L’ERRORE DI RIFIUTARE L’UNITA’

24 Gennaio 2017 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Alla riunione del Comitato Difendiamo i Nostri Figli del 22 gennaio scorso Massimo Gandolfini ha ufficialmente rifiutato la proposta unitaria che abbiamo avanzato di un unico grande soggetto politico autonomo ispirato ai principi espressi dai Family Day, declinando esplicitamente la sua strategia del prossimo futuro: candidare esponenti del Dnf nei vecchi partiti esistenti del centrodestra. La valutazione del Popolo della Famiglia è di rammarico per una grande occasione persa di unità e non possiamo che stigmatizzare una scelta politicamente profondamente sbagliata, che non assume l’errore politico strutturale del Family Day, che è stato sconfitto proprio perché ha delegato ai vecchi partiti del centrodestra la rappresentanza delle proprie istanze, finendo platealmente tradito. La legislatura terminerà con l’approvazione almeno di un ramo del Parlamento di legge Scalfarotto e legge sull’eutanasia, mentre la larga intesa tra centrodestra e centrosinistra ha già prodotto l’approvazione definitiva della legge sul divorzio breve e di quella sulle unioni gay: decisivi sempre i voti dei cattolici eletti nel centrodestra. Il Popolo della Famiglia nasce l’11 marzo 2016, si presenta alle elezioni amministrative del 5 giugno 2016, elegge i suoi primi consiglieri negli enti locali, proprio a partire dall’assunzione di questo dato: senza un soggetto politico autonomo, non si conta nulla, non si detta l’agenda, si subiscono le logiche partitiche che considerano i nostri principi come “divisivi” e dunque da tenere lontani. Solo chiedendo il consenso agli italiani direttamente su una piattaforma valoriale precisa si può fermare questo meccanismo infernale. Senza timore abbiamo chiesto una “riappacificazione”, per superare i personalismi e andare a una strategia unitaria. Gandolfini ha esplicitato il suo diniego e l’ha motivato ricostruendo la storia, dal suo punto di vista, di quel che è accaduto nei mesi scorsi.
La ricostruzione di Gandolfini è molto utile e va ripercorsa per punti perché finalmente sgombra il campo da alcune bugie che sono state raccontate in questi mesi, pur aggiungendone di nuove:
1. Gandolfini ammette che della nascita del Popolo della Famiglia si parlò a lungo nel Comitato, ammette che gli è stata offerta la guida del movimento in termini assoluti (“Generalissimo”, gli altri solo sottoposti), che c’è stata una riunione “drammatica” del Cdnf in materia. Dunque la vulgata secondo cui per ragioni personali il sottoscritto, Gianfranco Amato e Nicola Di Matteo
fondano il Pdf senza dire niente a nessuno è definitivamente destituita di ogni fondamento. La genesi del Pdf è tutta unitaria e solo il rifiuto di Gandolfini e la presa d’atto di una distanza politica sulla valutazione del “tradimento” dei cattolici nei partiti che a febbraio votano il ddl Cirinnà porta alla nascita a marzo 2016 del Pdf, con tutti che sapevano tutto e avevano discusso tutto.
2. Gandolfini attribuisce la piazza del Family Day alla mobilitazione del solo Cammino Neocatecumenale. E’ una ricostruzione parziale e sbagliata, finalizzata a legittimare la genesi della propria leadership, che però carica di responsabilità il Cammino stesso. Responsabilità che il Cammino non ha. Forse sarebbe meglio tenere fuori il Cammino da questa contesa e anche affermare che Nicola Di Matteo
starebbe per lasciare il Pdf (notizia totalmente falsa) suona come un tentativo di regolare conti interni al Cammino. Che, lo ripetiamo, il Pdf intende tenere fuori da ogni contesa di natura politica. Siamo lieti di avere tra i nostri dirigenti, candidati, militanti molte persone che svolgono il Cammino neocatecumenale, mai siamo andati a chiedere anche solo un voto al Cammino. Forse sarebbe bene che anche Gandolfini eviti di strumentalizzare il Cammino assegnandogli quel ruolo esclusivo che, in verità, non ha avuto. In piazza ai Family Day sono scese le famiglie. Una delle voci più autorevoli è stata certamente quella di Kiko Arguello ed è risuonata sul palco di piazza San Giovanni. Perché poi sia stata zittita al Circo Massimo, Gandolfini lo sa bene: ci chiedeva di pregare per far sì che Kiko subisse il diktat della Cei, che Gandolfini stesso gli recapitò. Il rifiuto di alcuni di noi, curiosamente di tutti i membri del Dnf che non erano del Cammino, provocò un primo strappo. Non si subiscono i diktat di terzi, altrimenti si dimostra di essere eterodiretti e la propria parola al tavolo in cui si decide, vale zero: l’interlocutore reale sarà sempre quello che sa di poter imporre i diktat. Anche per questo, giustamente, il Cammino rifiuta di essere coinvolto in dinamiche di natura politica. Il Popolo della Famiglia rispetterà in termini assoluti questa determinazione del Cammino.
3. In una logica di delegittimazione del Popolo della Famiglia e dei suoi dirigenti, Gandolfini inventa di sana pianta la modalità con cui mi avrebbe conosciuto. Sarebbe questioncella minore, se non ci si pone questo interrogativo: perché Gandolfini ha bisogno di inventare che non mi conosceva, che il “voluminoso signore” gli è stato illustrato dalla moglie, che solo successivamente al marzo 2015 ha saputo che avevo scritto “un volumetto” Voglio la mamma, quando una delle primissime presentazioni di Voglio la mamma venne fatta da Massimo Gandolfini e me a Brescia in un teatro affollatissimo con tanto di video che gira su YouTube dal 2014 e dura due ore e mezza? Qual è la finalità dell’aneddoto inventato? Che bisogno c’è di mentire così? Evidente la finalità, già accennata in un altro passaggio: questi sono dei “signori nessuno”, il Family Day è il Cammino, è “folle pensare che tutto il Family Day (cioè tutto il Cammino, ndr) voti per un solo partito”, meno che mai per questi del Popolo della Famiglia che io manco sapevo chi fossero. Grave. Se la realtà la devi inventare e raccontartela inventata, vuol dire che sei a disagio con la verità.
Il Family Day nasce perché molte persone hanno girato l’Italia volendosi bene e in amicizia incontrando prima di quel giugno 2015 centinaia di migliaia di persone preoccupate per l’attacco della politica alla famiglia: si chiamano Costanza Miriano , Gianfranco Amato, padre Maurizio Botta, Marco Scicchitano , Massimo Gandolfini, Simone Pillon, Filippo Savarese, Jacopo Coghe, Maria Rachele Ruiu, Toni Brandi, Giusy D’Amico , Nicola Di Matteo . Ci siamo incontrati e conosciuti in centinaia e centinaia di convegni che hanno preceduto quel Family Day, Kiko Arguello ci ha riunito attorno a un tavolo, poi il 2 giugno 2015 sul terrazzo di casa mia è nato il Comitato Difendiamo i nostri figli e il 20 giugno eravamo in piazza San Giovanni. Il 30 gennaio 2016, meno di un anno fa, insieme abbiamo organizzato la più bella e affollata manifestazione della storia delle mobilitazioni spontanee in Italia, al Circo Massimo. Abbiamo affidato le istanze di quelle famiglie alla mediazione dei cattolici presenti nei partiti, quei cattolici sono venuti in piazza con noi e venti giorni dopo ci tradivano in Parlamento. Questi sono i fatti, questa è la storia. Massimo Gandolfini tre ore prima del Circo Massimo si incontrava con Angelino Alfano, con il ministro della Famiglia Enrico Costa e otteneva ampie rassicurazioni oltre alla nota foto pubblicata su twitter. Questi esponenti del centrodestra, insieme a Renato Schifani ora ritornato in Forza Italia, insieme ai senatori amici di Denis Verdini sempre provenienti da Forza Italia furono decisivi nel voto di fiducia che accompagnò venti giorni dopo l’approvazione della legge Cirinnà. Fu il tradimento compiuto di un percorso e di una mobilitazione senza precedenti.
Il 28 gennaio 2017 ci lasceremo il passato alle spalle, con l’amarezza per la nostra proposta unitaria che viene esplicitamente rifiutata, ma certi che il Popolo della Famiglia sia l’unica strada praticabile per far vincere le nostre istanze. Certo. è infinitamente più faticosa della strada semplice delle candidature all’interno dei vecchi partiti: ma quello è un mezzo per cercarsi una poltrona, non il mezzo migliore per rappresentare la necessità che c’è e ci sarà sempre di più di dare battaglia. Lo dico con tristezza perché so che Massimo Gandolfini non è in cerca di una poltrona, qualcuno attorno a lui sì e da quel qualcuno purtroppo è mal consigliato. Ma, vabbè, le vicende degli umani hanno a che fare anche con la miseria umana. Questo è l’ultimo articolo in cui ce ne occupiamo.
Io rinnovo la mia stima a Massimo e gli perdono le bugie sul nostro incontro, rifiutare la nostra offerta di unità è un errore, ma resto molto orgoglioso di quella serata insieme a Brescia nel 2014 che un bresciano doc non simpatizzante del Pdf come Attilio Negrini
ancora oggi a tre anni di distanza definisce “un miracolo”, di quella folla che il teatro faticava a contenere. Siamo tanti Massimo, siamo un popolo e quel popolo ora ha bisogno di una casa capiente. Quella casa aperta a tutti si chiama Popolo della Famiglia, si ritrova sabato 28 gennaio 2017 al teatro Eliseo, a meno di un anno da quel 30 gennaio 2016 che è data che ci ricorda una grande festa e insieme un doloroso tradimento della politica da cui non si può che trarre una lezione. Occorre fare la fatica di chiedere agli italiani un esplicito consenso alla nostra agenda politica, solo così fermeremo i progetti di chi vuole portare questo paese alla dissoluzione. Ancora una volta, tutti a Roma. Con chi vuole e con chi può, ci si vede sabato, per cambiare la storia e batterci davvero.
Il link video all’intervento di Gandolfini del 22 gennaio è questo