La lettura dei quotidiani è impietosa, le notizie feriscono. C’è quel papà incredulo per suo figlio ventunenne morto a causa di un mix di alcol e droga dopo la solita serata brava: “Non beveva, ma l’ha ucciso l’alcool”. Sfogli la pagina e c’è il famoso cantante che lancia la sua linea di droga legale, ebbene sì, siamo all’anticamera e l’ex rapper ora volto televisivo quasi cinquantenne vende la sua “maria salvador” senza vergognarsi né del nome né del far soldi sulla pelle dei mentalmente più instabili.
Altra pagina, altre statistiche sulle dipendenze: il 65% dei quindicenni maschi visita quotidianamente pagine pornografiche on line. Due su tre. Quotidianamente. Il 37% dei quindicenni fuma. Uno su tre. Il 15% della fascia tra i 15 e i 18 anni fa uso smodato di alcool almeno una volta a settimana. Per pornografia, tabacco e alcool la stragrande maggioranza dei consumatori abituali quindicenni afferma di aver avuto i primi contatti che hanno portato alla dipendenza ben prima dei quattordici anni. Allargando lo spettro fino ai ventiquattrenni, 2.1 milioni si drogano: cannabis, cocaina, exstasy, mdma, droghe chimiche sempre nuove entrano nel mercato e lo conquistano. Abbiamo in Italia il record europeo di drogati e siamo secondi nel consumo di alcool. C’è ancora una pagina da leggere, tra le persone in età da lavoro l’Italia è all’ultimo posto per laureati, il 13.7%. Se andiamo a focalizzarci sulla sola fascia 25-34 anni, in Europa sono laureati il 38.8% dei ragazzi, in Italia il 26.4%. Sarà forse conseguenza del fatto che negli anni precedenti ci si è bruciati la testa con pornografia, alcol e droghe?
Il papà del ragazzo morto, intervistato ha affermato che mentre cercava il figlio disperatamente ha incontrato i suoi amici reduci dalla nottata in discoteca: “Li ho visti accasciati sulle panchine, a terra. Li ho visti sorreggersi l’un l’altro e cadere, li ho visti aggrapparsi, li ho visti vomitare. Non era il ritorno da una discoteca, era una mattanza. Ma che mondo è questo se per passare una serata ci si riduce così?”. Questa è la fotografia perfetta, davvero è in corso la mattanza dei nostri figli. Li conosciamo? Lo sappiamo? L’incidenza di quei dati ci è nota, ci riguarda, apre degli interrogativi? Uno psicologo interrogato dal quotidiano Il Mattino sulla vicenda ha detto esplicitamente: “Servono i padri, serve il ritorno dell’autorità paterna”. Continuo ad essere convinto che aver ucciso Dio Padre abbia generato solo sconforto e solitudine, che ricade dai padri sui figli.
Dobbiamo ricostruire tutto, la prima emergenza è partire dai giovani e dalle agenzie educative, in primo luogo dalla famiglia. Ma è pronta la famiglia a raccogliere questa faticosissima sfida? La notte di Halloween nella sola regione Toscana settecento minorenni sono finiti in ospedale per le conseguenze del consumo ingente di alcool. Se non ripartiamo dall’alba del giorno dopo, dai Santi, in una notte così finiremo tutti per affogare.
Ho letto con molta attenzione la Gaudete et Exsultate di Papa Francesco, la sua chiamata alla santità per noi tutti. A un’amica che mi esortava allo stesso obiettivo qualche settimana fa ho risposto che io punto molto più modestamente al purgatorio, tipo la qualificazione in Europa League. Ma se c’è un compito in cui davvero i genitori cattolici dovrebbero sentirsi chiamati ad una sorta di elevazione collettiva, è quello a non lasciar cadere la consapevolezza sulla strage etica che riguarda i nostri figli, a coglierne il livello di responsabilità che ci concerne direttamente. Il Papa fa bene a ricordarci il rischio dello gnosticismo e del pelagianesimo attuali, ma c’è qualcosa da sapere e c’è qualcosa da fare, riguarda non solo gli ultimi della terra, non solo chi ha fame, non solo i perseguitati a causa della guerra, non solo i migranti e neanche solo i bambini non nati o gli anziani e i malati vittime della cultura dello scarto. Qui in gioco ci sono i nostri figli.
Mi piacerebbe che la Chiesa, in questa stagione sinodale dedicata proprio ai giovani, sappia persino con crudezza analizzare i freddi dati che la realtà pone davanti ai nostri occhi. Io credo davvero che la stagione della complicità con i ragazzi debba chiudersi e debba aprirsi una nuova stagione dell’autorità. Senza questo passaggio, se le tutte le agenzie educative rimaste in piedi (ormai in pratica solo Chiesa e famiglia) abdicheranno al loro ruolo e rinunceranno a recuperare autorevolezza, prepariamoci ad un futuro prossimo con i nostri figli trasformati in meri numeri per i business più deviati e devianti.