LE COSE DA FARE PER IL POPOLO DELLA FAMIGLIA

14 Febbraio 2017 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Leggevo l’editoriale di Lucia Annunziata su Huffington Post, per cercare di capire qualcosa del caos sollevatosi a sinistra e soprattutto per le conseguenze che questo avrà sul proseguio della legislatura: “Il Pd attuale è un partito finito nelle forme prese nel corso del ventennio scorso”. Considerato che il Partito democratico è nato a fine ottobre del 2007 e dunque ha meno di dieci anni, ho capito che lo stato confusionale non riguarda solo i politici ma anche i giornalisti “di area”. Ho visto poi Gad Lerner indicare in Pisapia il nuovo Prodi e allora mi sono risolto a far da me, senza chiedere aiuto alle grandi firme dall’intelligenza ormai incartapecorita dall’appartenenza.
Mi pare, così a naso, che si acceleri verso la scissione nel Pd. Sarebbe interessante perché nel frattempo è anche in corso una scissione tra gli scissionisti alla sinistra del Pd, quella Sinistra Italiana di Fassina e D’Attorre, dove il presidente dei deputati Arturo Scotto vuole fare movimento a sé contro l’annunciata nomina del vendoliano Nicola Fratoianni a segretario nel congresso di fine mese. Dunque a sinistra avremo quattro liste: il Pd di Renzi, gli scissionisti di Bersani-D’Alema, i post-comunisti vendoliani di Fratoianni e i né carne né pesce di Scotto, per non voler citare il Campo democratico dello stesso Pisapia che vorrebbe fare da cappello a tutti e finirà per appendere capello dove gli daranno qualche capolista bloccato da eleggere nel prossimo Parlamento.
Se butti lo sguardo a destra capisci che sono in atto dinamiche analoghe, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini si prendono a pesci in faccia, il secondo vuole le primarie che il primo non concederà mai e dunque ci saranno tre liste ognuna in competizione con le altre: Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia. Ci sarebbero poi Casini che ha fondato i Centristi per l’Europa giusto tre giorni fa, Fitto e Capezzone con la loro Direzione Italia che finisce per accogliere anche Idea di Quagliariello e Giovanardi e Roccella, l’Udc di Cesa, i rottami di Scelta Civica-Ala che navigano sull’asse Zanetti-Verdini e il Nuovo centrodestra di Alfano-Lupi-Lorenzin, ma pare chiaro che questo pulviscolo cerca solo qualche lista che garantisca loro una manciata di capolisture bloccate per tornare in Parlamento, stanno con il cappello in mano e non vale la pena di occuparsene politicamente: non si conteranno, non cercheranno di superare lo sbarramento del 3%. Sono solo ceto politico in cerca di collocazione, senza popolo.
Si conteranno invece altre liste minori: certamente CasaPound e Forza Nuova nella galassia della destra estrema e forse qualche partito esplicitamente comunista (c’è la Rifondazione di Ferrero, i Comunisti lavoratori di Ferrando, gli stalinisti di Rizzo). Non credo che nessuna di queste liste possa seriamente concorrere per superare lo sbarramento del 3%.
Primo dato che emerge chiaramente agli occhi: dopo un quarto di secolo di movimenti centripeti del quadro politico, in cui si correva ad aggregarsi in maxi-poli che comprendevano tutto e il contrario di tutto, ora il movimento è opposto, è centrifugo. Che è successo? Semplice, siamo tornati al proporzionale. Il frastagliarsi del quadro politico fa pensare che non riusciranno neanche lontanamente a mettere mano alla promessa riforma elettorale, si andrà dunque a votare con le due leggi rimaste in piedi con le sentenze della Corte costituzionale che ha riformato prima il Porcellum e poi l’Italicum. Alla Camera si voterà con l’Italia divisa in cento collegi, sbarramento al 3% nazionale (circa un milione di voti), premio di maggioranza teorica alla lista che farà il 40%, ma è chiaro che solo il M5S ha una blanda possibilità di toccare quel traguardo, anche se la tragedia della giunta Raggi sembra indicare un percorso che fa perdere voti ai grillini, non ne fa guadagnare. Al Senato non c’è premio di maggioranza, c’è la preferenza e non i capilista bloccati, lo sbarramento è al 3% solo per chi sta in coalizioni che fanno almeno il 20% ed è su base regionale.
L’ultimo sondaggio assegna al Pd il 30%, al M5S il 27%, alla Lega il 13%, a Forza Italia il 12% e a Fratelli d’Italia quasi il 5%. Questo in un quadro pre-scissioni, che rimetterà tutto in movimento fin da domenica prossima se i bersanian-dalemiani non si presenteranno all’Assemblea nazionale del Partito democratico convocata da Renzi per mettere definitivamente fuorigioco la minoranza interna con un congresso lampo. Lo stesso sondaggio dice che nessuna coalizione sarebbe possibile a seguito di quello scenario, destinato comunque a modificarsi.
E qui entra in scena il ruolo decisivo che può essere svolto dal Popolo della Famiglia, a patto che tutti abbiano chiari due elementi:
1. L’occasione è unica, non capiterà più: la presenza di una legge elettorale proporzionale con sbarramento basso capita solo per l’inazione delle classi dirigenti. Si tratta di una legge elettorale oggettivamente monca, che è così perché figlia di una sentenza della Corte costituzionale che ha potuto lavorare solo con l’accetta. La legge elettorale per la Camera verrà certamente cambiata nella prossima legislatura.
2. La massima unità di chi è sceso in piazza per i Family Day è necessaria. Il Popolo della Famiglia spalanca porte e finestre a tutti, la battaglia va combattuta unitariamente nel soggetto politico autonomo nato dal Family Day. Disperdere il voto in altre liste equivale a una grave complicità con le forze politiche di centrodestra e di centrosinistra che hanno votato all’unanimità per il divorzio breve, che hanno sostenuto in Parlamento la legge Cirinnà, che hanno mandato i loro rappresentanti in piazza San Giovanni e al Circo Massimo per poi tradire pochi giorni dopo votando le unioni gay al Senato. Diserzioni davanti a questa occasione unica non possono essere valutate positivamente, sono collaborazionismo poiché la diciottesima legislatura repubblicana senza una presenza parlamentare del Popolo della Famiglia avrà come agenda politica immediata il matrimonio egualitario, l’utero in affitto, la droga libera, l’eutanasia, la legge sull’omofobia, la cancellazione del diritto di obiezione di coscienza sull’aborto per i medici. Abbiamo ormai chiaro che classi dirigenti incapaci di salvare il paese dal disastro provano ad alzare la cortina fumogena dei cosiddetti “diritti civili”. Nell’arco della diciassettesima legislatura è aumentata la disoccupazione generale (dal 10.7% al 12%), è aumentata la disoccupazione giovanile (dal 35.3% al 40.1%), è aumentato il debito pubblico da 1.989 miliardi di euro a 2.240 miliardi, gli italiani in povertà sono 5 milioni e la natalità è crollata sotto le 400mila unità, record storici negativi da quando esistono le rilevazioni statistiche nell’Italia unita. Il 48.3% delle famiglie non arriva a fine mese, ma loro sbandierano le unioni civili. Le classi dirigenti incapaci fanno così, solo uniti con un voto compatto al Popolo della Famiglia impediremo che le prossime cortine fumogene siano fatte di eutanasia e legge sull’omofobia per impedirci anche i basilari diritti di libertà d’espressione mandandoci in galera.
Cosa dobbiamo dare dunque? Organizzarci. Far conoscere capillarmente l’esistenza del Popolo della Famiglia e chiedere il voto al nostro simbolo, senza se e senza ma, senza timidezze o inutili ragionamenti su un voto utile ai partiti maggiori che non esiste più. Le intese si faranno dopo il voto in Parlamento e più sarà forte il Popolo della Famiglia più saremo condizionanti sull’eventuale formazione di maggioranze politiche o tecniche, che avranno il nostro voto evidentemente solo se sposeranno integralmente il nostro programma sintetizzabile sempre nelle tre parole comparse sui materiali distribuiti fin dalle amministrative 2016: “Prima la famiglia”. E dunque reddito di maternità di mille euro al mese per rendere la donna realmente libera di essere madre o lavoratrice, quoziente familiare, sostegno con assegni familiari corposi alle famiglie numerose, abolizione della legge Cirinnà e dei conseguenti carichi previdenziali, difesa dell’articolo 29 della Costituzionale, libertà scolastica pienamente realizzata, blocco di ogni programma gender nelle scuole e ovviamente opposizione a qualsiasi progetto di legge su eutanasia, divorzio lampo, liberalizzazione delle droghe ecc..
Per organizzarci abbiamo una grande occasione: le Elezioni Comunali 2017 che si terranno in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno nei comuni con scadenza naturale del mandato degli organi eletti nel primo semestre del 2012 ed in quelli alle elezioni anticipate perché commissariati o per motivi diversi. Andranno alle urne gli elettori di 1.000 comuni, di cui 779 appartenenti a regioni ordinarie e 221 a regioni a statuto speciale. L’elenco dei comuni è ancora provvisorio perché a questi si aggiungeranno altri eventuali comuni i cui consigli comunali saranno sciolti con DPR entro il 24 febbraio 2017. Si voterà in quattro comuni capoluogo di regione (Catanzaro, Genova, L’Aquila e Palermo) ed in ventuno comuni capoluogo di provincia (Alessandria, Asti, Belluno, Como, Cuneo, Frosinone, Gorizia, La Spezia, Lecce, Lodi, Lucca, Monza, Oristano, Padova, Parma, Piacenza, Pistoia, Rieti, Taranto, Trapani e Verona). Superano i 100.000 abitanti le seguenti città: Genova, Monza, Padova, Palermo, Parma, Piacenza, Taranto e Verona. Da segnalare che si voterà per la prima volta in otto nuovi comuni istituiti nel 2017 mediante processi di fusione amministrativa. Il comune più piccolo alle elezioni è Blello (BG), che conta solo 71 abitanti al 31 dicembre 2015, data dell’ultimo bilancio demografico annuale Istat. Per i comuni al voto è considerata la popolazione legale risultante dal Censimento 2011. La popolazione legale determina la modalità di voto (turno unico o con turno di ballottaggio) ed il numero di consiglieri ed assessori degli organi istituzionali.
Dunque facendo una rapida ricerca su Google con la chiave “amministrative 2017” si trova l’elenco dei mille comuni in cui si vota. Se siete militanti o simpatizzanti del Popolo della Famiglia organizzate dei cenacoli, piccoli nuclei territoriali che si incontrano anche a partire da un invito a cena o a un caffè nelle case e ponetevi nelle condizioni di organizzare liste del Popolo della Famiglia se si vota nel vostro comune o in comuni limitrofi. Date comunicazione al coordinatore nazionale Nicola Di Matteo
e avete sempre come punti di riferimento il segretario nazionale Gianfranco Amato ed io stesso che siamo a vostra disposizione. Sul territorio poi da Mirko De Carli
a Raffaele Adinolfi , alla miriade di referenti locali regionali potete trovare sostegno organizzativo.
Queste amministrative sono le prove generali, perché le politiche dato questo quadro complessivamente frastagliato e fremente non sono lontane, si voterà al più tardi a settembre. Ovviamente candideremo alle amministrative così come alla Camera e al Senato solo iscritti al Popolo della Famiglia, con tessera nazionale numerata richiesta al centro nazionale. L’iscrizione al Popolo della Famiglia costa 50 euro per il 2017 (liberi di fare donazioni superiori, chi versa almeno 500 euro è socio sostenitore e ottiene in regalo l’abbonamento annuale digitale al quotidiano La Croce) e si regolarizza con un bonifico al conto intestato a POPOLO DELLA FAMIGLIA che ha il seguente IBAN: IT88M0103003241000000354618 del Monte Paschi Siena, agenzia Roma 41. Si può in alternativa inviare un vaglia postale a POPOLO DELLA FAMIGLIA piazza del Gesù 47 00186 Roma. L’avvenuta iscrizione deve essere comunicata al coordinatore nazionale Nicola Di Matteo con una email a nicolaroma@hotmail.com che provvederà all’invio materiale della tessera. Iniziative di tesseramento nazionale sempre concordate con il coordinatore nazionale possono essere richieste alla stessa email.
La selezione dei nostri candidati alle amministrative nelle città importanti è già partita. Il segretario nazionale Gianfranco Amato ha presentato ufficialmente nella sua trasmissione su Popolo della Famiglia Tv (in onda anche sul digitale terrestre e sul canale 891 di Sky il lunedì alle 20) il grande Filippo Grigolini
da cui ci aspettiamo un importante risultato nella sfida più appassionante del Nordest, quella per la carica di sindaco di Verona. A Crema presentiamo Luca Grossi, anche qui carichi di aspettative. Nei prossimi giorni Amato ufficializzerà le ulteriori candidature finché non copriremo tutto il territorio nazionale. Io personalmente mi occuperò di essere fisicamente presente anche nei comuni più piccoli per suscitare e sostenere liste del Popolo della Famiglia, ho già un calendario fitto di piccoli centri da scoprire da Riolo Terme venerdì a Borgomanero la settimana prossima e così via. Ovunque si voglia organizzare un’iniziativa con finalità di radicamento del Popolo della Famiglia io sono a disposizione basta scrivere a adinolfi@gmail.com e cercherò di farmi in quattro per arrivare.
Vorrei fosse chiaro a tutti: siamo alla prova decisiva, ci giocheremo molto del nostro percorso nei prossimi sei mesi e dobbiamo farci trovare assolutamente organizzati e pronti. Ripeto, un’occasione così non tornerà mai più. E dunque volare oooh, cantare oo-oo-oo-oh. Nel blu dipinto di blu del simbolo del Popolo della Famiglia, del manto di Maria che volga sempre il Suo sguardo benevolo su di noi.