L’attacco sferrato da Hamas contro Israele che ha causato già decine di morti, centinaia di feriti e troppi soldati di Tel Aviv tenuti in ostaggio, viene giustificato anche da Hezbollah come “atto di difesa della moschea di Al Aqsa e dei luoghi santi”, con una chiamata ai Paesi arabi tentati dalla “normalizzazione” dei rapporti con l’eterno nemico: lo Stato ebraico.
Il piano religioso è, insomma, il vessillo sventolato da organizzazioni violente islamiche per costruire un fronte anti-israeliano forte e coeso, con radici ben piantate nella sinistra e anche nella destra nostrane: indimenticabile la pubblica passeggiata di D’Alema con i vertici di Hezbollah e l’uso simbolico della kefiah. L’Islam intanto aggressivamente avanza perseguitando i cristiani dal Pakistan alla Nigeria, ma anche nelle vesti istituzionali di un Erdogan che si sogna califfo e trasforma Santa Sofia in moschea platealmente anticristiana, maneggiando la bomba migratoria come ha imparato a fare ormai anche il suo collega dittatore tunisino, il panarabo Saied. Non cito neanche la ferocia delle dittature iraniana, afghana, araba o conflitti passati come marginali tipo la cacciata degli armeni da parte degli azeri. Dove c’è Islam al potere, c’è violenza e violazione basilare dei diritti. Il modello più evoluto è quello turco (chiedere ai curdi) o quello egiziano (vi siete già dimenticati di Giulio Regeni?), ma non c’è dubbio che il Benedetto XVI di Ratisbona avesse ragione: rimando alla lettura integrale del suo discorso (e anche all’esegesi che ne ho fatto nel mio O capiamo o moriamo) per capire quanto sia ragionevole e ormai necessario un passaggio di comprensione radicale del suo messaggio sull’Islam.
Voglio scrivere e ricordare il piano religioso perché sarà l’unico ignorato dai commentatori, lo considerano spinoso e politicamente scorretto, anche se Hamas ha chiamato l’attacco a Israele “tempesta di Al Aqsa” e lo ha motivato con la difesa della relativa moschea e dei “luoghi santi”. Anche il cristianesimo secoli fa motivava così le sue crociate. Per questo è cruciale rileggere il Ratzinger di Ratisbona, perché spiega come il cristianesimo non abbia avuto paura di confrontarsi con la ragione e nell’evoluzione della storia del pensiero sia giunto a conclusione che “la violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima”, in una splendida concordanza dunque tra ragione e fede. È questo a rendere impossibile a un cristiano oggi poter reagire con la violenza alla persecuzione che subiscono in Pakistan o al silenziamento imposto dal regime comunista cinese, sarebbe considerato pazzo chi proponesse di muovere guerra in nome del cristianesimo a chi impedisce di edificare chiese e perseguita chi ci prova in Arabia Saudita o Corea del Nord. Non è invece considerata una follia dai palestinesi ammazzare a freddo decine di israeliani, ferirne centinaia e prendere in ostaggio molti altri, spiegando che lo si fa per difendere una moschea. Con la finalità, evidente, di ottenere la solidarietà di tutti gli Stati islamici che da sempre hanno la distruzione di Israele come obiettivo.
Purtroppo invece ci divideremo piuttosto rapidamente nelle solite due curve di tifosi: filo-palestinesi contro filo-israeliani, ognuno userà le violenze dell’altro come prova della propria tesi. Sarà divertente vedere quanti filo-ucraini andranno a militare nel campo filo-palestinese dopo aver sostenuto per due anni che Putin è colpevole in quanto aggressore. E stavolta l’aggressione chi la compie? Agevolmente utilizzeranno l’argomento dei filo-russi sul conflitto latente che in realtà fa vittime da anni, ignorando l’atto che ha dato il via a questa ennesima, inutile guerra. Che rischia di appiccare il fuoco a una regione del mondo sempre altamente infiammabile.
Io ho provato a fornire il mio contributo. Nessuno deve mai avviare una guerra per difendere una chiesa, una sinagoga o una moschea. Nel cristianesimo e nell’ebraismo questo concetto è chiaro da tempo, gli ebrei si fecero addirittura portare come agnelli al macello nella Shoah senza reagire (e da quella esperienza trassero la consapevolezza per cui se qualcuno ti vuole distruggere devi attrezzarti per difenderti). L’Islam questo percorso deve ancora compierlo e le ragioni le ha spiegate perfettamente Ratzinger a Ratisbona, con un discorso che pagò caro (compreso il folle divieto di parlare a La Sapienza di Roma, la sinistra filo-musulmana si vendicò così), ma che è di una chiarezza cristallina. Se l’Islam non disinnescherà la sua carica violenta, facendo prevalere le sue correnti moderate che pure esistono, il mondo vivrà perennemente seduto su una bomba che se esplodesse sarebbe fatale per tutti. Preghiamo che oggi non sia stata accesa la miccia.