LA BARRICATA

3 Ottobre 2023 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia
Nel 2013 mi capitò tra le mani un articolo del Journal of Medical Ethics che ispirò poi pagine presenti in molti miei libri da Voglio la mamma fino all’ultimo Contro l’aborto. Il lungo articolo era firmato da tre autorevoli accademici: Alberto Giubilini, Francesca Minerva e Nicola Riva. Il titolo non poteva non attrarre la mia attenzione: L’aborto post nascita. I tre professori italiani rilanciavano sulla principale rivista mondiale di bioetica le teorie che Peter Singer propagandava a Princeton. In sostanza esplicitamente aderivano alla teoria secondo cui se è lecito abortire un feto perché non è persona cosciente di sé, non lo è neanche il neonato che quindi può essere soppresso come il feto a prescindere dalla presenza o meno di difetti fisici. Attenzione, questa teoria esplicitata secondo cui si possono sopprimere tutti gli esseri umani non dotati di “un certo grado di autocoscienza” o della “capacità di usare un linguaggio verbale”, oggi è alla base di chi sostiene il “diritto all’aborto”, qui è la trave su cui viene sorretto il “diritto all’aborto post-nascita” (cioè all’infanticidio), domani servirà a chi con eutanasia e suicidi assistiti fondati su “testamenti biologici” proporrà la mattanza dei disabili a partire dai malati di Alzheimer e demenza senile grave per alleviare i costi sanitari di una società italiana che diventerà sempre più anziana. Dalla teoria si passerà alla pratica e chi potrebbe finire sotto quella mannaia potresti essere proprio tu che stai leggendo. Ho cominciato a lanciare l’allarme dieci anni fa. Oggi è ampiamente diffusa nella società, grazie alle teorie esplicitate da testi come questo che vedete qui riprodotto, l’idea che la vita con scarsa coscienza e scarsa possibilità di articolare parola non sia “degna di essere vissuta”. Questo permette l’aborto e agevola la propaganda dei Cappato. Addirittura in Inghilterra abbiamo visto sopprimere per sentenza persone che chiedevano di vivere, bambini i cui genitori chiedevano di poter andare altrove per provare a curarli. Per questo dobbiamo essere noi la voce di chi non ha voce. Perché altrimenti alla fine li ammazzeranno tutti e diranno che lo fanno senza che l’etica possa condannarli, perché se si può abortire affermando che il feto non è persona perché ha scarsa coscienza di sé e non parla, anche molti altri esseri umani dai neonati a centinaia di migliaia di ospiti nelle RSA e negli hospice sono in analoghe condizioni. L’aborto è davvero la frontiera su cui bisogna alzare la barricata, altrimenti il diritto alla vita umana sarà travolto. Perché, se davvero esiste un “diritto all’aborto”, allora l’articolo di Giubilini, Minerva e Riva afferma una verità cristallina. Hanno ragione loro, se ammettiamo e legalizziamo l’aborto descrivendolo addirittura come diritto.