PERCHE’ ANDRO’ A VOTARE AL REFERENDUM

15 Aprile 2016 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Al referendum sulle trivelle andrò a votare e sarà il caso di spiegare perché. Dico subito che ritengo legittima la posizione di chi si astiene: in caso di quesito referendario è una posizione politica piena, non dimentico che sulla legge 40 buona parte del mondo cattolico scelse quella strada. Anche allora io però preferii recarmi alle urne per esprimere la posizione contraria ai quesiti abrogativi proposti. I vescovi italiani allora proponevano l’astensione, molto pragmaticamente, ma io disobbedii rimanendo comunque sollevato quando i dati dissero che la battaglia l’avevano vinta loro. Ci pensarono poi i giudici a violare la posizione espressa dal popolo italiano, ribaltandola con una raffica di sentenze dal dubbio valore giuridico.
Stavolta i vescovi italiani ci chiedono di andare a votare e, sarà l’età, ma io mi scopro più obbediente. Come sempre, in realtà, non modifico la ratio che in tutta la vita ha guidato le mie scelte, tra cui c’è la considerazione che c’è chi ha sacrificato la vita per donarci lo spazio della democrazia e allora quando siamo chiamati a collaborare a una decisione, tirarsi indietro è un po’ un oltraggio a quel sacrificio. Ma questo, lo ripeto, è un personalissimo pensiero.
Dunque seguirò le indicazioni dei vescovi, ero a Bologna e ho ascoltato le parole molto convincenti in proposito dell’arcivescovo Zuppi, davvero credo sia necessario offrire una risposta a chi parla di referendum “bufala”. Insomma, l’opzione a questo punto diventa anche politica. Il presidente del Consiglio che sembra non voglia far passare giorno senza schiaffeggiare i cattolici, con particolare gusto e accanimento, arrivando addirittura a invocare sedute notturne pur di approvare di corsa l’incostituzionale legge Cirinnà dopo averci regalato sotto il suo imperio già il divorzio breve, dopo aver proposto la legge per le adozioni per gay e single, dopo aver messo in discussione in commissioni Affari Sociali anche le proposte sull’eutanasia, forse ha bisogno di un salutare confronto con la realtà. Si propone come uomo solo al comando, ma nove consigli regionali gli hanno chiesto attenzione e ascolto, lui risponde dicendo: “E’ tutta una bufala”. Risuona lo stesso atteggiamento che ha avuto nei confronti dei milioni che hanno sostenuto le manifestazioni del Family Day, neanche un momento di ascolto, solo risposte sprezzanti. Mi dicono che nei confronti dei vertici della Conferenza episcopale italiana il sottosegretario Lotti utilizzi addirittura atteggiamenti che stanno sfiorando il tono minaccioso. Bene, tutto questo è semplicemente inaccettabile oltre che incomprensibile.
Se si vuole accendere un confronto che ha i toni della prepotenza, la mitezza cristiana necessita un’anima di ferro che sia e faccia resistenza. Il voto di domenica sulle trivelle, peraltro importante per la tematica che riguarda la vita concreta di molte persone, necessita una risposta democratica che giunga chiara a forte all’indirizzo del premier mai eletto.