Non è un caso, è ideologia

27 Aprile 2020 Mario Adinolfi
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, Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Nel corso di un’intervista radiofonica mi è stato posta davanti l’ipotesi che la mancata indicazione, nel corso della conferenza stampa del premier Giuseppe Conte, di un termine di riapertura per le messe fosse un caso, una dimenticanza. Conte era precisissimo ad elencare la data di riapertura persino dei centri massaggi e dei parrucchieri, che dal 1 giugno potranno operare, ma il rinvio della ripresa delle messe era lasciato “sine die”. Ho detto al mio intervistatore che in vita mia io non sono mai entrato in un centro messaggi ma sono andato migliaia di volte a messa. Anche il mio interlocutore ha ammesso di non essersi mai fatto massaggiare, non è un’esigenza primaria degli italiani. No, non è un caso, non è una dimenticanza.

Non è un caso che il ministro Azzolina stia deliberatamente agendo per escludere le scuole paritarie (in maggioranza cattoliche) dal sostegno che viene riconosciuto invece a qualsiasi altro settore in difficoltà e per questo la metà delle scuole cattoliche a settembre non riaprirà. Non è un caso che una circolare del ministero dell’Interno per giorni abbia obbligato i cattolici italiani a non poter entrare in una chiesa (da singoli, per dire una preghiera magari per un caro defunto) sé quella chiesa non si trovava “sul tragitto” verso un’altra attività considerata essenziale, tipo andare dal tabaccaio. Non è un caso che settori del governo abbiano provato a pretendere la chiusura totale delle chiese, a cui alcune diocesi s’erano persino acconciate prima che la voce ferma di Papa Francesco richiamasse tutti a riaprirle subito con tanto di camminata solitaria del Pontefice per andare a pregare davanti al crocifisso di San Marcello a via del Corso a Roma. Non è un caso che sia stata vietata ogni manifestazione pubblica “cum populo” di natura religiosa per la Pasqua. Non è un caso che si sia addirittura arrivati a vedere l’irruzione e il tentativo di interruzione di una messa da parte della forza pubblica. Non è un caso che nel corso della conferenza stampa Conte abbia accennato a contrasti che evidentemente ci sono stati anche in seno alla task force di Colao e al comitato scientifico sulla riapertura delle messe da lasciare “sine die”, evidentemente delle forze hanno agito con determinazione per ottenere questo obiettivo. Non è un caso, è ideologia.

Stanno per mandare milioni di lavoratori italiani sugli autobus e nelle metropolitane, in scatolette in ognuna delle quali circoleranno inevitabilmente migliaia di persone al giorno, ma scrivono che le “criticità ineliminabili” riguardano solo la frequentazione della messa, la confessione, la comunione. L’ho detto chiaramente nel corso dell’intervista e lo ripeto a nome delle centinaia di migliaia di persone che alle elezioni hanno dato consenso al Popolo della Famiglia: i segmenti massonici che all’interno del governo e delle task force e del comitato scientifico agiscono con evidente odio ideologico anticristiano per divellere la libertà religiosa, uno dei principi-cardine, certamente essenziale e dunque non negoziabile, della convivenza civile in un Paese che si dice democratico, non potranno che trovare in ciascuno di noi un combattente a difesa di un diritto inviolabile della persona.

Vogliono ridurre la dimensione dell’essere umano a quella di homo economicus, di mero segmento di una catena produttiva. Io rifiuto questo cibo ideologico fatto di ghiande e reclamo la dignità tutta intera della persona, della dimensione spirituale che vale almeno quanto la dimensione materiale. E si rassegnino quelli che vogliono ridurre i cattolici a monadi che vivono la loro fede solo nel loro privato (“puoi pregare pure in cucina, che differenza fa”) rinunciando a ogni dimensione comunitaria e quindi pubblica, temendone l’inevitabile ricaduta politica. Noi non ci faremo rinchiudere in casa. Come sempre abbiamo fatto per secoli, combatteremo miti e sorridenti, ma non per questo meno determinati, per far sì che ogni essere umano possa liberamente manifestare la propria fede nel fatto che non siamo su questa Terra solo per aggirarci tra il posto di lavoro e il centro massaggi, ma per tracciare una linea di senso capace di salvare tutti e ciascuno. Combattenti per la libertà, come sempre, senza timore dei potenti e delle loro armi ideologiche, che davvero nell’esecutivo Conte dovrebbero deporre se non vogliono fare altro male a questo Paese che non meritano di governare.