DIRITTI SOCIALI vs I FALSI DIRITTI CIVILI

18 Ottobre 2021 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Eccoci qua, ennesima domenica elettorale per il Popolo della Famiglia, che cade nell’anniversario del nostro incontro del 17 ottobre 2018 con Papa Francesco in San Pietro: urne aperte a Torino per cercare l’impresa di dare alla città il primo sindaco non di sinistra da quando esiste l’elezione diretta, siamo schierati anche a Spoleto e a San Benedetto del Tronto con analoga aspettativa. Facciamo pesare uno 0.44% a Torino, lo 0.81% di Rosario Murro a Spoleto, lo 0.9% a San Benedetto del Tronto. Alcuni sono abituati a irridere queste percentuali, che però in un testa a testa possono risultare decisive. Il PdF non regala mai le proprie preferenze, il PdF sceglie. A Roma e Milano abbiamo stigmatizzato le scelte improvvide di destre avaloriali che hanno generato candidature insostenibili. Perché i valori sono una cosa seria e la prossima volta il PdF spera di non ritrovarsi da solo a contrastare il delirio d’onnipotenza di Marco Cappato che vuole depenalizzare l’omicidio, tanto per citare una delle tante questioni che da lunedì avremo sul tappeto. E al ddl Zan non si può far finta di fare l’opposizione, con assenze strategiche dei parlamentari piazzati da Morisi quando bastava un voto per vincere definitivamente e abbattere quella legge liberticida. Per battere le sinistre che rischiano lunedì pomeriggio di fare cappotto, 5-0, nelle grandi città serva far nascere un campo vasto cementato dai valori. Non si possono avere più candidati culturalmente o intimamente subalterni alla piattaforma dei “nuovi diritti civili” che vogliono essere imposti dalle sinistre: a ddl Zan, eutanasia, aborto, matrimonio gay, ius soli, utero in affitto, droga libera si deve dire tutti insieme un nettissimo no. Di contro, vanno indicati agli italiani i terreni veri su cui impegnarsi per accrescere i loro diritti: diritto universale a nascere, diritto alla vita anche nella difficoltà, diritto al reddito di maternità per battere la principale piaga del Paese che è la denatalità, diritto al lavoro con un salario adeguato, diritto alla salute, diritto a un fisco equo che prelevi la tassazione basandosi sul quoziente familiare, diritto all’istruzione in una scuola finalmente libera, diritto all’assistenza piena per anziani e disabili, diritto alla casa per le giovani famiglie, diritto all’autoimpiego nell’impresa familiare sostenuta dallo Stato nelle fasi di start up, diritto a non migrare e per chi vi è costretto diritto alla cittadinanza consapevole, diritto alla previdenza senza ulteriori tagli e vessazioni. Se le sinistre puntano ai diritti “civili”, cioè all’oceano di minchiate ideologiche in cui vogliono convincere che il bene sia potersi suicidare e drogare a piacimento tra uteri affittati e bambini comprati da coppie di uomini uniti in un matrimonio senza mater, occorre proporre agli italiani un campo vasto di convinti propugnatori di nuovi diritti sociali che stravolgano valorialmente il modo di concepire i diritti della persona nella loro connessione ai doveri verso la comunità. Per fare questo il Popolo della Famiglia oltre al proprio contributo di consensi (i 47.811 voti sui 5 milioni scarsi di voti validi ottenuti il 5 ottobre dalle liste con il nostro simbolo equivalgono a 300mila voti nazionali) vuole offrire al campo vasto anche il lavoro di elaborazione compiuto in questi anni che può essere un eccellente collante coalizionale. Da lunedì sera ci metteremo al lavoro, sperando di incrementare la nostra pattuglia di eletti nelle istituzioni già ottimamente rimpolpatasi al primo turno (Gabriella D’Amato entra in consiglio comunale se si vince il ballottaggio a Varese). L’assemblea nazionale dell’11 e 12 dicembre fisserà le modalità con cui il Popolo della Famiglia proseguirà la sua battaglia, con l’obiettivo di andare al governo del Paese.