Insieme a Mezzoldo, è il Comune con l’indice di vecchiaia più alto della Bergamasca. L’età media è di circa 50 anni e questo comporta gravi problemi di spopolamento: poche famiglie, pochi giovani, pochi bambini e numerosi anziani. Per questo l’amministrazione di Averara, piccolo centro in Val Brembana, 182 abitanti, ha deciso di varare un progetto pilota che prevede l’erogazione di un super bonus di mille euro al mese per tre anni, da destinare alle mamme che hanno un figlio e abitano in paese e non hanno altri redditi o impegni lavorativi. L’obiettivo è di aiutare concretamente le donne che vogliono avere figli e restare a casa dal lavoro. Il progetto, una sorta di reddito di maternità, chiamato “Ripopoliamo la montagna”, è stato voluto dal consigliere comunale Fabio Annovazzi, iscritto al movimento “Popolo della famiglia”.
Settimana prossima sarà presentato in consiglio comunale, ma è certo che sarà accettato da tutti, maggioranza e opposizione. «Averara è in costante discesa demografica – sottolinea il sindaco Mauro Egman –. Lo scorso anno non ci sono stati nuovi nati, negli anni precedenti al massimo tre. Abbiamo realizzato numerose iniziative per il paese, ma spesso ci domandiamo chi beneficerà in futuro di quanto abbiamo fatto se il trend è quello dell’abbandono. Da qui l’idea di un reddito di maternità per risolvere il gap economico di chi vive qui e chi in città. Noi abbiamo già in corso il tradizionale bonus bebè di 500 euro per ogni figlio. Ma non è sufficiente a invertire la tendenza. Chiederemo alla Regione di condividere il progetto». Nella proposta del consigliere Annovazzi, l’indennità, pari a 12mila euro annui netti, privi di carichi fiscali o previdenziali, è riconosciuta dal Comune alle madri, per tre anni. La donna dovrà dedicarsi esclusivamente alla condizione di madre lavoratrice in ambito familiare, in particolare nella cura dei figli. Nel caso di cambio di residenza o di non effettiva presenza in paese, l’indennità sarà interrotta. Sarà compito di una apposita commissione comunale valutere ogni singola richiesta e quindi decidere se stanziare o meno il reddito di maternità.
«Siamo consapevoli che i problemi di spopolamento non scompariranno come per incanto – spiega Annovazzi – ma siamo convinti che questo progetto giovi a una politica che deve intervenire concretamente nei problemi reali delle famiglie e non essere sempre in perenne campagna elettorale». Non è solo Averara a soffrire per lo spopolamento del paese. Scorrendo i dati Istat relativi alla Val Seriana, per esempio, emerge per alcuni paesi un 2019 “nero” sul fronte nascite. Castione della Presolana passa dai 22 nati del 2018 agli 11 del 2019. Addio bebè oltre i 20 all’anno a Villa d’Ogna, dove nel 2019 ne sono venuti alla luce solo 6. Oltressenda alta, 150 abitanti, ai piccoli numeri è abituata, ma troppo spesso è a quota zero nascite: nel 2019 come nel 2016 e 2014. Singolare invece la situazione di Fino del Monte. A settembre del 2020 i residenti in paese in età da scuola primaria sarebbero 37, in realtà il plesso accoglierà sui banchi ben 88 bambini. Per farlo, il Comune, per il secondo anno di fila, dovrà acquistare nuove sedie e tavoli. Su 88 iscritti, sono residenti a Fino in 33 (il 42%). L’attrattività del plesso ha influito positivamente anche sulla materna primaria: alcune famiglie iscrivono i bambini all’asilo di Fino del Monte per poi passare alla primaria. Così, a partire dal prossimo settembre, l’asilo raddoppierà con una seconda sezione.
Fonte: Il Giorno