UN CAMMINO CONTINUA: TUTTI A ROMA

27 Gennaio 2017 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Ci siamo battuti. La grande novità di quest’ultimo anno, che unisce la mobilitazione del 30 gennaio 2016 per lo straordinario Family Day del Circo Massimo a quella del Popolo della Famiglia al teatro Eliseo del 28 gennaio 2017 è che una realtà popolare che veniva data per ormai cancellata e irrilevante, si è manifestata con l’idea di battersi per i propri principi fondamentali. Si tratta di un vero e proprio blocco sociale, identificabile per numeri e per valori di riferimento, per scelte di vita complessive. La democrazia italiana, quella che permette a postcomunisti e postfascisti di avere case politiche di riferimento, voleva spazzata via la realtà popolare di base cristianamente ispirata che mette al centro la famiglia come “prisma attraverso il quale leggere i bisogni dell’intera società” (San Giovanni Paolo II). Alle elezioni politiche 2013 si sono sfidati un dirigente del fu Pci come Pierluigi Bersani, un liberaltecnocratico figlio delle logiche di Bruxelles come Mario Monti, il solito Berlusconi e la novità palingenetica qualunquista e avaloriale rappresentata da Beppe Grillo. Elessero rappresentanti i leghisti che vogliono prostituzione libera e caccia agli immigrati, i postfascisti di Ignazio Larussa e Giorgia Meloni, i comunisti comunisti seguaci di Nichi Vendola come Nicola Fratoianni. C’era una casa per chiunque, tranne che per i cattolici che hanno scelto ancora una volta di farsi portatori d’acqua in casa d’altri e sono stati eletti più o meno in tutti i partiti, anche in numero considerevole e finendo per assumere ruoli rilevanti di potere.
Mai nella storia repubblicana sono stati contemporaneamente cattolici dichiaratamente praticanti il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica, il ministro dell’Interno. Esito dal punto di vista normativo? Il disastro. Il divorzio breve è stato votato da tutti i partiti (appena 11 i contrari al Senato, 28 alla Camera, oltre 700 i voti favorevoli tra i due rami del Parlamento), risultato: nel solo 2016 i divorzi hanno avuto un’impennata del 58.7% e secondo il Rapporto Italia dell’Eurispes la seconda ragione per cui una famiglia su due non arriva a fine mese è proprio da riscontrare in divorzi e separazioni. Questa è stata la legislatura delle unioni gay, obiettivo normativo cercato dal 1987 quando Franco Grillini presentò la prima proposta di legge in materia e centrato grazie ai voti determinanti dei cattolici. Questa è stata anche la legislatura del via libera al gender nelle scuole, prima con il colpo di mano notturno del famoso comma 16 all’impianto normativo della “buona scuola”, poi con il premio per chi quel colpo di mano ha immaginato: Valeria Fedeli, ministro della Pubblica Istruzione in carica, che come il Popolo della Famiglia si è peritato di dimostrare, siede a viale Trastevere nonostante abbia platealmente mentito agli italiani sui propri titoli di studio.
Il tradimento dei parlamentari cattolici rispetto al popolo spontaneamente mobilitatosi a difesa dell’articolo 29 della Costituzione il 30 gennaio scorso al Circo Massimo è ferita non sanabile. La risposta politica si chiama Popolo della Famiglia, un soggetto politico autonomo che si è posto l’obiettivo di rappresentare a tutti i livelli quelle istanze tradite, dalla dimensione amministrativa a quella politica nazionale ed europea. Il 28 gennaio 2017 al teatro Eliseo di Roma nella nostra assemblea nazionale parte un cammino che ci porterà a chiedere quei consensi che, finalmente liberati dai ricatti del “voto utile” ormai spazzati via dalla cancellazione dei ballottaggi e dell’impianto maggioritario della legge elettorale, permetterà ad ogni cultura politica di essere rappresentata proporzionalmente al numero di voti che riuscirà a raccogliere.
Non tornerà un’occasione così colossale di far contare le nostre ragioni. Chi si è spostato per centinaia di chilometri per difendere la famiglia naturale, i diritti dei bambini ad avere una mamma e un papà, la scuola e la società dall’ideologia gender non può che trovare nel voto dato al Popolo della Famiglia la continuazione di un cammino di battaglia che si è aperto con la stagione dei Family Day e non può chiudersi tornando al vecchio schema della consegna della rappresentanza a vecchi partiti che inevitabilmente finiranno per tradire di nuovo le nostre istanze.
Cinque leggi sono pronte ad essere approvate all’esordio della prossima legislatura dalla logica perversa di larghe intese che hanno attraversato anche quella in corso: “matrimonio egualitario”, adozioni e utero in affitto per i gay, droga libera, eutanasia e “galera per gli omofobi”. Non sono spauracchi, sono tutti progetti di legge già discussi in questa legislatura, alcuni approvati anche se solo da un ramo del Parlamento. Senza una determinante pattuglia di difensori dei principi non negoziabili eletti sull’agenda politica di tutela e promozione della famiglia naturale e di difesa della società dai falsi miti di progresso, la prossima legislatura inevitabilmente darà attuazione definitiva a quelle normative probabilmente anche insieme alla cancellazione del diritto all’obiezione di coscienza per i medici che non vogliono praticare aborti e alla inevitabile ulteriore promozione dell’ideologia gender nelle scuole e nel sistema pubblico radiotelevisivo, per completare l’opera orwelliana di sottomissione del popolo italiano ad un costante lavaggio del cervello a partire dai bambini.
Chi ha ritenuto giusto battersi il 30 gennaio 2016 deve sapere che quel cammino continua il 28 gennaio 2017 a Roma al teatro Eliseo e farà bene a raggiungerci nella Capitale per proseguire nella battaglia, che ora tocca il suo culmine e entra nella fase determinante. Chi non si batte è complice, il Popolo della Famiglia apre le sue porte e le sue finestre a tutti: non ci sono ruoli precostituiti, burocrazie di partito, inutili pennacchi da esibire. Ognuno può essere protagonista del cambiamento e unirsi a noi nel percorso che dal teatro Eliseo ci porta in Direzione Italia, non per giudicare il nostro Paese, ma per salvarlo.