SI COMINCIA, DOVE SI FINISCE

18 Dicembre 2017 Mario Adinolfi
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, Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Si comincia con le parole edulcorate come “biotestamento” o, ancora meglio, “fine vita”. Più semplicemente si potrebbe dire: morte. Si sono fissati con le leggi sulla morte. Il problema dell’Italia è non avere più bambini, essere in preda alla più colossale crisi di natalità della sua storia, ma la legislatura in corso ha provveduto a: rendere fragile la famiglia naturale (divorzio breve, dimezzamento del bonus bebè, reversibilità della pensione solo alle unioni civili gay e non alle unioni civili tra etero in coppia di fatto), rendere più semplice il consumo di pillole abortive per uccidere il bambino concepito già pochi giorni dopo il rapporto (prima Norlevo e Ellaone dovevano essere prescritte dal medico, dal marzo 2015 sono farmaci da banco con l’esplosione dei consumi del 1400%), rendere impraticabile l’obiezione di coscienza dei medici antiabortisti con bandi di concorso che li escludono dalla possibilità di essere assunti. Insomma, tutto quello che si poteva fare per non far concepire bambini e ucciderli se concepiti, è stato fatto. In conseguenza di questa cultura di morte la conclusione della legislatura ha varato questa splendida legge con cui disabili gravi, malati terminali, bambini “nati male” potranno essere soppressi negando loro nutrizione e idratazione. C’è già il papà di una Elisa che è in coma da anni che dice che “finalmente potrà concludersi la sua agonia”. Elisa non ha chiesto di essere uccisa, non ha firmato un “biotestamento”. Ma con il varo della legge sulla morte il papà dirà ai medici di togliere l’idratazione e Elisa morirà di sete, la più terrificante delle morti. Così dopo un po’ di casi Elisa, che sono la replica dei casi Eluana, qualcuno si accorgerà di questo film dell’orrore e dirà che è meglio una uccisione “più umana” e quindi vai con l’eutanasia attiva via Pentobarbital, quella che fanno in Olanda e che ora non riguarda più solo Elisa e Eluana, ma anche i “disabili psichici” o semplicemente i depressi: il 19% dei casi di eutanasia, infatti, a 15 anni dall’approvazione della legge sull’eutanasia in Benelux non riguarda più malati gravi ma casi psichiatrici. E poi si finirà come in Svizzera, dove basta che paghi e la malattia te la inventano, basta che trionfino la morte e gli euro e tutti noi incidiamo sempre di meno sulle casse dello Stato alla voce: sanità. Questo è il piano inclinato. Noi proveremo a tirare un pugno e ribaltarlo. Chi lo fa con noi?