ESISTE UNA IDENTITÀ ITALIANA?

4 Giugno 2024 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Tutto mi sarei aspettato nel giorno della festa della Repubblica italiana tranne che trovarmi all’indomani a dover discutere dell’esistenza o meno dell’identità italiana. Le parole di Mattarella sulla “sovranità europea” le ho trovate fuori luogo per il 2 giugno, ma il vero campanello di allarme m’è risuonato leggendo un’intervista alla “scrittrice e divulgatrice” Maura Gancitano (colpa mia, ne ignoravo l’esistenza) che ancora potete trovare sul sito di Repubblica sotto il titolo: “L’identità italiana non esiste”. Ho scoperto poi che questa signora tiene un podcast intitolato Pensare europeo, finanziato dal Parlamento europeo. E tutto mi è diventato più chiaro.

Per farvi digerire i diktat europei vi devono far dimenticare ciò che siete: siamo destinati ad essere comandati da stranieri ma vi vogliono convincere che non c’è differenza tra noi e una tedesca o un olandese, che cattolico o islamico è la stessa cosa, d’altronde non vi hanno già spiegato che maschio o femmina è uguale e il gender si sceglie come un abito? La presidenza belga di turno non proponeva un documento qualche settimana fa “per abbattere le differenze” in cui chi non la pensa così deve essere messo in galera quale “istigatore di odio omotransfobico” secondo norme pro-Lgbt che si proponeva fossero uguali su tutto il territorio Ue, a partire dalla legittimazione del “matrimonio egualitario” cioè gay? Lo slogan è sempre lo stesso: abbattere le differenze. In nome di questa ideologia si abbatte l’idea di famiglia, di cultura e nazione di provenienza, ovviamente di Dio. Come ogni operazione ideologica, però, è essenzialmente falsa. Le differenze esistono e resistono perché sono fatti, i fatti sono cocciuti, le identità non le abbatti perché non sono “stereotipi”, come dice invece la scrittrice intervistata da Repubblica.
Partiamo dalle basi, dai testi classici. Esiste una identità nazionale quando sono presenti tre fattori: un territorio, un popolo, una lingua. L’identità italiana esiste perché abbiamo un territorio chiaramente e naturalmente identificato (la penisola nel Mediterraneo sottostante le Alpi con Sicilia e Sardegna come proprie isole maggiori), un popolo nato dalla mescolanza dei popoli italici unificati dai romani, una lingua che è lo splendido italiano di San Francesco e Dante giunto evolvendosi fino a noi dal latino che fu lingua con cui da Roma andammo a dominare il mondo. Dai tre fattori primari di identità derivano poi altre caratteristiche che definiscono l’italianità: essere patria del diritto esportato ovunque, dell’architettura e dell’urbanizzazione secondo il modello di Roma, della religione cristiana che da Roma si è espansa diventando la religione più diffusa per millenni fino ad oggi, delle arti e delle lettere che fanno del nostro Paese il detentore del più grande patrimonio culturale esistente, delle bellezze naturali che solo in Italia vanno dalle montagne innevate oltre i quattromila metri d’altezza fino alle colline dolci e alle pianure feconde, per non citare i mari pescosi e cristallini, il tutto da sempre capace di attrarre turisti di ogni nazionalità alcuni dei quali poi in Italia restano e si fanno italiani.
Io sono personalmente figlio di una turista restata in Italia proveniente dall’Australia, diventata italiana perché siamo sempre stati un Paese accogliente. Ma mia madre per prima sa che esiste una differenza tra la sua patria di origine e quella di adozione, la misura quella differenza, non si sognerebbe mai di dire che l’identità italiana non esiste perché ne conosce la diversità da quella australiana. Tratteggiare la differenza identitaria significa non essere accoglienti o, peggio, razzisti? Assolutamente no. Andremo agli europei di calcio con una nazionale senza neanche un atleta di colore. Questo vuol dire che siamo alla caccia di una purezza “ariana”? No, semplicemente accade perché l’identità nazionale italiana ha una radice bianca e caucasica. Chi è nero, giallo o ispanico è meno italiano? No, tanto che in nazionale gioca Jorginho che però è brasiliano pure se ha il passaporto italiano fin dalla nascita, però in Brasile è cresciuto e conosce la differenza. Tale differenza è un problema? No, è un arricchimento, porta qualità. Non c’è valutazione negativa nell’affermazione di una identità, serve a valorizzare le differenze. Per questo contestai in era ante-Vannacci la decisione di fare di una giovanissima Paola Egonu la portabandiera italiana alle Olimpiadi di tre anni fa, perché era una scelta puramente ideologica che avrebbe ingiustamente costruito pressione indebita sulla stessa Egonu che mai aveva vinto niente a livello olimpico. La si scelse solo per aderire all’ideologia woke. Jannick Sinner, che pure da tennista più forte del mondo potrebbe ambire a quell’onore, ha subito rifiutato di fare il portabandiera olimpico affermando che “dovrebbe farlo chi ha già vinto almeno una medaglia d’oro per l’Italia”. Quanta saggezza pulita nei più giovani.
L’identità italiana esiste, non esiste un’identità europea, non esistono gli Stati Uniti d’Europa che pure qualcuno vagheggia sotto forma persino di lista elettorale evocando una similitudine con gli Stati Uniti d’America. Eppure basterebbe mettere una al fianco dell’altra le due mappe. Gli Stati Uniti d’America hanno confini squadrati, uniscono Stati che hanno la forma di rettangolo, perché le demarcazioni sono puramente convenzionali: Colorado, Wyoming e Utah si incastrano come pezzi di un tetris, nei tre diversi Stati si parla la stessa lingua, non ci sono differenze sostanziali tra i tre popoli. I confini tra le nazioni europee non sono mai fissati da linee ortogonali convenzionali, sono confini naturali segnati nei secoli da montagne, mari, foreste, fiumi. Un italiano non capisce una parola di olandese o di ungherese, è sempre stato così e sempre sarà così. A meno che non vogliamo cancellare la lingua italiana, l’olandese e l’ungherese e dire che sono uguali. Ma se lo dici, dici il falso, proclami un dato ideologico e non reale. In Europa le radici dei popoli sono plurimillenarie e la radice italiana è la più profonda. Si teorizza così una supremazia bianca o italica? No, per niente, ma si offre certamente un senso alla identità italiana che esiste, eccome se esiste. Accoglie tutti, perché sa di esistere però, non per farsi cancellare o negare dalle differenze. Perché se accogliere significa cancellare Dante dalle scuole altrimenti i musulmani si offendono perché Maometto è all’inferno, allora mi sto arrendendo al non essere più nulla, mi preparo alla generica “sovranità europea” cui vogliono ridurmi per comandarmi meglio, da suddito e non più da cittadino. Invece accogliere significa spiegare all’islamico il nostro amore e rispetto per la donna, ispirato dalla tradizione mariana, così come la nostra passione per l’arte e per la cultura, visto che da secoli l’Islam artisticamente non produce nulla e anzi ha in odio il cinema, la musica, la letteratura, la pittura e la scultura. Quando dico questa frase (ricalcata per la verità su un’idea di Indro Montanelli) c’è chi corre su Google alla ricerca di qualche islamico che abbia contribuito alla cultura mondiale negli ultimi due o tre secoli. Niente. Si riducono a citarmi Il Profeta di Khalil Gibran, morto da un secolo e cristiano libanese emigrato a Boston, non arabo musulmano di Islamabad.
La grandezza dell’identità italiana va conosciuta, studiata, amata e onorata. Soprattutto, vivificata. Chi dice “l’identità italiana non esiste” nega la realtà, chi la racconta come uno “stereotipo” punta a cancellarla solo per prepararci ad una resa alla subalternità. Non credo alla sovranità europea, credo solo ad un’Europa di popoli rispettosi delle proprie diversità che dopo essersi fatti per secoli la guerra ora sappiano insieme proporre al mondo una tensione verso la pace. Credo ad un’Europa che unitariamente accoglie e non lascia sola l’Italia come frontiera nel Mediterraneo a dover gestire l’ondata migratoria. Credo ad un’Italia forte che in Europa si faccia sentire, per via della sua storia millenaria che ha forgiato la sua identità e ne garantisce oggi la libertà dalla dominazione straniera che invece punta a espandersi sempre di più. Anche per questo sabato e domenica voto Libertà alle elezioni europee, perché tutte le altre opzioni negli ultimi governi e nelle pretese “green” hanno dimostrato subalternità ai diktat sovranazionali.
Come dicevano i vecchi artigiani italiani emigrati a Hollywood per lavorare al servizio della ruggente industria cinematografica americana dei colossal alla Griffith, che voleva imporre ritmi di lavoro disumani contando sulla loro condizione di bisogno, arriva il momento dell’orgoglio e del dire basta anche a chi ha più soldi e più potere: “Noi siamo i figli dei figli dei figli di Raffaello, di Michelangelo, di Leonardo. Voi di chi siete figli?”. Non è una domanda retorica, non è un’affermazione retorica. L’identità italiana esiste a va difesa, più che mai oggi che è sotto attacco e va difesa ancora una volta anche con il voto.