Ricordare a Saviano

29 Maggio 2017 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Fatemi la cortesia di ricordare a Saviano una data: 8 novembre 2010. Esordio televisivo del Nostro, pensoso e accigliato come sempre, serata inaugurale di Vieni via con me, programma costruito con qualche milioncino dei nostri soldi da Fabio Fazio, ovviamente su Raitre. Ecco, quell’8 novembre 2010 Saviano inventò l’espressione “macchina del fango”. Più o meno funzionava così: se Repubblica mette in pagina Veronica Berlusconi che si lamenta del marito che tromba con le giovinette, è giornalismo di denuncia. Se il Giornale racconta lo schifo della vicenda di Gianfranco Fini e la casa di Montecarlo, è “macchina del fango” perché la si usa per intimidire Fini in quel momento nemico di Berlusconi. I giornalisti che raccontarono quella storia vennero massacrati, perquisiti, inquisiti e trattati da servi del sistema. Ma avevano ragione. Saviano nel massimo del delirio riuscì a proporci su Repubblica qualche mese dopo, il 12 aprile 2011, un ardito parallelo tra Fini e Giacomo Matteotti. Ma Saviano aveva torto. Roberto deve prendere questa occasione e ragionare: se la valutazione dei comportamenti e dei fatti gli deriva solo dal posizionamento ideologico di chi è protagonista di quei comportamenti e quei fatti, non secondo un criterio di libertà ma secondo la logica amico-nemico, allora ogni sua parola suonerà falsa. Se è inchiesta ciò che manda in galera Cosentino e “macchina del fango” quella che smaschera gli imbrogli di Fini, allora il valore delle tue posizioni è nullo caro Saviano. Dovresti scrivere un nuovo articolo su Repubblica, farti ospitare in una puntata dal tuo amico Fabio Fazio e chiedere scusa a quei giornalisti che tu hai infangato e che hanno solo scritto la verità. Loro sì, una verità scomoda che ora è venuta tutta a galla.