Mario Adinolfi: quel che ci attende a breve….

26 Febbraio 2019 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Oggi il M5S si trasformerà in partito. Il movimento “rivoluzionario” della clamorosa vittoria del 4 marzo diventerà “istituzionale”, dopo neanche nove mesi di governo. Hanno governato male, i cittadini hanno visto tutta la loro inadeguatezza e impreparazione, la Roma di Virginia Raggi è un incubo, a Torino sono riusciti a far rimpiangere Fassino, da Livorno il sindaco Nogarin scappa facendosi candidare in Europa, anche Grillo non ne può più e si stacca dalla Casaleggio. Toninelli risponde a Tria con toni che meriterebbero schiaffi per l’impudenza, per ficcare in testa a un idiota che quando sei stupido è meglio tacere che confermare all’interlocutore la tua condizione.

Se passi dal 42% del 4 marzo al 9% alle regionali in un territorio come la Sardegna dopo aver dato il reddito di cittadinanza, ci sono certamente ragioni organizzative ed elettorali, ma non possono mancare ragioni politiche. La risposta di Di Maio sarà la “partitizzazione” del movimento, l’apertura a alleanze locali, la nomina di dirigenti territoriali, il ritorno del direttorio e (non lo dirà ma sarà implicito) l’allentamento del limite dei due mandati elettivi. Anche perché, se non lo allentasse, Di Maio alle prossime elezioni politiche non potrebbe ricandidarsi e alla fine, ricordatevelo sempre, la questione è tutta qua: chi entra in quei palazzi e ne scopre i privilegi, poi avrà solo l’obiettivo di rimanerci. Nessun altro obiettivo. Per farlo, vi riempirà di chiacchiere. Ieri ha detto che la “trasformazione del M5S non serve al M5S ma al paese”. Non vi viene da ridere? La trasformazione delle regole del M5S serve a Di Maio per restare parlamentare pure al prossimo giro. Che, lui lo sa, è a breve. Di Battista è stato più furbo e ha rinunciato alla legislatura corta, così si può ricandidare alla prossima che sarà quella vera.

Adesso resta solo l’ultima domanda: il M5S ha preso il 4 marzo il 32% nazionale, pari a 11 milioni di voti. Il 26 maggio ne perderà milioni, è certo, la prova di governo è stata pessima. Chi intercetterà i voti persi? Quanti cattolici hanno votato M5S e ora si sono accorti che per il partito dell’eutanasia e della droga libera non si può votare, perché ha perso perfino quella carica “rivoluzionaria” che li aveva attratti? Due milioni di cattolici praticanti che vanno a messa tutte le domeniche hanno votato M5S. Il Popolo della Famiglia deve attrezzarsi per riportare nel naturale campo del popolarismo sturziano quei consensi perché la rivoluzione si fa con il reddito di maternità portatore di vita e non con l’eutanasia portatrice di morte. Questo obiettivo politico deve caratterizzare la nostra azione da oggi al 26 maggio. Riportare a casa i voti dei cattolici e l’unica casa rimasta in piedi per accoglierli si chiama PdF.

La trasformazione del M5S sarà per il M5S l’inizio della fine. Tra meno di cento giorni il governo Conte non ci sarà più, la Lega avrà ottenuto tutto il dissanguamento del partner di governo e tenterà il colpaccio di andare da sola alle elezioni politiche, in alleanza solo con Fratelli d’Italia ormai partito satellite. Salvini lo ha detto oggi chiaramente: “Non torno nel centrodestra”. Tradotto: non torno a farmi condizionare dal potere economico e mediatico di Berlusconi. Vedremo alle elezioni politiche di novembre se questo azzardo avrà pagato.

Post scriptum, calendario dei prossimi mesi: 26 maggio elezioni europee, prima del 10 luglio crisi di governo su un pretesto qualsiasi, rituale estivo di consultazioni con nascita di governo balneare neutrale finalizzato alle elezioni (Mattarella darà le elezioni a Salvini ma non gliele lascerà gestire dal Viminale), a settembre scioglimento delle Camere, elezioni politiche il 10 novembre, 26 novembre insediamento nuove Camere e elezione presidenti, a dicembre il nuovo governo che nella manovra economica smantellerà le minchiate operate da questi. Che 2019 ci attende, ragazzi…