Il lupo e le facili prede

31 Maggio 2020 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

C’è la storia di quello che diceva che il Covid era tutto un complotto dei soliti “cattivi” (i poteri forti, il 5G, la Cina, Bill Gates, l’Europa, la Merkel, le case farmaceutiche, i laboratori di Wuhan, i vaccinisti, ognuno sceglie il suo “lupo nero”) e che bisognava reagire al lockdown fregandosene di ogni precauzione imposta. La storia dice che lui e la moglie hanno fatto così e si sono beccati il Covid, diventando ferventi sostenitori della tesi opposta a quella complottista per via del pesante malanno da cui sono faticosamente guariti. No, non era un raffreddore.

C’è chi si è lamentato per lo spazio dato dai media a quella storia. E allora spieghiamolo bene: se uno dice per settimane “il Covid non esiste, il Covid è una invenzione per tenerci tutti sotto controllo sociale” e poi si becca il Covid con la moglie e parte per una predicazione opposta, questo in tempo di Covid è giornalisticamente una notizia. E i media fanno di conseguenza il loro lavoro: riportano la notizia. Ma non voglio limitarmi al dato episodico. Provo a spiegare meglio.

La battaglia contro il “pensiero unico”, che io condivido, non può servire a legittimare l’idea che qualsiasi pensiero strambo sia un avamposto di libertà da difendere. Esiste il pensiero unico, esiste la dittatura del “politically correct”, ma esiste anche un “pensiero” fondato sul nulla che quando si schianta sulle evidenze fattuali dimostra tutta la sua tragica, intrinseca debolezza. Non si diventa eroi solo perché la si pensa “diversamente”. Si è eroi, di questi tempi, se si evita qualsiasi approccio ideologico ai temi e si prova a concepire soluzioni ai mali (o almeno lenitivi per le ferite) che reggano se calate nel confronto effettivo con i fatti storici per come quei fatti storici si compiono, senza negarli.

Ho letto amici (anzi un’amica) che scrivono che i medici italiani sono degli “zombie che eseguono gli ordini” che invece sarebbero brillantemente ignorati dai vari Montanari e Tarro, che dicono che il Covid è il raffreddore. Poiché di questo raffreddore sono morti 165 medici italiani tra l’11 marzo e il 26 maggio, solo perché sono rimasti in trincea a curare centinaia di migliaia di malati di “quel raffreddore”, chi scrive che sono degli zombie asserviti non offre un pensiero resistenziale rispetto al pensiero unico. Scrive una stronzata. Bisogna saper riconoscere (come dite voi cattolici più santi di me? Ah, sì, “discernere”) le stronzate come tali, i fatti ci aiutano a farlo. E mai indulgere alle soluzioni ideologiche che costruiscono un bel capro espiatorio: “È colpa della élite giudaico-plutocratica”. No, davanti alle tragedie collettive quella roba non funziona mai, il “lupo nero” va bene nelle favole. E pure in quelle si spiega che se stai sempre a gridare “al lupo, al lupo” per ogni fronda che si muove, quando poi il lupo arriva davvero nessuno ti darà mai retta perché hai perso ogni credibilità e per il lupo vero sarai facilissima preda.

Serve rigore nell’analisi dei fatti e concretezza nella proposta delle soluzioni. Serve sempre, di più quando la gente muore. Buona Pentecoste, che lo Spirito illumini la nostra povertà, ricordando che tutti ne abbiamo bisogno e la verità non la portiamo noi in tasca. La ricerca della verità è un percorso sul quale siamo guidati e occorre saper evitare l’inciampo nelle false verità spesso troppo a buon mercato.