Il sistema tedesco e il Popolo della Famiglia (spiegazione in 5 passi)

29 Maggio 2017 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Renzi, Berlusconi e Grillo hanno fretta: soprattutto quest’ultimo vuole andare subito al voto, ha proposto la data del 10 settembre “così i parlamentari non prendono la pensione”. Come tante cose che sentirete dire in questa settimana, è uno slogan politico e dunque una bugia. Il diritto a pensione dei parlamentari scatta il 16 settembre ma la convocazione delle Camere, formalmente primo giorno della legislatura, non avviene se non venti giorni dopo le elezioni per le necessarie operazioni di controllo e di proclamazione formale degli eletti. Dunque sgombriamo il campo da un primo equivoco: il Popolo della Famiglia non dovrà raccogliere le firme sulle spiagge questa estate, si voterà in autunno, c’è chi dice il 22 ottobre e chi, come me, ritiene che le urne saranno aperte il 19 novembre. Serve la legge di bilancio? Sarà una grana del nuovo eventuale governo, nessuno vuole presentarsi agli elettori dopo aver letteralmente spennato gli italiani. Perché la prossima finanziaria sarà, si dice di solito, di “lacrime e sangue”. Io penso che sarà di sangue e sangue, prelevato a ettolitri dalle vene delle famiglie italiane.

Renzi, Berlusconi e Grillo, dicevamo. Questa trimurti di leader non presenti nel Parlamento italiano, con l’aggiunta di un Salvini anch’esso non eletto a Roma ma con tutta l’intenzione di sbarcarci in forze, fa rimbombare su tutti i mezzi di comunicazione il nome in codice dell’accordo elettorale che mette d’accordo le forze principali: lo chiamano “sistema tedesco”. Che sarebbe una cosa ben precisa che andremo tra poco a raccontare, a beneficio anche di quel novantanove per cento di cronisti politici che ne stanno scrivendo senza avere la benché minima idea di come funzioni davvero il sistema elettorale in vigore in Germania. Pd, Forza Italia, M5S e Lega vogliono un sistema proporzionale con sbarramento al 5% per fare fuori i piccoli partiti. Questa cosa dovrebbe preoccupare il Popolo della Famiglia. Non ci preoccupa e tra poco spiegheremo il perché: il sistema tedesco per noi può essere il segno finale dell’efficacia della nostra battaglia, la concretizzazione di tutti i nostri sforzi. Chi lo teme davvero sono quattro forze politiche: gli alfaniani (Alternativa Popolare), Fratelli d’Italia, i fuoriusciti dal Pd (Articolo 1-Mdp), i vendoliani (Sinistra italiana). Per loro, attualmente dentro il Parlamento con molti eletti, sarà difficile piazzarli di nuovo con il sistema tedesco, le loro forze verrebbero almeno dimezzate. Ma procediamo con ordine. E spieghiamo tutto in cinque passi.

1. COME FUNZIONA IL “VERO” SISTEMA TEDESCO. Il sistema che viene applicato in Germania è un mix di 50% di uninominale maggioritario e un 50% di proporzionale a liste bloccate. L’elettore esprime due voti: uno per il candidato che preferisce nel proprio collegio uninominale; uno per il partito che preferisce sulla quota proporzionale. Accedono al riparto dei seggi parlamentari i partiti che superano il 5% dei voti o, attenzione, quelli che eleggono almeno tre parlamentari nei collegi uninominali. Il numero degli eletti è determinato dalla quota proporzionale. La Cdu di Angela Merkel se ottiene il 35% dei voti ottiene il 35% dei seggi. Si vede quanti ne elegge con il sistema uninominale, li sottrae al numero degli eletti a cui ha diritto, i residuali li pesca dalle liste proporzionali bloccate. Il sistema tedesco non ha alcun correttivo di tipo maggioritario, ogni premio di maggioranza seppur minimo lo snaturerebbe. Dal punto di vista istituzionale siamo dentro ad un sistema parlamentare di impianto proporzionalista e infatti da quando esiste questo sistema in Germania hanno sempre governato esecutivi di coalizione: di centrodestra (Cdu+Csu+Liberali), di centrosinistra (Spd+Verdi) o la Grosse Koalition Cdu+Spd.

2. COME FUNZIONA IL “ROSATELLUM”. La proposta del Partito democratico scimmiotta il sistema tedesco senza ricalcarlo in toto. Grillo e Berlusconi stanno trattando su un testo base steso da Ettore Rosato, capogruppo alla Camera del Pd, da cui prende il nome. Ovviamente il mandante è Matteo Renzi, che ha ottenuto il via libero dall’altro Matteo, Salvini. Del tedesco si mantiene la distinzione del 50% in collegi uninominale e 50% proporzionale di listino bloccato, la soglia di sbarramento è oggetto di mercanteggiamento, non si sottraggono gli eletti del maggioritario dal proporzionale ma ognuno si tiene quel che ha. L’esito di una legge elettorale come il Rosatellum è la quasi certezza del caos e paradossalmente l’allungamento dei tempi della legislatura. Occorrerebbe infatti nominare una commissione che disegni i confini dei 309 collegi uninominali maggioritari. L’ultima volta che una commissione lavorò alla bisogna, nel 1993 per disegnare i 475 collegi del Mattarellum con cui votammo nel 1994, il povero Zuliani che da presidente Istat la guidò ci mise un anno, con relativi poi passaggi di approvazione parlamentare. Non è un giochino che si risolve a luglio.

3. INCONGRUENZE COSTITUZIONALI TRA GERMANIA E ITALIA. I parlamentari della diciassettesima legislatura repubblicana si sono dimostrati i più costituzionalmente sgrammaticati della storia italiana. La bocciatura presso la Corte costituzionale della precedente legge elettorale da loro partorita, l’Italicum, non è stata casuale e stessa fine, sempre non casualmente, hanno fatto riforme definite “fondamentali” come la riforma della Pubblica Amministrazione firmata dalla tenerella Marianna Madia. Se far riscrivere la Costituzione di De Gasperi e Togliatti a Maria Elena Boschi è un azzardo che si è rivelato un inevitabile fallimento, persino far riformare il Porcellum di Calderoli per trasformarlo in Rosetellum pare la violazione di una sacralità. Conosco Ettore Rosato e non può non sapere che esistono difficoltà di natura costituzionale che rendono incompatibili il sistema tedesco con la Carta italiana. Primo e più evidente passaggio: il numero dei membri del Bundestag è variabile, il numero dei membri della Camera italiana è fissato dalla Costituzione in 630. Come risolviamo questo rebus? Di più, il sistema tedesco è politicamente monocamerale e elegge solamente il Bundestag. Noi abbiamo il Senato in un sistema di bicameralismo perfetto. Come lo eleggiamo il Senato? Con il sistema residuale lasciato in piedi dalla Consulta, giornalisticamente noto come Consultellum? In che caos istituzionale vogliono far piombare il paese dopo le elezioni questi sprovveduti e costituzionalmente ignoranti parlamentari?

4. CONSEGUENZE DI UN VOTO SECONDO IL “SISTEMA TEDESCO”. Mettiamo da parte tutti i dubbi, facciamo finta come il novantanove per cento dei giornalisti italiani che tutto possa andare bene madama la marchesa, secondo le veline della narrazione di partito attualmente univoca da parte di tutti i partiti maggiori. Perché a Renzi e a Berlusconi, a Grillo e a Salvini, piace il sistema tedesco? Semplice: perché in Italia produce l’ingovernabilità. Nessuno comanda, serve il 50% più un voto per farlo e nessuno può neanche lontanamente sognare di ottenerlo. Grillo non vuole vincere, sa che si ritroverebbe in una condizione “Virginia Raggi” moltiplicata esponenzialmente, i suoi non sono pronti. Ma con questo sistema può diventare il primo partito d’Italia con gli altri che faranno l’accozzaglia del nuovo patto del Nazareno già scritto, tutti insieme contro il M5S. Berlusconi sa che il caos lo rende sempre centrale e Renzi sa che così può continuare a dare le carte in un governo di grande coalizione. I quattro attori del sistema (Pd, M5S, Berlusconi e Lega) si ritroverebbero con un numero di eletti accresciuto per via dei “piccoli” che verrebbero spazzati via e lascerebbero centinaia di posti vuoti in Parlamento, da riempire peraltro con la modalità che tutti e quattro quei leader a parole aborrono, ma in realtà bramano: le liste bloccate. Si sceglieranno a tavolino il 50% dei parlamentari, tutti e solo fedelissimi pigiabottoni, con un inevitabile ulteriore scadimento della qualità della classe dirigente. Dopo le elezioni autunnali con il sistema tedesco all’italiana, con ogni probabilità si genererà un governo fragile o nessun governo e si andrà a rivotare, come è accaduto in Spagna.

5. COSA CAMBIA PER IL PDF. L’eventuale introduzione di un sistema tedesco all’italiana potrebbe essere la benedizione definitiva di un progetto come quello del Popolo della Famiglia, cioè territorialmente presente in tutta Italia con una percentuale di consenso consistente composta da militanza estremamente omogenea. Il passaggio fondamentale sarà alle amministrative dell’11 giugno: lì capiremo qual è il valore in percentuale del nostro movimento e lo capiranno anche i nostri interlocutori. Di certo potremmo diventare gli arbitri della partita nei collegi uninominali, con un potere moltiplicato dal meccanismo dell’utilità marginale. Quanto valiamo? Il 4% dei sondaggi di Genova o l’8% di Crema? Più realistico il 3% di Verona e Padova? Vedremo tra meno di due settimane, un numero chiaro di consensi ricevuti al nostro progetto guiderà i nostri passi successivi. Di certo l’impianto proporzionale su cui ancora di più pare avviarsi il sistema rappresenta una opportunità storica per incidere sugli equilibri politici e mai come oggi diventa dunque necessario operare ogni sforzo per il successo dei candidati sindaci e delle liste del Popolo della Famiglia ovunque in Italia. Quando poi davvero sarà varata una legge elettorale definitiva la valuteremo e sapremo far pesare i nostri consensi affinché divengano de-ter-mi-nan-ti, con relativo ottenimento della rappresentanza parlamentare decisiva del Pdf. E con il Popolo della Famiglia in Parlamento le stagioni delle leggi sui falsi miti di progresso in Italia si chiude. Se ne apre una nuova di cui intendiamo essere protagonisti.

Ma intanto, tutti ai remi per l’ultimo decisivo sforzo in vista del voto dell’11 giugno. Davvero il risultato del Popolo della Famiglia a queste amministrative segnerà il futuro della nostra storia.