Veleno e Bibbiano non sono mele marce

15 Giugno 2021 Mario Adinolfi
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, Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Insisto a raccontarvi di Veleno, insisto a raccontarvi di Bibbiano, insisto a raccontarvi di Rignano Flaminio, insisto a raccontarvi di Sagliano Micca. Lo faccio perché proveranno a dirvi che sono casi di “mele marce in un sistema fondamentalmente sano”. Non è così. È marcio il sistema degli allontanamenti dei bambini dalle famiglie perché corroso da un’ideologia convinta che la famiglia naturale sia un luogo naturale di abuso dei minori.

Claudio Foti, che non a caso troviamo in tutte le storie che vi racconto, è convinto che tre figli su quattro siano abusati in famiglia. In più ci sono montagne di denari in ballo (ogni consulenza della piemontese Hansel e Gretel di Foti era pagata lo sproposito di 135 euro l’ora più spese di trasferta e soggiorno) e la sulfurea questione della “omogenitorialità” emersa chiaramente a Bibbiano dove una cricca di lesbiche rubava le figlie in famiglie naturali costringendole a inventare abusi mai esistiti per poi assegnarsele tra fidanzate ed ex fidanzate. Con la tragedia che quando quelle bambine opponevano resistenza alle false dichiarazioni che le lesbiche volevano inculcare sui falsi abusi subiti dai genitori, ebbene le bimbe venivano scaricate dalla macchina in corsa manco fossero cani e abbandonate sotto la pioggia al grido forsennato: “Non ti voglio più”.
Ripeto: non sono mele marce. Il segmento delle udienze preliminari di Bibbiano è stato tutto mediaticamente silenziato perché il sistema innervato da quella specifica cultura non vuole che voi scopriate i meccanismi del sistema stesso. I giornali non vi hanno raccontato della richiesta di rito abbreviato di Claudio Foti, che teme il processo regolare con la sfilata di tutti i testimoni che annichilirebbero definitivamente i suoi metodi criminali; non vi hanno raccontato la strategia difensiva della leader della cricca, Federica Anghinolfi, che prova a dire di non aver sottratto i minori con una serie infinita di falsi in atto pubblico, ma di aver solamente “avanzato dubbi” sulla capacità genitoriale delle famiglie naturali a cui a Bibbiano sono stati sottratti i figli.

Va ascoltata in particolare la voce di Valeria Bigi, una mamma a cui hanno sottratto la figlia dalla sera alla mattina, ma una mamma che li conosceva bene i suoi aguzzini: una mamma da giovane militante del Pci, formata nella Fgci e alla scuola comunista delle Frattocchie. Sapeva bene di quali metodi è capace l’ideologia antifamilista. Valeria aveva capito due cose fondamentali: non si stava battendo contro “mele marce” ma contro un sistema che aveva diramazioni fino al livello europeo; non era un caso che fosse stata presa di mira sua figlia, sua figlia era stata “promessa a qualcuno”. Disarticolando il sistema Bibbiano con le sue stesse armi, Valeria è riuscita dopo due anni e mezzo di battaglie a riunirsi con la figlia. Nessuno nella vicenda di Veleno e pochissimi a Bibbiano hanno avuto la sua fortuna.

Pablo Trincia, l’autore dell’inchiesta di Veleno, in un’intervista a Leggo dice che a essere prese di mira furono “le famiglie ultracattoliche” e il parroco del paese, don Govoni, ci rimise la vita stessa, sommersa dalla valanga di fango attivata da Valeria Donati e dagli altri folli dei servizi sociali di Mirandola. La stessa Valeria Donati, non dimentichiamolo, che molti anni dopo Veleno contribuì a sottrarre due figli a una donna di Reggio Emilia finita in ospedale e adottò lei stessa, da single, la femmina. Come è stato possibile? Grazie ad una relazione tecnica firmata, indovinate un po’, da Federica Anghinolfi. Se non ci si dà una mano tra amiche…

Attenti dunque al disegno tutto intero: vasti ambienti dei servizi sociali, dei tribunali minorili, della psicologia dell’infanzia considerano la famiglia naturale come luogo naturale di abuso dei figli, tre bimbi su quattro ne sarebbero vittima; per ragioni ideologiche questo rischio di abuso viene considerato da tali “dottori della legge” come assai più alto nelle famiglie “povere” e “ignoranti”; spesso sempre per ragioni ideologiche l’attaccamento alla fede cattolica, specie alla fede semplice e popolare, viene considerato fattore retrogrado e ovviamente di “ignoranza”; segmenti ricchi e ideologicamente contigui ai “dottori della legge” hanno fame di bimbi da assegnare in adozione a contesti in cui naturalmente i figli non possono nascere, dai single agli omosessuali che da anni non a caso chiedono di modificare in senso a loro favorevole la normativa sulle adozioni ma intanto agiscono con il sistema Bibbiano. Tutto questo è condito da una montagna di interessi economici fatta di soldi pubblici che oliano l’intero sistema, dalla consulenza psicologica sui minori fino agli assegni riconosciuti ai single e ai gay affidatari.

Prenderanno di mira i bambini, devasteranno le famiglie, lo denuncio da tempo. Alziamo gli scudi e andiamo a combattere contro questi nemici organizzati, spiegando loro che il gioco l’abbiamo scoperto tutto intero. La lucida testimonianza di Valeria Bigi funga da monito: puntano le famiglie che cadono per qualsiasi ragione in difficoltà e mirano a sottrarre i figli avendo già in mente a quale contesto che non può naturalmente figliare assegnarli. Anziché sostenere la famiglia naturale, la abbattono, animati da un pregiudizio ideologico che vede la famiglia naturale come luogo naturale di abuso, specie se il contesto è “povero” o “ignorante”, intendendo quest’ignoranza con l’essere cattolici. Quando Valeria Bigi, bella donna di formazione comunista di professione sessuologa e con la presenza tipica di una donna di sinistra, si presentò ai servizi sociali davanti a coloro che le avevano sottratto la figlia, colui che aveva scritto la relazione contro di lei sbiancò. Aveva scritto otto pagine di relazione piene dei peggiori orrori totalmente inventati, infatti, senza averla mai vista né conosciuta. Semplicemente, vista la situazione familiare sfortunata di Valeria (il marito le era stato ucciso) aveva presunto di poterle agevolmente sottrarre la figlia dimostrando un del tutto inventato contesto familiare degradato. La bambina era già stata “promessa a qualcuno”. Valeria li conosceva e li ha battuti, ci ha messo due anni e mezzo per riabbracciare la figlia. Impediamo che questo sistema, il sistema Veleno e Bibbiano che imperversa da un quarto di secolo, possa affermarsi silenziando i veri nodi problematici perché ideologici di queste storie. Ma quali mele marce. Sono agenti assassini di una cultura lobbistica e totalitaria che va assolutamente abbattuta.

Dedico queste righe a Attilio, Alba, Maria Cristina e Guido Ferraro che il 5 giugno 1996 dopo aver scritto una lettera intitolata “Siamo innocenti” si sono suicidati come risposta alle false accuse di abusi su figli e nipoti rivolte loro dalla solita cricca di Claudio Foti, che da 25 anni semina sangue in questo Paese. Gli hanno silenziato l’ennesimo processo i soliti amici ideologizzati dei giornali, ma ci saremo noi a vigilare territorio per territorio affinché il suo centro studi Hansel e Gretel non possa più fare danni e ottenere un solo euro delle nostre tasse per diffondere la più feroce cultura antifamilista della storia italiana.