criminale. Dobbiamo solo prenderne atto, capire i fenomeni, provare a porre rimedio. Altrimenti, se non capiamo, le bombe hanno la tendenza ad esplodere e se ci sei seduto sopra, ti uccidono.
Il problema è che noi abbiamo prodotto un vuoto e in fisica ogni vuoto finirà per essere riempito, è un processo inevitabile. Anche qui il vuoto prodotto è misurabile: non facendo figli e morendo con irritante facilità (il 2017 come già detto altrove fa segnare un doppio picco negativo, sia tra i nuovi nati che tra i morti) per uno, due, tre anni consecutivi creiamo le condizioni spaziali per far approdare sulle nostre terre gli “stranieri”, c’è chi è persino molto contento e dice che ci pagheranno le pensioni. Dal punto di vista valoriale poi non ne parliamo, il vuoto è un vero e proprio deserto, ci siamo sbarazzati di Cristo con una repentinità meritevole di impieghi più nobili e vogliamo apparire sempre più “liberi” di autodeterminarci, salvo scoprire che alla fine siamo in realtà condizionati perennemente da realtà assai meno amichevoli di Gesù, ma facciamo la faccia allegra e ci scattiamo un selfie per mascherare la depressione. C’è un vuoto di virilità e arrivano i criminali, poi alcuni di loro si fanno terroristi, ci fanno saltare per aria come birilli sulla Rambla o sulla Promenade o dalle parti del Bridge, facciamo un paio di giorni di editoriali sui quotidiani e poi vai con l’aperitivo in Galleria che in qualche modo dobbiamo pure rincoglionirci, che se poi cominciamo a pensare ci risale la depressione e ci tocca andare di Xanax e quello è il guaio quando abbiamo deciso che Dio non c’è più: si crea il vuoto.
Della demografia si è detto. In Italia non si fanno più figli, ogni anno battiamo il record negativo di natalità e se siamo arrivati a 461mila nel 2017 dobbiamo ricordarci che 70mila sono figli di donne straniere, che sono l’8% della popolazione residente ma fanno il 18% dei figli sul territorio italiano. Le nostre donne decidono di avere figli sempre più tardi, dopo i 32 anni, così hanno un indice di fecondità di 1,27 figli per donna, il loro è a 1,95. C’è un vuoto, viene riempito, è fisicamente inevitabile: è la bomba demografica.
Andiamo a guardare il versante della criminalità. Al 31 luglio 2017 la popolazione carceraria italiana è composta da 56.766 persone, gli stranieri sono 19.373. L’8% della popolazione residente in Italia genera il 34% della popolazione carceraria. Chi vince il campionato del mondo dei detenuti? Il Marocco con 3.651 incarcerati. Vince per distacco pur non essendo la comunità straniera più presente in Italia, i romeni sono il triplo (quasi 1,2 milioni contro poco più di 400mila) e anche gli albanesi sono di più. Ma i marocchini dominano nelle carceri. Perché? Perché spacciano droga. Indovinate un po’, il “marocchino” che il 21% dei nostri figli adolescenti fuma mentre va ancora a scuola, se lo va a comprare da un marocchino che lo importa direttamente dalla sua terra natia, prevalentemente dalla valle del Ketama, dove un chilo di prodotto purissimo costa 1.000 euro e opportunamente tagliato dai pusher che lo vendono a 14 milioni di italiani tra i 15 e i 34 anni rende venti volte tanto. Per 3.651 marocchini incarcerati ce ne sono decine di migliaia che nei parchetti, nei bar, davanti a locali e discoteche, persino direttamente davanti alle scuole, serenamente spacciano aiutati anche da tunisini (2.050 detenuti), egiziani (676 dietro le sbarre) e algerini (446 incarcerati). La maggioranza dei cittadini di queste comunità è certamente composta da persone oneste, ma una percentuale considerevole attende la liberalizzazione del mercato della droga per fare affari d’oro direttamente con il nostro Stato in qualità di fornitori di materiale pregiato. E se il nostro Stato spacciatore non li vorrà, alimenteranno un mercato nero di cui saranno sempre padroni, per ragioni di prezzo e di qualità del prodotto. Altra comunità dominante in carcere è quella dei nigeriani (1.162 detenuti) che insieme ai fratelli del Gambia (286) e del Ghana (160) gestiscono il racket della prostituzione. La maggioranza assoluta delle donne-schiave che nove milioni di clienti caricano per le nostre strade o visitano nelle novelle case chiuse in realtà già ricostituite sono nigeriane. Anche qui, la Nigeria non è neanche nella top ten delle comunità straniere in Italia, vengono prima cinesi e filippini, ucraini e moldavi e polacchi, indiani e bangla e cingalesi e pure pakistani. Ma i nigeriani son ben specializzati. Anche qui, non tutta la comunità è disonesta, la maggioranza è certamente composta da persone per bene. Ma quei detenuti sono la punta di un iceberg, fatto non di ghiaccio, ma di soldi: almeno 4 miliardi di euro perché la maggioranza del mercato della prostituzione è in mano agli stranieri e tra le straniere in strada la maggioranza è composta dalle nigeriane, poi vengono le slave. Sul fronte della microcriminalità e dei reati contro la proprietà la fanno da padrone i rom romeni, più di cinquantamila in Italia che fanno sì che la popolazione carceraria con passaporto romeno sia di 2.927 persone, e albanesi (2.554 detenuti). Tra i reati più odiosi contro la persona, poi, ci sono gli stupri: su 2.333 denunce nei primi sette mesi del 2017, 904 hanno per colpevoli gli stranieri. Ancora una volta l’8% della popolazione residente diventa il 39% dei responsabili di questo reato così odioso contro le donne. E questa bomba si chiama criminalità.
L’analisi per nazionalità rende evidente che la maggioranza assoluta della popolazione carceraria straniera è di religione islamica. I dati forniti dall’associazione Antigone che i musulmani osservanti dietro le sbarre sono più di cattolici, ortodossi, evangelici, induisti, buddisti, ebrei, testimoni di Geova e anglicani messi insieme. Questo contribuisce a formare nuclei di islamici molto coesi che non a caso sono il contesto ambientale in cui si forma una pericolosa radicalizzazione. Negli attentati europei di Parigi, Londra, Barcellona, Bruxelles la maggioranza dei terroristi suicidi aveva un passato di frequentazione dei penitenziari. Tra i 202 islamici espulsi dall’Italia tra il 2015 e il 2017 per le loro pericolose affiliazioni con il fanatismo religioso, quasi tutti avevano trascorso un periodo in carcere. I numeri ci dicono che soggetti potenzialmente pericolosi, che in nome di Allah e in odio agli italiani “cristiani” che li hanno privati della libertà potrebbero provocare attentati nelle nostre città, sono decine di migliaia. Attenzione, stiamo parlando solo degli stranieri, ma dobbiamo ricordare che la concessione della cittadinanza italiana a stranieri è una realtà che riguarda ormai oltre duecentomila persone l’anno, a questi vanno aggiunti i clandestini e gli irregolari. Siamo seduti su una bomba distruttiva che si chiama terrorismo.
C’è infine la questione religioso-identitaria. Noi abbiamo ammainato le nostre bandiere, su oltre cinquanta milioni di battezzati italiani, trentacinque milioni non vanno mai a messa, gli altri quindici milioni ci vanno di tanto in tanto e hanno rinunciato ad ogni forma di proselitismo. In questo vuoto l’Islam prolifera: un milione e mezzo di musulmani presenti in Italia hanno prodotto secondo il Cesnur 115mila conversioni dal cattolicesimo all’Islam nel nostro paese. Per certi versi incredibilmente il 55% dei convertiti è composto da donne. Alla richiesta della motivazione della conversione in molti rispondono che erano “alla ricerca di una radicale risposta alla decadenza dell’Occidente, partendo dalla distinzione del necessario dal superfluo”. Il nostro vuoto di valori, eccolo qui, è riempito. Un milione e mezzo di islamici, due terzi dei quali osservanti, hanno prodotto in Italia 115mila conversioni all’Islam. Quindici milioni di cattolici praticanti (più uno stile vita decisamente più “comodo”) non hanno prodotto invece che numeri marginali nelle conversioni dall’Islam al cristianesimo.
Risultato evidente e inevitabile delle “quattro bombe” è che la nostra quotidianità è già radicalmente cambiata, anche prima che esplodano. A scuola i nostri figli quest’anno dovranno celebrare un Natale “rispettoso”, a Pasqua si vieterà la benedizione pasquale, cammineremo sempre più nella paura di pestare qualche sensibilità protetta dal politicamente corretto, ma intanto il vuoto diventerà più grande e con esso si ingrosserà anche la prepotenza di chi lo riempie. Ci stanno prendendo approfittando delle nostre leggi liberali e della nostra democrazia, con la finalità di sottometterci alla loro legge islamica. Questo è il prodotto del vuoto.
O capiamo che dobbiamo tornare ad occupare tutti i nostri spazi valoriali, ritornando pienamente alla nostra identità prima di tutto cristiana e ricordando sempre il nostro status di paese ospitante, o moriremo travolti dalla loro inestinguibile volontà di potenza, nonché dai loro denari. Si sono presi con i petrodollari le nostre più iconiche squadre di calcio (Paris Saint Germain e Manchester City, ma anche il Trohir già presidente dell’Inter ringraziò Allah dopo la prima vittoria dei suoi nerazzurri), ora con la Qatar Charity Foundation finanziano le scuole coraniche e le moschee in Sicilia (2.5 milioni di euro) dopo che con un più ingente pacchetto di 25 milioni di euro hanno fatto costruire 43 moschee su tutto il territorio italiano, secondo quanto riferito dall’imam fiorentino Izzedin Elzir. Qualcuno si è posto un problema dopo aver letto che la Qatar Charity Foundation attraverso il suo già presidente Abdullah Mohammed Yussef finanziava Al Qaeda, secondo quanto riportato da un documento ufficiale del Dipartimento di Stato americano? No, nessuno se l’è posto, siamo andati bellamente felici da italiani a tagliare il nastro alle inaugurazioni delle moschee volute dai quatarini amici di Bin Laden in tutto il paese. Il governo kuwaitiano intanto si occupa di sovvenzionare i musulmani albanesi, mentre il Marocco sostiene le moschee indipendenti attraverso i danari della Missione culturale della sua Ambasciata a Roma. I Fratelli Musulmani invece girano soldi direttamente all’Ucoii, mentre ovviamente molto attiva è anche la monarchia wahabita dell’Arabia Saudita. New entry tra i finanziatori dell’islam in Europa occidentale e anche in Italia, il presidente turco Erdogan, quello che ha ordinato ai due milioni e mezzo di cittadini turchi residenti in Europa (ventimila in Italia) di “fare ognuno cinque figli, così il futuro sarà vostro”.
Eccolo qua, detonatore innescato a riempire con un’esplosione il nostro vuoto. Quale bomba scoppierà per prima? O magari siamo ancora in tempo a capire ed evitare di venire travolti, per costruire attraverso la piena consapevolezza delle quattro bombe da disinnescare una forma di recupero della nostra radicale identità, unico preludio possibile a una forma pienamente fraterna di cristiana accoglienza dell’altro da sé.