We want God

7 Luglio 2017 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Non siamo degli appassionati trumpiani, certo non possiamo essere affiliati tra i sostenitori della prima ora del tycoon americano, a cui rimproveravamo eccessivi istrionismi e scelte di vita personale tra l’ambiguo e il bislacco. Ma c’è un fatto e non può non essere sottolineato. Donald Trump si sta dimostrando uno dei più grandi presidenti americani di tutti i tempi nella sua sfida alle convenzioni sociali, alle mode convenienti, all’arroganza dei mass media in cui “mass” sembra essere sempre più l’abbreviazione di “massoneria”. Dalla scelta di ribaltare in vantaggio dei prolife gli equilibri nella Corte Suprema, alla battaglia esplicita e coraggiosa per Charlie Gard, Trump dimostra che c’è la speranza di un’alternativa che giunga dalla politica. Rileggendo l’integrale del suo discorso in piazza a Varsavia, acclamato dalla folla polacca e totalmente censurato da tv e giornali nostrani, leggiamo parole che nessun altro leader occidentale avrebbe usato pronunciare: “Il 2 giugno 1979 quando un milione di persone hanno riempito qui Piazza della Vittoria per la messa del Papa polacco, ogni comunista ha capito che il suo sistema stava per crollare. Le persone unite in una singola preghiera non chiedevano ricchezza, non volevano privilegi, cantavano solo tre semplici parole: ‘We want God’. Il loro messaggio è vero oggi più che mai. Il popolo polacco, il popolo americano, il popolo europeo ancora gridano: ‘We want God’. Con San Giovanni Paolo II i polacchi hanno ricostruito lo spirito di una nazione devota a Dio e così hanno vinto”. Giù il cappello davanti ad un presidente che sa pronunciare queste parole, anche se ha una strana capigliatura e non è un modello di virtù cristiana. Che poi a giudicare l’uomo ci penserà Dio, chi siamo noi per…