Trump stravince le primarie repubblicane in Iowa con oltre il 50% dei voti, 56.260 per la precisione, equivalenti a 20 dei 40 delegati in palio. Il governatore della Florida arriva secondo, 8 delegati per DeSantis e 23.420 voti, pochi di più dei 21.085 della molto attesa Nikki Haley, 7 delegati. Quarto posto per Vivek Ramaswami, 8.449 voti e 3 delegati, che dopo aver conosciuto il risultato si è subito ritirato dalla competizione annunciando che non correrà martedì in New Hampshire assicurando sostegno a Trump. Trump batte un altro record: mai visti trenta punti di vantaggio sul secondo alle primarie in Iowa, i quattro processi che pendono sulle sue spalle lo hanno solo rafforzato e il 5 novembre alle presidenziali per la base repubblicana c’è un solo avversario possibile ed è l’ex presidente accusato di tutto e con tutti i media contro.
Un Trump così forte, sia tra i repubblicani che nel confronto con Biden, non s’era mai visto. Alle primarie del 2016 in Iowa Trump non vinse, arrivò secondo alle spalle di Ted Cruz e prese 7 delegati come Marco Rubio, allora stella della Florida come oggi DeSantis. Sono trascorsi otto anni, contro Trump è stato detto e fatto di tutto, il risultato è che ha triplicato i delegati eletti e le primarie repubblicane in sostanza si possono anche dichiarare chiuse, le ha già stravinte con grandi possibilità di una vittoria netta anche alle presidenziali del 5 novembre.
Ora, anche su questa pagina c’è chi ritiene Trump una sorta di male assoluto. Poi c’è la democrazia. Di più, c’è la democrazia che giudica un presidente che ha già governato e lo premia. Perché? Semplice: perché Trump ha governato bene e gli americani se lo ricordano. Ha tagliato le tasse al ceto medio e ha pagato il conto abbattendo la presenza statunitense negli scenari di guerra, senza avviarne neanche una, preferendo impegnarsi in una concreta azione pro-life che con la nomina di tre giudici della Corte Suprema decisamente antiabortisti ha aperto la strada alla forte limitazione della soppressione di nascituri oggi effettivamente operante in decine di Stati degli USA. Ora la sinistra americana e mondiale è alle prese con il solito problema: amano la democrazia solo se vincono loro, quando perdono il popolo è bue e cercano scorciatoie per ricondurlo alla retta via solitamente utilizzando i tribunali e la demonizzazione mediatica dell’avversario.
Tutte armi che Trump è riuscito a rendere inoffensive non solo non arretrando di un millimetro, ma andando sempre all’attacco senza timori reverenziali perché privo della condizione di subalternità culturale che ad esempio attraversa la destra italiana. Se penso che proprio oggi in consiglio regionale Veneto il buon Luca Zaia in un territorio che per tradizione cristiana potrebbe essere paragonabile al Texas americano proporrà di votare a favore della legge Cappato sul fine vita, capisco perché un partito come la Lega che era trumpiano cinque anni fa e prendeva alle europee il 34.3% oggi si deve arrabattare per confermare il 9% scarso delle politiche 2022. Bisogna governare bene e crederci, non avere paura e rifiutare ogni subalternità culturale verso le fiacche ma velenose sinistre del XXI secolo, tutte cultura woke e delegittimazione persino esistenziale dell’avversario che è sempre omofobo, razzista, patriarcale, bigotto e fascista.
A Trump vogliono fare addirittura il processo per aver tentato di sovvertire la democrazia con l’assalto a Capitol Hill, quando invece il gene totalitario del sovvertimento della democrazia è tutto delle sinistre che non tollererebbero una rielezione di Trump alla Casa Bianca e faranno di tutto, per vie antidemocratiche, affinché non accada. Io credo che Trump sarà rieletto perché è stato un buon presidente degli Stati Uniti, di statura infinitamente superiore a Joe Biden. E quel che io credo non conta nulla (nel 2016 però fui l’unico a dire che avrebbe vinto Trump quando tutti erano certi di Hillary Clinton) ma è anche quel che crede la maggioranza del popolo americano.
Ora la posta in gioco è la più alta: il significato stesso della parola democrazia. Se vince Trump, non vale più?