LA SFIDA DEI PRINCIPI NON NEGOZIABILI

10 Giugno 2016 Mario Adinolfi
immagine mancante
Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

L’assemblea nazionale del Popolo della Famiglia all’hotel Nazionale di piazza Montecitorio discuterà di molte cose, su una occorrerà essere da subito precisi e concordi. Sarà la risposta alla fondamentale domanda: chi siamo? Il PdF nasce come soggetto politico autonomo a difesa dei principi non negoziabili, a sostegno dei diritti della famiglia e dei più deboli. In questa dizione si riconosce un segmento della società italiana assolutamente minoritario. Questa è la stagione del “love is love” lgbt e dei cattolici che aprono il bazar dei principi non negoziabili per negoziarli al prezzo di 15 denari e quattro poltrone. Il combinato disposto di questo connubio ha prodotto la legge Cirinnà e i conseguenti diritti di filiazione garantiti dalle sentenze in giro per i tribunali italiani. Il Popolo della Famiglia è il soggetto politico che, preso atto di questo baratto, ha deciso di alzarsi in piedi e far sì che i principi non negoziabili non siano ulteriormente negoziati. Svolgere questo lavoro appoggiandosi ad altre forze politiche strutturate, che da anni in Parlamento svolgono in maniera insufficiente e inetta oltre che spesso contraddittoria la rappresentanza di simili istanze, equivale a fare da portatori d’acqua come i cattolici hanno fatto per decenni senza trarre alcun frutto se non quelli avvelenati che hanno portato fino all’approvazione delle unioni gay.
Un soggetto politico autonomo e interdittivo, che con un consenso anche solo del 2-3% fosse presente sulla scena nazionale e che il Popolo della Famiglia ha fatto affacciare toccando il primo gradino dell’1.07% nazionale, grazie all’Italicum potrebbe bloccare l’approvazione di normative devastanti sul piano dei principi non negoziabili, che i partiti “maggiori” hanno già nei programmi. Perché l’operazione riesca il soggetto politico deve essere il più possibile trasversale, non schiacciato a destra, non somigliante in toni e modalità ad un riferimento ben preciso del panorama parlamentare. Il Popolo della Famiglia raccoglie consensi a destra come a sinistra e i più provengono dall’area dell’astensione. E anche se ora ci telefonano tutti i partiti, dal Partito democratico alle destre, per chiedere i nostri voti ai ballottaggi (non ne avevamo presi pochissimi, percentuali irrisorie?) noi sappiamo proprio perché siamo trasversali e la nostra battaglia non prevede negoziazioni, che non ci saranno accordi e si tengano pure le poltroncine promesse.
Ma i nostri voti non andranno in congelatore. Alle politiche sceglieremo e se non saremo noi presenti ai ballottaggi, indicheremo di votare chi adotterà con garanzie il nostro programma sui principi non negoziabili. Ma quali sono questi principi che evochiamo sempre e quali battaglie politiche comporta l’essere fedeli ai principi stessi? Potrà essere utile costruire un elenco.
1. IL DIRITTO UNIVERSALE A NASCERE. La prima questione, la più grave, testimoniata dalle statistiche sulla natalità, è la drammatica necessità che l’Italia ha di famiglie che facciano nascere bambini. Il principio non negoziabile è legato alla tutela dell’essere più debole per eccellenza: il concepito. Per noi uccidere un concepito è omicidio e 105mila nel 2015 sono un genocidio, ancor più drammatico nell’anno del record negativo di nascita della storia d’Italia. Dicono che gli aborti diminuiscono, la verità è che diminuiscono le gravidanze e la percentuale di aborti rispetto alle gravidanze aumenta. Un suicidio collettivo, in sostanza, perché con questi numeri di natalità l’Italia si desertificherà e le nostre strutture di welfare, prive di giovani braccia a sostenerle, collasseranno. La prima emergenza è proclamare il diritto universale a nascere e andare verso l’abolizione della legge 194.
2. LA FAMIGLIA SOCIETA’ NATURALE FONDATA SUL MATRIMONIO. La dizione dell’articolo 29 della Costituzione è un altro principio non negoziabile, figlio dell’incontro di molte culture politiche (comunisti, socialisti, liberali, cattolici) insuperato e insuperabile. Le leggi come quelle sulle unioni gay formalmente non fanno riferimento all’articolo 29 della Costituzione, ma di fatto provano a minare il concetto di famiglia lì sancito e sottolineato. Per noi la famiglia è invece esattamente quella che i padri costituenti hanno messo in questa definizione, fondata sull’istituto matrimoniale che in Italia unisce persone di sesso diverso che vogliono assumere un impegno nei confronti della comunità a stare insieme e a crescere responsabilmente l’eventuale prole. Questo lavoro è diventato sempre più faticoso e la nostra presenza in politica serve ad alleviare la fatica da molti punti di vista, primo fra tutti il versante della cultura antropologica di riferimento. Chi vuole “nuove famiglie” composte da due maschi che vanno a comprarsi bambini partoriti da donne bisognose schiavizzate alla bisogna avrà in noi dei fieri oppositori.
3. I DIRITTI DEL MALATO, DEL DISABILE, DEL DEBOLE. Va per la maggiore in questo disgraziato avvio di ventunesimo secolo la vulgata di una nuova concezione di libertà che si innerva oscillando tra la libertà di non far nascere a quella di far morire: in sostanza è la libertà di uccidere il debole, è la cultura dello scarto contro cui tuona da sempre Papa Francesco, inevitabilmente da contrastare con tutte le nostre forze. Cuore di questa casamatta degli avversari dei principi non negozabili è la proposta di legge sull’eutanasia che punta all’eliminazione di chiunque non sia più un fattore produttivo adeguato ai canoni persino estetici che la nostra società pretende. In questa legislatura sono stati presentati addirittura quattro progetti di legge sull’eutanasia, nella prossima proveranno ad approvarne uno sul modello olandese. In Belgio, Olanda e Lussemburgo l’eutanasia è in vigore ormai dal 2001, dal 2013 anche nell’orrida versione della eutanasia pediatrica varata sul modello del protocollo di Groningen, vero e proprio documento dell’eugenetica neonazista. Nel 2001 uccisero 60 persone. Nel 2015 nel Benelux siamo a ottomila morti per via eutanasica, 22 al giorno. Ripeto, 22 al giorno su un territorio che ha la popolazione di Lazio e Lombardia. Con la novità che oggi in Olanda e Belgio non c’è alcuna necessità di essere malati per ottenere l’eutanasia, basta avere uno psichiatra che certifichi il “grave disagio psicologico” di una persona e vai con la mattanza dei sani ma improduttivi per le più disparate motivazioni. Il principio primo non negoziabile è il sì alla vita che dice no alla cultura della morte e alla soppressione del malato, del disabile, del debole.
4. IL DIRITTO DEL BIMBO AD AVERE UNA MAMMA E UN PAPA’. Principio non negoziabile è il diritto di ogni bambino ad avere una mamma ed un papà, così come a non essere mai considerato oggetto di una transazione finanziaria. La favola oscena della omogenitorialità, cupo gioco di società inventato dagli adulti annoiati delle società economicamente sazie e disperate, che acquista ovuli e bambini, che affitta uteri da donne schiave della propria condizione di bisogno che le porta a fare l’indicibile, cioè vendersi il figlio partorito dal proprio grembo, semplicemente non può che essere descritta per come è. Una bieca operazione dei più ricchi ai danni dei più poveri, un atto di prepotenza dei forti ai danni dei deboli. Tutto questo non può essere né realizzato né propagandato, anche se le normative sulle unioni gay puntano a legittimare questi processi e l’invasione degli ideologi del gender fin nelle scuole dell’infanzia ha come obiettivo quello di minare l’unica certezza che ogni bimbo ha: quello di essere figlio di una mamma e di un papà.
5. IL CONTRASTO ALL’IDEA DI LIBERTA’ COME LICENZA. Sullo sfondo resta il principio non negoziabile di fatto centrale, che affronta il tema della libertà come scelta per il bene, non come orientamento a poter fare qualsiasi cosa si desidera. La cultura dominante propone un mix di permissivismo e antiproibizionismo che è devastante. Ogni modello drammaticamente negativo riguardante la persona, dalla prostituzione al consumo devastante di droga, non viene più contrastato, si punta a “regolamentare” l’oscenità al fine di trarne lucro per le casse dello Stato. In questo spettro di possibilità si collocano proposte come quelle della “prostituta con Partita Iva”, in cui si immagina una società in cui mia figlia ventenne possa legittimamente presentarsi davanti a me e dirmi di aver vagliato varie possibili professioni e di aver scelto la più redditizia “prostituta con obbligo di fattura”, oppure quella di liberalizzare la droga, in cui si immagine sempre come bene per la società che la mia suddetta figlia ventenne possa andarsi a comprare la dose di Stato in farmacia o dal tabaccaio così come se fosse un aspirina per il mal di testa. Una società incapace di indicare ai propri figli ciò che è bene e ciò che è male è una società della resa, dove padri e madri hanno abdicato, lasciando il ruolo educativo al caso. Invece padri e madri devono essere aiutati, rafforzati nel loro ruolo educativo. La famiglia deve tornare davvero al centro delle priorità per la politica e per lo Stato. Il Popolo della Famiglia nasce per questo.
La conseguenza della centralità della famiglia, derivante da questa declinazione dei principi non negoziabili, appare evidente. Ne derivano proposte politiche chiare e operativi dagli incentivi alla natalità agli assegni matrimoniali, dall’abbattimento della pressione fiscale attraverso il quoziente familiare alla libertà per la famiglia di scegliere dove mandare a scuola i propri figli, dall’abolizione delle leggi che ossessivamente vogliono facilitare il divorzio a politiche del lavoro che facilitino il mestiere di madre.
Questi vasti impegni ci assumiamo decidendo di far proseguire e crescere l’esperienza del Popolo della Famiglia dopo il battesimo del fuoco delle elezioni amministrative 2016. L’impegno diventa quello di andare verso le politiche del 2017 strutturandoci sempre di più come movimento politico a difesa dei principi non negoziabili, organizzando capillarmente iniziative sul territorio rispondendo ai bisogni della cittadinanza e anche con una formazione politica continua dei quadri dirigenti del PdF che passerà attraverso la fondazione di una Università di cultura politica che partirà a ottobre, in cui approfondiremo per tutti gli interessati i temi qui elencati. Sarà un cammino lungo compiuto condividendo in un clima di amicizia la fatica enorme che è stata, è e sarà costruire un orizzonte consistente di consenso attorno a queste delicatissime tematiche. Se non faremo noi però questo lavoro di difesa dei principi non negoziabili, non lo farà nessuno, preoccupati come sono tutti degli assetti di potere e di null’altro. Noi con serenità e tanto entusiasmo ci mettiamo in cammino verso la stazione successiva del nostro percorso collettivo, sapendo che la strada è accidentata e esiste il pericolo qua e là di imboscate di banditi, ma senza paura perché quel per cui ci battiamo è la libertà vera, è la giustizia vera, è il vero diritto degli ultimi ad essere rispettati come persone e non considerati come cose.