Se la salvezza dell’Europa deve passare da Budapest

13 Luglio 2021 Mirko de Carli
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, Il Popolo della Famiglia, La Croce Quotidiano, Mirko de Carli

L’altra mattina sono rimasto particolarmente colpito dall’intervista rilasciata dal Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli al Corsera dove condanna ancora una volta l’Ungheria per aver introdotto leggi che paragonano l’omosessualità alla pedofilia e invita il premier Orbán Viktor a modificarne il testo pena le severissime sanzioni europee ed anche l’eventuale messa in discussione della permanenza stessa dell’Ungheria all’interno dell’Unione Europea a causa delle ripetute violazioni allo “stato di diritto” fondante la casa comune europea.

Ci sono dei passaggi di questa intervistache a definirli “manipolativi” viene quasi da sorridere. Proviamo a superare la lettura ideologica e strumentale di larga parte della stampa nazionale ed occidentale ed esaminiamo il testo nella sua versione originale e secondo l’iter di approvazione parlamentare.

Primo punto: il titolo del provvedimento. “Azioni più dure contro i trasgressori pedofili e modifiche a determinate leggi per proteggere i bambini” così recita in apertura la legge contestata. Come poteteben osservare ci si sofferma su un tema molto delicato come quella della pedofilia (spesso come Popolo della Famiglia abbiamo ribadito con forza la necessità di bandire siti come “youporn” ai minori di diciott’anni, inasprendo oltremodo le pena per chi si macchia di un reato simile) senza travisare in alcun modo la questione con la scelta di vita affettiva omosessuale.

Secondo punto: le attività a scuola che riguardano la sfera sessuale «non devono mirare a promuovere la deviazione dall’identità di genere del bambino, intesa come il suo sesso alla nascita, né alla riassegnazione di genere né all’omosessualità». Non trovo, in questo passaggio del testo, alcun elemento discriminatorio in quanto è possibile ritenerlo pienamente conforme (ad esempio) ai principi costituzionali italiani e alla carta universale dei diritti dell’uomo dove non troviamo traccia alcuna del “presunto” diritto di uno Stato ad educare i bambini alla distinzione tra sesso e genere ma bensì rintracciamo il così detto “primato educativo” della famiglia rispetto alle istituzioni statali.
Tra l’altro questo passaggio normativo è anche pienamente costituzionale in Ungheria se solo i “giornalai” italiani si andassero a leggere la Costituzione ungherese che, all’art.16 par.1, recita così“ «Ciascun bambino ha il diritto alla protezione e alle cure necessarie per il suo sviluppo fisico, mentale e morale. L’Ungheria deve proteggere il diritto dei bambini alla propria identità, che corrisponde con il loro sesso alla nascita, e assicurare un’educazione che sia in accordo con i valori costituzionali e la cultura cristiana del nostro Paese».

Terzo punto: solo le organizzazioni regolarmente riconosciute dallo Stato possono tenere attività per gli studenti sull’orientamento e lo sviluppo sessuale, maanche sugli effetti dannosi delle droghe, sui pericoli di Internet o su «altre questioni relative allo sviluppo della salute fisica e mentale». In tal senso si cerca di evitare l’accreditamento pubblico ad «organizzazioni con una credibilità professionale dubbia, i rappresentanti, in alcune sessioni, cerchino di influenzare lo sviluppo sessuale dei bambini attraverso attività chiamati “programmi di sensibilizzazione”», ma «che possono causare gravi danni allo sviluppo fisico, intellettuale e morale dei bambini».

In poche parole ai evidenza in termini di legge il pericolo dell’ideologia gender e si pone un’argine normativo preciso alla “colonizzazione ideologica” di cui parla anche Papa Francesco.

Quarto punto: per perseguire l’obiettivo posto in calce al testo di legge non possono essere più raccomandati per chi ha meno di 18 anni programmi «capaci di condizionare negativamente lo sviluppo fisico, mentale e morale dei minori», ossia quelli in cui l’«elemento dominante è la violenza o contenuti che promuovono e ritraggono la deviazione dell’identità di genere, intesa come il sesso alla nascita,la riassegnazione di genere o l’omosessualità».
Nell’individuare gli strumenti e le azioni con cui si intende contrastare le eventuali violazioni si fa riferimento a “programmi” anche di natura omosessuale. Pongo una domanda: non è da ritenersi forse un “male intollerabile” la diffusione di materiale pedopornografico ai minori di diciotto anni? Quindi anche andare in aula con manuali dove si spiega il cambio di sesso con bombardamenti ormonali e l’utero in affitto con violenze inammissibili sulle donne e sui bambini (solo per citarne alcuni), come avviene attraverso i percorsi promossi nelle scuole dalle comunità lgbt, non è anche quello un “male intollerabile” per lo sviluppo fisico e mentale di un minore? Mi piacerebbe davvero interrogare un genitore su questo e credo che la maggior parte converrebbe con me.

Rimanendo in “punta di diritto” la normativa ungherese non è in alcun modo in contrasto con la legislazione internazionale ed europea ed è figlia di un iter parlamentare assolutamente legittimo e pienamente rispettoso dei principi costituzionali ungheresi. Delle due l’una: o l’Europa, come ha anche dichiarato Angela Merkel, riapre unserio dibattito sulle proprie radici culturali e valoriali o l’Europa non sarà. Una sola cosa è certa ora: l’Ungheria del mio amico Orbàn ci interroga e noi, se ci riteniamo ancora “sinceri democratici”, non possiamo rimanere silenti in disparte. Nessuna codardia salverà la nostra comune “Patria Europa”.