Il 28 ottobre è già di per sé data memorabile da libri di storia: è il giorno della Marcia su Roma dei fascisti (1922) ed in Grecia è festa nazionale come “giorno del no” (il 28 ottobre 1940 il premier greco rifiutò l’ultimatum di Mussolini e cominciò la resistenza al nazifascismo); è il giorno della “crisi del 1929” a Wall Street con il crollo della borsa in quel “lunedì nero” e anche il giorno del 1958 in cui venne eletto Papa San Giovanni XXIII. Poi è il giorno dell’indipendenza cecoslovacca dall’Impero austroungarico (1918), dell’inizio del proibizionismo negli Stati Uniti (1919), della fine dell’incubo nucleare della crisi della Baia dei Porci (1962) con Nikita Kruscev che smantella le basi missilistiche a Cuba non sapendo che il 28 ottobre 1492 Cristoforo Colombo era sbarcato a Cuba scoprendo l’America anche lui senza saperlo.
Così in questo giorno denso di storia, e che storia, noi de La Croce festeggiamo i nostri primi 400 numeri. Dice Giovanni Marcotullio
, capomastro di un gruppo di folli che tutti i giorni tira su questa piccola cattedrale di omaggi alla verità nel desolante panorama delle potenti casupole del giornalismo mainstream italiano, che è stato un percorso faticosissimo ma che è come aver fatto una scalata: sei stanco, ma se ti volti indietro e vedi la strada che hai fatto capisci il senso e la bellezza.
Io non lo so, l’unico monte su cui mi arrampico volentieri è il Montblanc partendo dalla meringa per arrivare alla castagna passando dalla panna. Ma in effetti la mole del lavoro compiuto è ora tutta davanti ai nostri occhi: quattrocento numeri di un quotidiano significano tremiladuecento pagine, diecimila articoli, centinaia di persone che hanno firmato pezzi per noi e tanti lettori. Qualche polemica, qualche puntura, qualche sciabolata, ma alla fine l’affetto costante di chi ci segue quotidianamente e sa che su La Croce troverà qualcosa che gli altri non dicono. Non solo le grandi battaglie ideali per la cultura della vita, la tutela della famiglia naturale, i diritti dei più deboli, contro i falsi miti di progresso. Mi sono accorto proprio negli ultimi giorni che se cercano un punto di vista difforme dal coro dominante, il culturame mainstream viene a bussare alla nostra porta, che si parli di cremazione o di Madonna e sesso orale o di severità nella scuola, se c’è il pensiero unico che afferma un qualcosa nella dimensione della quotidianità anche i nostri avversari sanno che da noi troveranno una parola diversa che fa riflettere. Questo è per noi essere conseguenti all’impegno assunto con la decisione gravosissima dell’aver scelto una testata così clamorosamente probante per le nostre povere forze. Ci sforziamo davvero di essere sale per la terra e ci sembra che alla pietanza insipida che la quotidianità offre al mondo la quotidianità stessa inconsapevolmente stia cercando di porre rimedio e qualche volta l’idea che noi non siamo sciapi compare come necessità di incontro anche per coloro che più sono responsabili di questo colossale conformismo che è dentro la narrazione giornalistica italiana attualmente prevalente.
Leggevo su queste pagine qualche giorno fa le parole del secondo articolo dedicato da Lucia Scozzoli all’offerta improvvida della cantante Madonna di sesso orale a chiunque voti Clinton alle prossime elezioni americane. Non sono solo le parole di Lucia ad avermi colpito, anche il tono complessivo: “Il talamo è il luogo dell’incontro di due persone che si fidano l’una dell’altra, che si donano in una prospettiva di esclusività ed eternità. Tutto il mondo resta fuori, coi suoi suggerimenti cretini e la sua curiosità morbosa. Infatti uno dei moderni drammi giovanili è il sexting, cioè l’abitudine a inviarsi foto esplicite e filmati, rendendo pubblico ciò che dovrebbe restare segreto, e infatti degenera tante volte in diffusioni non volute dal diretto interessato, provocando tragedie che sfociano in depressioni e a volte pure in suicidi. Tutto questo perché ci facciamo insegnare dai sessuologi come fare sesso a casa nostra e perché crediamo alla balla che i tabù vanno demoliti. Parlare di sesso è una gran moda, praticata soprattutto nei giornali e nelle tv. Quando la gente imita il mainstream, di solito capitano disastri. Quindi, per quel che mi riguarda, continuate pure a scannarvi sui pompini, metteteci anche un pizzico di rapporti anali, una ventina di posizioni del kamasutra da ricovero in ortopedia e qualche consiglio demente sui lubrificanti, con una spruzzata di anticoncezionali per togliere la paura. Io ho già detto troppo. Io faccio e taccio. E godo. Mi dispiace per voi”.
Penso che francamente su nessun giornale trovereste un linguaggio più diretto e francamente eversivo verso il mainstream, vorrei dire cristianamente rivoluzionario nella sua ruvidità. A noi interessa dire la verità, ma anche dirla in maniera attrattiva in termini di linguaggio e non a caso La Croce è stata la palestra di scrittori da Paola Belletti a Valerio Musumeci a Andreas Hofer (Emiliano Fumaneri) a Joseph Brie (Giuseppe Brienza) che nell’ultimo anno hanno dato alle stampe opere importanti, che resteranno e continuano a scrivere spesso per il nostro quotidiano. La nostra intenzione è continuare a crescere, scopriamo e valorizziamo firme nuove ogni semestre (fatemi citare tra gli ultimi arrivi Gianluca Valpondi , Maria Dolores Agostini e Ilaria Sorrentino ) proprio per rigenerarci e il 20 novembre grazie al lavoro in particolare di altre due firme a cui i nostri lettori sono affezionati come Mirko De Carli e Davide Vairani terremo a Bologna la prima festa nazionale de La Croce, con protagonista Fabio Torriero e un altro editorialista fondamentale del giornale, Gianfranco Amato, segretario nazionale del Popolo della Famiglia. E certo sono moltissimi gli autori che firmano pezzi su La Croce e provengono dall’esperienza del Pdf, da Luigi Mercogliano a Giuseppe Focone , da Nicola Di Matteo a Guido Mastrobuono , da Angela Ciconte a Francesca Centofanti , da Paolo Pugni a Fratel Antonio Iannaccone , da Giovanna Arminio a Sara Deodati . Mescolati con loro le firme “storiche” de La Croce da Claudia Cirami a Elisabetta Pittino , da Danilo Leonardi a Federica Thistle , da Maria Candida Cascio a Raffaele Dicembrino, da Don Massimo Lapponi a Sabino Sabini , da Andrea Vannicelli a Myriam Conti da Massimiliano Esposito a Filippo Fiani a Roberto Lauri a tutti coloro che ho dimenticato e che mi perdoneranno.
Dirigere La Croce è dirigere un’orchestra di personalità differenti, talenti differenti, sensibilità differenti ed è soprattutto un grande onore. Lo faccio ogni giorno cercando di amalgamare gli ingredienti e dare un’idea precisa di quel che è importante che i nostri lettori sappiano. Oggi è importante che sappiano che per ognuno di noi l’incontro con Cristo è la motivazione fondamentale per cui continuiamo a costruire ogni giorno questo quotidiano, perché l’incontro con la Verità ci obbliga a testimoniarla da militanti quali siamo, incapaci di indifferenza rispetto alla bruttura della insipida e falsa comunicazione giornalistica prevalente italiana. Offriamo il nostro povero e umile contributo, le nostre migliaia di pagine che riempiono un archivio ormai poderoso a disposizione dei nostri abbonati, solo per far sì che la Verità non sia lasciata sola, non sia ignorata, ma sia in qualche modo comunicata. Ogni giorno, attraverso artigiani magari mediocri ma di certo testardi quali noi, tutti noi che lavoriamo a La Croce, certamente siamo.