Per una serie caotica, tumultuosa e emozionante di ragioni

21 Settembre 2021 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Sulla stessa prima pagina su cui oggi Antonio Polito ha scritto ogni genere d’insulto ai danni di chi si batte contro l’aborto (“destra texana illiberale”), il 19.1.1975 Pier Paolo Pasolini scriveva: “Sono contro l’aborto. Sono traumatizzato, è la legalizzazione dell’omicidio”. In pratica, le stesse parole di Papa Francesco.

Pasolini proseguiva: “Nei sogni, e nel comportamento quotidiano – cosa comune a tutti gl’uomini – io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente. Mi limito a dir questo, perché, a proposito dell’aborto, ho cose più urgenti da dire. Che la vita è sacra è ovvio: è un principio più forte ancora che ogni principio della democrazia, ed è inutile ripeterlo. La prima cosa che vorrei invece dire è questa: a proposito dell’aborto, è il primo, e l’unico, caso in cui i radicali e tutti gli abortisti democratici più puri e rigorosi, si appellano alla Realpolitik e quindi ricorrono alla prevaricazione cinica dei dati di fatto e del buon senso. Se essi si sono posti sempre, anzitutto, e magari idealmente (com’è giusto), il problema di quali siano i principi reali da difendere, questa volta non l’hanno fatto. Ora, come essi sanno bene, non c’è un solo caso in cui iprincipi reali coincidano con quelli che la maggioranza considera propri diritti. Nel contesto democratico, si lotta, certo per la maggioranza, ossia per l’intero consorzio civile, ma si trova che la maggioranza, nella sua santità, ha sempre torto: perché il suo conformismo è sempre, per propria natura, brutalmente repressivo. Perché io considero non “reali” i principi su cui i radicali ed in genere i progressisti (conformisticamente) fondano la loro lotta per la legalizzazione dell’aborto? Per una serie caotica, tumultuosa e emozionante di ragioni. Io so intanto, come ho detto, che la maggioranza è già tutta, potenzialmente, per la legalizzazione dell’aborto (anche se magari nel caso di un nuovo referendum molti voterebbero contro, e la vittoria radicale sarebbe meno clamorosa). L’aborto legalizzato è infatti – su questo non c’è dubbio – una enorme comodità per la maggioranza. Soprattutto perché renderebbe ancora più facile il coito – l’accoppiamento eterosessuale – a cui non ci sarebbero più praticamente ostacoli. Ma questa libertà del coito della coppia così com’è concepita dalla maggioranza – questa meravigliosa permissività nei suoi riguardi – da chi è stata tacitamente voluta, tacitamente promulgata e tacitamente fatta entrare, in modo ormai irreversibile, nelle abitudini? Dal potere dei consumi, dal nuovo fascismo. Esso si è impadronito delle esigenze di libertà, diciamo così, liberali e progressiste e, facendole sue, ha cambiato la loro natura. Oggi la libertà sessuale della maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un’ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità di vita del consumatore. Insomma, la falsa liberalizzazione del benessere, ha creato una altrettanto e forse più insana che quella dei tempi della povertà. Infatti: primo risultato di una libertà sessuale regalata dal potere è una vera e propria generale nevrosi. La facilità ha creato l’ossessione; perché è una facilità indotta e imposta, derivante dal fatto che la tolleranza del potere riguarda unicamente l’esigenza sessuale espressa dal conformismo della maggioranza. Protegge unicamente la coppia (non solo, naturalmente, matrimoniale): e la coppia ha finito dunque col diventare una condizione parossistica, anziché diventare segno di libertà e felicità (com’era nelle speranze democratiche). Secondo: tutto ciò che sessualmente è diverso è invece ignorato e respinto. Con una violenza pari solo a quella nazista dei lager (nessuno ricorda mai, naturalmente, che i sessualmente diversi sono finiti là dentro). E’ vero; a parole, il nuovo potere estende la sua tolleranza anche alle minoranze. Non è magari da escludersi che, prima o poi, se ne parli pubblicamente. Del resto le élites sono molto più tolleranti verso le minoranze sessuali che un tempo e certo sinceramente (anche perché ciò gratifica le loro coscienze). In compenso l’enorme maggioranza (la massa: cinquanta milioni di italiani) è divenuta di una intolleranza così rozza, violenta e infame, come non è certo mai successo nella storia italiana. Si è avuto in questi anni, antropologicamente, un enorme fenomeno di abiura: il popolo italiano, insieme alla povertà, non vuole neanche più ricordare la sua “reale” tolleranza: esso, cioè, non vuole più ricordare i due fenomeni che hanno caratterizzato l’intera sua storia. Quella storia che il nuovo potere vuole finita per sempre. E’ questa stessa massa (pronta al ricatto, al pestaggio, al linciaggio delle minoranze) che, per decisione del potere, sta ormai passando sopra la vecchia convenzione clerico-fascista ed è disposta ad accettare la legalizzazione dell’aborto e quindi l’abolizione di ogni ostacolo nel rapporto della coppia consacrata”.

Se volete capire davvero il declino morale e culturale della sinistra italiana (e anche dei suoi intellettuali di riferimento, nonché dei giornali che la affiancano) leggete Antonio Polito del 21.9.2021 e Pier Paolo Pasolini del 19.1.1975 sullo stesso quotidiano, sulla stessa prima pagina. Tutto vi diventerà chiarissimo. Ora, conoscendo la permalosità del vicedirettore e di tutti i colleghi dell’attuale Corriere della Sera, questa cosa non mi porterà del bene. Ma scattare questa fotografia era necessario. Forse, soprattutto per loro.