Anche il “compagno Duch” è morto, oggi. Se Pol Pot è Hitler, Duch è Himmler: il capo dei torturatori, il responsabile materiale dello sterminio di un terzo della popolazione cambogiana negli Anni Settanta. Ho già raccontato come il PCI di D’Alema e Napolitano organizzasse grandi manifestazioni per esaltare i successi degli khmer rossi, i rivoluzionari comunisti cambogiani capaci di battere il gigante statunitense. La follia di Pol Pot era talmente ideologica che teorizzava che per realizzare il progetto marxista bastavano uno o due milioni di cambogiani, tutti gli altri erano superflui. La radio ripeteva ai cittadini “controrivoluzionari”: “Tenervi in vita non comporta alcun beneficio, eliminarvi non comporta alcuna perdita”. Duch eseguì alla lettera. Gli sventurati comunisti italiani applaudivano, l’Unità insultava la Rai “democristiana” che si permetteva di raccontare le prime notizie sul genocidio di Pol Pot. La morte di Duch oggi interessa pochi malati di storia e di storie, come me. Qualcuno forse leggendo queste righe si accorgerà però che la cultura mortifera degli abortisti e degli eutanasici di oggi affonda le sue radici in slogan e ideologie neanche troppo antiche.