SUL TEMA DELLE FAMIGLIE INFELICI

30 Maggio 2023 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia

Ho letto l’intervista di Gabriele Muccino sulla famiglia, ho visto anche le sedici puntate di A Casa Tutti Bene che l’hanno originata. Due stagioni di una serie tv di grande spessore, la migliore prodotta in Italia dopo Gomorra, figlia di un film omonimo altrettanto piacevole. Pochi lo ricordano ma il film che chiuse il Novecento italiano, l’ultimo film il cui incasso è calcolato in lire, fu proprio l’Ultimo Bacio di Muccino. Il primo grande film post-11 settembre fu Ricordati di me, sempre di Muccino. Non sono un suo fan adorante, ma credo che nessun autore italiano abbia raccontato meglio la transizione tra quel che eravamo (persone capaci di forti passioni, di grandi speranze, di folli avventure, con la parola “amicizia” al centro delle nostre vite con un senso che sapeva lenire le inevitabili contraddizioni) e quel che siamo diventati nel XXI secolo: persone rese miserabili dal narcisismo, che è il male che Muccino descrive come fonte dell’infelicità delle famiglie.

Ho letto molti cattolici importanti fare la morale a Muccino e dire che le famiglie felici esistono e sono quelle in cui Cristo rende lieve il giogo. Credo che le parole di Muccino meritassero un approccio meno banale e suggerisco di vedere la serie tv e i tre film che ho citato, per evitare anche quelle critiche un po’ squallide che derivano dal vissuto del regista, dal suo rapporto con il fratello a quello con la ex moglie. Il pettegolezzo è sempre stupido. Guardare un segmento della sua opera invece avvicina al suo punto di vista. Che, lo dico subito, non è il mio. Ma ha il merito di raccontare il male e indicare anche una cura. Con un punto di partenza che ci accomuna: la felicità dipende dalla famiglia. Nel suo bellissimo La ricerca della felicità (2006) con Will Smith è la tenacia di un padre contro ogni avversità a renderla almeno pensabile.

In un contesto che sembra ormai tutto costruito per schiantare ogni famiglia. Io credo che la denuncia di Muccino sia quella di un artista sensibile che ha vissuto esperienze familiari molto dolorose e, privo di uno sguardo trascendente, finisce per formulare un giudizio molto pesante. Che però non è lontano dalla realtà. Penso alle esperienze dolorosissime vissute dalla mia famiglia d’origine, penso alle mie incapacità quando mi sposai giovanissimo, penso all’ultimo anno della Famiglia Parapiglia davvero durissimo. D’altronde è un incipit di Tolstoj quello sulle famiglie infelici “ognuna a modo suo”. Io ho sperimentato l’infelicità per una di quelle tragedie da film che lasciano attoniti, per la malattia che diventa mortale e anche quella per “narcisismo” descritta da Muccino.

Mi interessa la cura che lui indica: nei suoi film, come nella serie tv, l’infelicità travolge tutti tranne chi tiene duro. Sono pochi, pochissimi, ma nelle opere mucciniane qualcuno si salva. Noi abbiamo tenuto duro. Oggi, dopo un anno devastante, Clara si è cresimata. Noi non siamo la “famiglia cristiana” per eccellenza, siamo un casino, siamo la Famiglia Parapiglia appunto. Ma oggi nella domenica di Pentecoste ci siamo ritrovati tutti e nel sorriso del vescovo che cresimava Clara m’è sembrato di scorgere un Cristo che diceva: “Bravi, ce l’avete fatta, avete resistito”. Muccino ha ragione, le famiglie sono esposte tutte, comprese quelle “cristiane”, al germe dell’infelicità. Tantissime, come nei suoi film, sono travolte.

E io ho dedicato la mia vita ad aiutarle, identificando la mia stessa persona con la parola “famiglia”. Per far questo ho rischiato seriamente di veder distrutta la mia. L’oceano di dolore che ci circonda va curato costruendo pozzi di amore gratuito, di gratuita comunitaria solidarietà, tenace oltre ogni narcisismo. Non chiediamo a Cristo di farlo con noi, di essere il risolutore della nostra infelicità. Chiediamogli di darci le parole per parlare agli altri con amore, costruendo la persuasione che la felicità perduta sia infine riconquistabile. Oggi ho visto sorridere un vescovo e mia figlia, m’è sembrato che finalmente il cielo color piombo si sia squarciato. Alla fine, in quei momenti bui che attanagliano anche le famiglie dei cristiani, possono risuonare come efficace preghiera proprio le tre parole del più famoso film di Muccino: ricordati di me.