“Il Popolo della Famiglia del Piemonte plaude alla ‘stanza di ascolto e aiuto’ istituita presso l’Ospedale Sant’Annadi Torino” dichiara Carlo Bravi, del PdF di Torino, secondo il quale “questo atto costituisce finalmente un gesto concreto, che contribuirà ad alimentare la cultura della Vita. Notiamo che la Convenzione recentemente stabilita tra Regione Piemonte e FederViPA Piemonte non fa che applicare quanto esplicitamente previsto dagli articoli 1 e 2 della legge 194/1978, venendo a colmare un’inadempienza da parte degli enti pubblici che dura ormai da mezzo secolo”. Questo significativo provvedimento si va ad aggiungere ad altri provvedimenti socialmente rilevanti, come l’iniziativa per la cosiddetta ‘vita nascente’, con i quali la Regione Piemonte conferma una certa attenzione all’emergenza denatalità che sta portando il nostro Paese all’estinzione.
“Tuttavia non ci illudiamo – precisa Bravi – che un singolo provvedimento come questo, in un singolo ospedale (per quanto importante) della Regione, possa da solo invertire un trend complessivo e drammatico di denatalità e di ostilità alla vita in tutte le sue forme, che sperimentiamo da parecchi decenni. Tanti altri provvedimenti sono necessari ed urgenti, tra i quali l’istituzione di un reddito di maternità – che il PdF ha proposto incessantemente fin dalla propria fondazione nel 2016, nella forma di 1000 € al mese per i primi 8 anni di vita alla mamma che si occupi in esclusiva della crescita del proprio bambino – ovvero il quoziente familiare – in base al quale la tassazione è ridotta e finanche annullata in base al numero di componenti della famiglia – o ancora quella che chiamiamo ‘la carta famiglia’ ovvero la possibilità di un trattamento di favore ‘in quanto famiglia’ nel pagamento dei servizi pubblici come trasporti, educazione, cultura, ecc., trattamento che è realtà in tanti paesi europei”.
“La necessità più grande, però – conclude Bravi – è la diffusione ampia e capillare di una cultura della vita e il contrasto senza incertezze ad una cultura di morte, che non di rado è a sua volta figlia di una cultura eugenetica, o dell’efficienza, o dello scarto. Cultura di morte che negli ultimi anni prende la forma di cultura dell’eutanasia la quale illude suadente tanti nostri contemporanei, ciechi di fronte agli sponsor interessati della ‘dolce morte’ o alla ‘morte con dignità’, mentre si tratta solo di invito a ‘togliere il disturbo’ rivolta a persone la cui assistenza è diventata troppo onerosa o semplicemente fastidiosa”.