VALDITARA E CONCIA, SUPERARE LA SUBALTERNITÀ

9 Dicembre 2023 Mario Adinolfi
immagine mancante
, Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi
Sono stato il primo a porre a nome del Popolo della Famiglia la questione della nomina di Paola Concia contestandola al ministro Valditara già giovedì sera, poche ore dopo che era stata comunicata, l’ho fatto in tv a Piazza Pulita su La7. Il dialogo con il conduttore Corrado Formigli è stato esemplificativo. Il tema era il consueto “patriarcato” ed ero stato interrogato sul valore politico di ciò che stava avvenendo, visto che la destra era al governo. Io ho risposto citando la nomina della Concia e spiegando la mia contrarietà, che serviva anche a dimostrare i complessi culturali di cui questa destra soffre, intellettualmente subalterna nei confronti della sinistra. Formigli, tra i più intelligenti ma anche faziosi giornalisti di sinistra del panorama televisivo, subito mi incalzava dicendo che la mia contrarietà era dovuta al fatto che Paola Concia “è omosessuale”. Insomma, l’accusa era chiara anche se celata: sei omofobo.
Io ho spiegato che rifiuto l’idea dell’indottrinamento di Stato nelle scuole su relazioni e affettività, lo rifiuto sul piano culturale e sul piano politico. Lo ritengo pericoloso e dunque lo combatto. Non c’è traccia di omofobia in questa posizione, è una posizione politica largamente radicata in una storia e in una radice che non ama le ingerenze dello Stato sull’educazione dei bambini, che quando è imposta su temi sensibili è sempre indice di una tendenza totalitaria. A scuola devo riempirmi di sapere letterario, linguistico, matematico, storico, filosofico, giuridico, scientifico. L’educazione dei figli su temi di rilevanza etica è compito della famiglia dove si insegnano il rispetto, il valore della vita e della dignità propria e altrui, la libertà come opzione per il bene e non come licenza che giustifica ogni atto, oltre che la gestione della delicatissima fase di scoperta del proprio corpo e della sessualità, che mai metterei in mano alle dottrine di terzi quando in gioco ci sono le mie figlie.

Mi hanno detto che al fianco della Concia il ministro ha nominato una valente suora e anche una ex candidata al Senato del Popolo della Famiglia. Io non firmerò la mozione contro la Concia, di cui peraltro sono stato compagno di banco nella mia stagione da deputato e che conosco bene come persona seria e pure simpatica. Tutto quello in cui crede è l’esatto opposto di ciò in cui credo io, ma questo non mi ha mai portato a forme di “fobia” nei suoi confronti. Respingo al mittente dunque l’accusa di Formigli, retropensiero di tutta la sinistra, per cui noi non vogliamo la Concia perché è lesbica. L’ho detto in tv e lo ripeto: io rifiuto l’idea che i nostri figli debbano essere indottrinati a scuola sui temi della sessualità. Perché se persino la destra di governo dura e pura si fa condizionare dal complesso culturale verso la sinistra, tanto da nominare una leader Lgbt a coordinare il “progetto sulle relazioni” tentando poi di mascherare l’operazione con un goffo manuale Cencelli con nomine “riequilibratrici”, pensate che livello di condizionamento potrà subire un bambino di tre o sette anni a scuola se sottoposto al bombardamento ideologico. Lo ha subito Valditara, strutturato uomo politico e ministro del governo più di destra di sempre della Repubblica italiana, figuriamoci cosa accadrà nelle classi peraltro già dominate da una subcultura di sinistra che ha devastato la scuola italiana.

Il problema non è la Concia. Il problema è il vuoto culturale di questa destra e la sua subalternità proprio alla cultura di sinistra. Parte la tarantella contro i maschi e il “patriarcato”? La Meloni pubblica subito la foto con una famiglia di sole femmine. Il padre della povera Giulia Cecchettin fa il discorso che vuole “l’educazione all’affettività” nelle scuole perché l’assassino della figlia è il “rampollo di un maschilsmo tossico”? E subito Valditara fa la commissione con 15 milioni di euro in mano a una leader Lgbt e altre due donne, accettando il diktat secondo cui di “relazioni” non ci devono essere maschi ad occuparsene. Roba che neanche il ministro Pd Valeria Fedeli si era mai sognata di proporre.
Una seria cultura politica avrebbe proposto nel sistema scuola la questione della libertà educativa della famiglia. Conquistato il governo del Paese, un Valditara avrebbe dovuto prendete suor Monia Alfieri come consulente per costruire una vera parità scolastica in un sistema pubblico integrato, tema di cui la suora è assai esperta, non utilizzarla per fare da foglia di fico a Paola Concia.
Insomma, qui ci dovete spiegare: a che è servito votare per una destra conservatrice se in un anno di governo ci siamo dovuti sorbire la conferma di tutto l’impianto politico del governo Draghi, più l’aumento dell’IVA sui pannolini, il voto unanime di gennaio a favore della mozione dell’aborto come diritto delle donne, la conferma della follia delle carriere alias nelle scuole e della somministrazione gratuita (pagata dalle tasse di tutti noi) della costosa triptorelina per bloccare la pubertà di centinaia di bambini under 12 per prepararli al cambio di sesso, l’istantanea rimozione di un valente generale colpevole di aver scritto un libro sgradito alla sinistra, adesso il cedimento alle puttanate sul patriarcato e pure la legittimazione di uno dei nomi più noti della galassia Lgbt come guida per l’educazione di Stato nelle scuole in materia di “relazioni”? Sembra il programma di un governo monocolore Pd.
Il tema, come capite, è più ampio. Vi prego non fermatevi allo schema su cui i Corrado Formigli vanno a nozze, focalizzare tutta la questione su Paola Concia. Ne farete un martire e verrete schiaffati nell’angolino buio degli estremisti omofobi, che hanno paura della lesbica. Non la firmo la petizione contro di lei avanzata da chi però, invitato a costruire un’alternativa politica autonoma, poi vota sempre per chi ha nominato la Concia. La questione insomma è tragicamente più complessa e i novanta minuti di confronto con le neofemministe a Piazza Pulita giovedì sera in tv l’hanno resa plasticamente evidente.
Il tema è: perché questa destra di governo è così culturalmente inconsistente da avere una paura fottuta del giudizio di una sinistra, che a mio avviso e l’ho detto in tv ha imboccato la via di una elaborazione che è noiosa paccottiglia alla moda, destinata a essere travolta è dimenticata come i pantaloni a zampa di elefante e la fascinazione per Potere Operaio? Perché il peggiore Pd di sempre, che non a caso dal 41% alle europee del 2014 oggi considererebbe un grande successo prendere la metà secca di quella percentuale, detta l’agenda su temi sensibili senza che nessuno dalla maggioranza osi pronunciare una sola sillaba? Ma dobbiamo lasciare a Massimo Cacciari la spiegazione che la parola “patriarcato” non ha alcun senso, lo aveva 500 anni fa e poi andò in crisi e da 200 anni non esiste più?
Noi non votammo la destra alle politiche del 2022 perché eravamo certi che avrebbe proseguito nel solco del governo Draghi. Ha fatto peggio. È diventato un governo Pd, non a caso con i complimenti del più recente segretario del Pd, Enrico Letta. Con la maggioranza che Meloni ha in mano, propongo che siano fatte tre cose concrete e praticabilissime per dare un minimo segno del cambio di rotta: varare subito il reddito di maternità, perché la lotta alla denatalità oggi la Roccella la fa solo a chiacchiere e ha il terrore di limitare l’aborto perché altrimenti la contestano; avviare la riforma per la libertà educativa delle famiglie e istituire da subito il buono scuola che permetta a tutti di accedere all’istituto che ritengono, pubblico o parificato; vietare le iniezioni di triptorelina ai minorenni. Tre piccoli segnali semplici semplici, che si possono fare domani. Poi promuoverei a Capo di Stato Maggiore della Difesa il generale Vannacci, perché se si sveglia e fa una lista sua alle europee quello toglie dieci punti alla maggioranza, altro che candidarsi con Salvini…
Se invece si preferisce andare avanti con un governo nei fatti piddino, auguri. La prossima volta magari qualcuno si sveglierà e capirà che l’argomentazione “voto loro perché gli altri farebbero peggio” è fragile, fragilissima. Finché resteranno culturalmente subalterni, finché scriveranno più libri di quanti ne hanno letti, finché nomineranno solo sodali e parenti perché hanno la sindrome dell’accerchiamento e temono gli intelletti capaci anche se liberi, i frutti non potranno che essere questi e il problema non è la Concia. La Concia è il sintomo che ci permette di capire le cause del malessere. Sarà ora di occuparsi seriamente di queste cause e di curarle. Poi, dopo aver studiato un po’, di lottare con fermezza. Perché loro sono feroci, vogliono letteralmente distruggere ogni idea che osteggiano ma soprattutto le (poche) persone che non si assoggettano, per questo bisogna rafforzarle e farle vivere.