CAPPATO, ORA PAROLE CHIARE DALLA MELONI

31 Luglio 2023 Mario Adinolfi
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, , Il Popolo della Famiglia

Marco Cappato, l’unico essere umano al mondo che attraverso la associazione Coscioni quando un disabile si suicida manda un comunicato stampa trionfale da “obiettivo centrato”, si candida a senatore alle suppletive nel collegio che fu di Silvio Berlusconi. Non di per sé una gran notizia, Cappato si è candidato più o meno a tutto salvo scoprire spesso che tocca raccogliere le firme, senza riuscirci, come ad esempio alle ultime elezioni politiche del 2022. Il collegio di Berlusconi poi, Monza e Brianza, è blindato per il centrodestra dunque l’entusiasmo di Carlo Calenda e di +Europa, così come la freddezza del Pd a cui pure Cappato si è offerto come candidato, lasciano il tempo che trovano. Quel seggio sarà di Adriano Galliani o di chi la famiglia Berlusconi vorrà, è un feudo.

Il punto è che Cappato è bravissimo a sfruttare queste occasioni mediatiche per portare avanti la sua battaglia ossessiva per quella che chiama “eutanasia legale”, il tutto tra il plauso dei media di ogni colore. Un solo soggetto politico in Italia ha il coraggio da anni di contrastare Cappato apertamente e persino fisicamente (per certi versi esemplare lo scontro sulle scale della Corte di Cassazione dove spiegammo agli italiani l’imbroglio della raccolta firme con Fedez per il referendum sull’eutanasia, imbroglio che poi fu certificato dalla Corte Costituzionale esattamente nei termini da noi posti, il referendum fu respinto): questo soggetto è il Popolo della Famiglia. In tribunale poco ci manca che la pm invece di fare la pubblica accusa scriva lettere d’amore a Cappato e fuori in piazza c’è sempre il Popolo della Famiglia a ricordare che per l’ordinamento giuridico italiano la vita non è un bene disponibile.

Ora con le elezioni suppletive del 22 e 23 ottobre Cappato alzerà la sua cortina fumogena ammaliante che purtroppo un risultato l’ha già ottenuto, con la sentenza della Corte Costituzionale che ha aperto al suicidio assistito. Non vince mai politicamente o democraticamente, ma riesce con la pressione mediatica a far affermare che in materia di fine vita ci sarebbe una “vacatio legis” che il Parlamento dovrebbe colmare. E invece non c’è nessuna lacuna legislativa: l’ordinamento italiano vieta l’omicidio di consenziente (con la piccola smagliatura ottenuta dalla sentenza Dj Fabo) e vieta l’eutanasia. Cappato fino al 22 e 23 ottobre cercherà legittimazione alla sua posizione che punta esplicitamente al modello olandese o canadese (pur servendosi dell’orrendo modello svizzero, la soppressione a pagamento). Non può essere che sia il solo Popolo della Famiglia a opporgli un no netto.

Olanda e Canada sommati hanno una popolazione inferiore all’Italia e secondo gli ultimi dati disponibili, certamente da correggere al rialzo visto che sono del 2020 e 2021, lasciano che lo Stato sopprima ogni anno oltre 17mila “sofferenti”. Anziani, malati, disabili, ma anche depressi e 5 persone autistiche di età inferiore ai trent’anni. In Canada il sofferente è ormai invitato a morire più che a chiedere aiuto allo Stato, tanto che un ministro ha dichiarato che nel suo Paese “è più facile chiedere l’eutanasia che la sedia a rotelle”. Cappato vi vende l’idea di un nuovo diritto, facendo leva sulla paura del dolore insita in ciascuno di noi. Attraverso di lui i suoi danti causa, tra cui George Soros, impongono il modello per cui il soggetto non produttivo va eliminato. Possibilmente non deve nascere (selezione eugenetica ormai massiva attraverso le pratiche abortive), se nasce deve essere quanto prima soppresso (eutanasia anche pediatrica) e comunque la sua vita va certificata come peso per la società che non ne deve sopportare i costi. Olanda e Canada sono società giovani. Pensate a questi criteri introdotti nell’Italia zeppa di anziani, quasi quattro milioni dei quali sono attualmente non autosufficienti. In Olanda e Canada ne hanno eliminati in dieci anni centocinquantamila. Da noi si saprebbe certamente fare di meglio.

La questione eutanasia è la questione centrale per la vita di tutti noi, è oggi la questione politica per eccellenza. Si tratta di offrire una risposta a chi non ce la fa. Cosa si fa? Lo si sostiene, lo si aiuta, si fa sentire come la sua vita sia importante e dignitosa anche in condizione di sofferenza oppure si decide di farlo sentire un peso da eliminare il prima possibile perché altrimenti costa? Nell’Italia che invecchia questa decisione cruciale incrocia il destino personale di ciascuno di noi, non è una chiacchiera, non è dividersi sui buffi della Santanché o sul concorso esterno in associazione mafiosa. Questa è una roba che ci riguarda tutti e personalmente. Vogliamo che decida il fascinoso Cappato attraverso una campagna mediatica aiutata da una campagna politica per le suppletive in cui tutti gli strizzeranno l’occhio, senza sostenerlo magari ma stando attenti a non contrastarlo?

In Italia ci sono stati già due suicidi assistiti, cioè organizzati dallo Stato. Non sono i 17mila l’anno di Olanda e Canada, ma due per me sono già troppi. Due disabili, uno di 44 e una di 78 anni, hanno avuto l’autorizzazione dalle strutture sanitarie di due regioni governate dal centrodestra: le Marche e il Veneto. In Veneto il governatore leghista Luca Zaia è apertamente favorevole a eutanasia e suicidio assistito. Ora serve una parola chiara al massimo dei livelli.

Siamo stanchi di essere il solo soggetto politico, come Popolo della Famiglia, a spiegare che l’eutanasia è una pratica barbara di soppressione da parte dello Stato dei più deboli, non a caso nata in epoca nazista e praticata attraverso la Aktion T4 per risparmiare denari da investire in materiale bellico. Le analogie con il tempo presente sono impressionanti, compresa la campagna mediatica di legittimazione di tale pratica. Chiediamo al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, oltre che al candidato del centrodestra nel collegio di Monza per il Senato delle suppletive di ottobre, una esplicita dichiarazione di contrarietà a qualsiasi pratica eutanasica. Non valgono dichiarazioni pregresse. In passato Giorgia Meloni marciava con noi per abolire l’aborto o per contrastare il varo della legge Cirinnà, oggi i suoi slogan solo “la legge 194 non si tocca” e “questo governo non prenderà alcun provvedimento contrario alla comunità Lgbtq”. Servono dunque parole chiare e fresche.

La questione non è secondaria, è una fondamentale battaglia di civiltà. Fino al 22 e 23 ottobre Cappato non potrà avere un palcoscenico privo di opposizione sul tema cruciale dell’eutanasia. Ci auguriamo sia il candidato del centrodestra a incarnarla esplicitamente, ma non accetteremo i consueti giochi di parole. Su un tema così fondamentale serve chiarezza ed è una chiarezza di cui il centrodestra si è privato da tempo. Il Popolo della Famiglia chiede di recuperarla. In assenza di risposte chiare organizzeremo una grande mobilitazione sul territorio della contesa elettorale delle suppletive di ottobre, in cui ci auguriamo di coinvolgere anche la totalità del mondo cattolico in una battaglia fuori dagli schieramenti per i valori fondanti che dovrebbero unirci tutti, esprimendo una nostra candidatura a cui volentieri però rinunceremmo in cambio di impegni non fraintendibili da parte di chi oggi governa il Paese.