L’ULTIMO POST DI LUCA VARANI

8 Marzo 2016 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

L’ultimo post del povero Luca Varani su Facebook è un’immagine biblica con la scritta: Dio creò Adamo ed Eva, non Adamo e Claudio. Citati due hashtag: #noaimatrimonigayinItalia e #Wlafamiglia. Se l’avessi pubblicata io mi avrebbero dato dell’omofobo per settimane e gli insulti carichi d’odio e violenza che sarebbero piovuti da parte di un segmento del mondo Lgbt li conoscete già, perché sono quelli che leggete qui tutti i giorni. Luca Varani è stato ucciso nella maniera più brutale possibile da due gay che lo hanno stordito, drogato, torturato e infine ammazzato. I due si chiamano Manuel Foffo e Marco Prato, quest’ultimo è un noto organizzatore di eventi che a Roma hanno attratto frotte di gay giovani e meno giovani. Repubblica oggi fa questo titolo: “Sesso, movida e altre follie: la rovina di Manuel e Marco”. Per trovare la parola “gay” bisogna arrivare al fondo dell’articolo dove si accenna agli eventi “di impronta gay” organizzati da Prato. Che invece viene descritto “avvinghiato” a Flavia Vento in uno scatto di due anni fa. Mentre a Foffo si fa dire tra virgolette: “Mi vedo spesso con una ragazza ma con tutte quelle con cui sono stato non sono mai andato oltre il sesso. Anche io, però, posso innamorarmi”. E non lo si scrive mai nell’articolo: proprio di Prato, Manuel era innamorato. Con lui ha passato le giornate a sniffare mille euro di cocaina e a fare sesso, ma Repubblica è colpa di un “lutto fresco” che lo aveva mandato in depressione. L’ultima follia di Manuel e Marco, strafatti e annoiati pure dal sesso estremo tra loro, è stata andare a cercare Luca. Proprio Luca. Quello del post “omofobo”. Secondo l’ipotesi omicidiaria prevalente volevano coinvolgere Luca in un gioco sessuale a tre, in un piano diabolico che porterà all’uccisione del ragazzo per “vedere l’effetto che fa”. Il Corriere della Sera intervista il papà di uno degli assassini che subito ha pronta la linea difensiva: “Era totalmente incapace di intendere e volere”.
Ho posto già ieri la questione del tema “omosessualità” espulso dagli articoli, praticamente non c’è traccia in nessun pezzo del rapporto gay che univa Foffo e Prato, si dice solo che Foffo era attratto “dallo stile di vita” dell’amico. Tanto da chiudersi in casa con lui e consumare mille euro di cocaina in quello che pudicamente i giornalisti chiamano “festino”: cioè sesso e droga. Finché il sesso a due non basta più e si va a cercare il terzo. Guarda caso il terzo è quello del post “omofobo”.
Quanto ho posto la questione di come l’informazione tutta abbia glissato sul legame omosessuale tra i due assassini e sul fatto che il quadro sessuale è secondo l’ipotesi omicidiaria prevalente, quello scatenante l’assassinio stesso, sono stato letteralmente preso d’assalto dalla comunità Lgbt. Con il solito metodo e i soliti termini, il solito incredibile tasso di violenza per fortuna solo verbale. Dagli all’omofobo. Minacce di ogni genere, bestemmie, inviti a picchiarmi e/o denunciarmi, tanto da far sembrare tenera persino la richiesta di radiazione dall’Ordine dei Giornalisti. Forse l’Ordine dovrebbe mettere sotto inchiesta chi non ha fornito tutte le notizie su questo caso, occultandone volutamente alcune e mettendo in primo piano altre. Perché in questo paese non si può scrivere la verità, cioè che due gay strafatti hanno ucciso un ragazzo in un quadro di eccitazione sessuale reso folle dalla droga assunta e invece bisogna andare a spulciare la foto con Flavia Vento di due anni fa? Perché bisogna evidenziarla, cosa si vuol dire nel sottotetto?
Io affermo che agisce nella comunicazione una lobby omosex che edulcora ogni notizia che danneggia l’immagine della comunità Lgbt e dà enorme risalto a ogni notizia che può far apparire la comunità Lgbt come vittima di discriminazione.
Semplice da capire. Come avrebbero titolato i giornali, tutti i giornali, se il morto fosse stato un gay ucciso una coppia di Sentinelle e l’ultimo post della vittima fosse stato di sostegno al ddl Cirinnà? Già lo sapete che tipo di campagna avrebbero fatto i giornali. E il Parlamento probabilmente ne avrebbe approfittato per far approvare la legge liberticida sedicente “anti-omofobia” che all’articolo 1 prevede una fattispecie di reato inventata di sana pianta (“istigazione all’odio omofobico”) che potrebbe essere usata da un giudice compiacente per dare sei anni di carcere a causa delle mie parole di quest’oggi.
Invece è accaduto che la vittima come ultimo post avesse scritto: “Dio creò Adamo ed Eva, non Adamo e Claudio”. Non c’è articolo di cronaca nera che non vada a spulciare il profilo Facebook delle vittime, tutte le volte a caccia delle ultime parole dei malcapitati. Tutte le volte tranne questa. Lo ripeto: tutte le volte tranne questa. Davvero credete sia un caso?
Per fortuna l’ipotesi di reato con cui i due assassini sono stati tradotti in galera è: omicidio premeditato aggravato dai futili motivi. In quel “premeditato” spero che magistrati onesti si stiano chiedendo perché è stato scelto proprio Luca come vittima sacrificale del rituale omicidiario dei due amanti. Perché proprio lui, tra tutti, tra tanti? Per cercare di capire se tutta l’immonda violenza che viene scaricata addosso a noi ogni giorno, perché proviamo magari semplicemente a dire che siamo contrari al matrimonio omosessuale e crediamo in Dio e nella famiglia naturale, non stia generando un delirio persecutorio di cui questo atto è il culmine che sembrava inimmaginabile.
Credo sia legittimo porsi questo punto di domanda e auspico che anche le persone più ragionevoli della comunità Lgbt capiscano che l’odio che generano nei confronti di chi non la pensa come loro va stoppato, prima che diventi davvero incontrollabile.