Mario Adinolfi: Divento gialloverde pure io

10 Agosto 2018 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Ora, con quattro donne a carico (moglie e tre figlie) sto per diventare ufficialmente gialloverde pure io, pussa via PdF. Ho fatto due conti e dovrei rimediare almeno un paio di redditi di cittadinanza, flat tax al 15% e quoziente familiare. In pratica divento ricco, diventiamo tutti ricchi. Sto a posto anche sul piano etico perché sulla Bussola leggo che mettono nei moduli madre e padre, non genitore 1 e genitore 2, lanciavo l’appello nelle pagine di Voglio la mamma, figurati. Poi però degli amici pidieffini cattivi mi hanno detto di andare a verificare e dicono che sui moduli il cambiamento è stato in “genitori”, che va bene un po’ a tutti. E che il reddito di cittadinanza va bene ma prima bisogna rifare i centri per l’impiego. E che il ministro Tria la flat tax la considera incompatibile con i vincoli di bilancio. E che tutti i governi di ogni colore promettono il quoziente familiare ma non lo fanno mai. Intanto il ministro Grillo rigetta il parere del Consiglio Superiore di Sanità contro la cannabis light e la lascia vendere liberamente, non rigetta quello del Comitato di Bioetica sulla triptorelina e la lascia prescrivere liberamente, il sottosegretario Spadafora ci spiega che vuole estendere la legge Mancino all’omofobia e il ministro Fontana che è persona sincera ammette che per le sue competenze (famiglia e disabilità) non c’è un euro. D’altronde hanno appena varato il decreto dignità e si è plasticamente visto, tanto che Fontana pensa alle dimissioni.

Anche perché l’unica politica sulla natalità finora è stato il voto entusiasta e compatto di 63 eletti su 64 di Regione Lombardia a favore di pillole e preservativi distribuiti gratuitamente agli under 24. Serve ripassino di principi essenziali e quindi non negoziabili, perché non è che devono crederci davvero, ma almeno fingessero bene, è utile per risultare efficaci nel marketing e così divento gialloverde più a cuor leggero. La prossima volta che a Salvini la Bussola chiede se recita il rosario, Salvini non risponda che lo sventola e basta (lo sapevamo, ma fregnaccia per fregnaccia, continua a illuderci tutti Matte’). Forse i miei amici del PdF non hanno tutti i torti. Mi dicono che sui moduli c’è scritto “genitori” e nei comuni a gestione “gialla” sono usati per registrare i figli di due mamme e di due papà anche derivanti da utero in affitto senza che il potente ministro “verde” muova un dito e persino la Bussola gli ha ricordato che Alfano fece di più. Non lo so, i miei amici pidieffini mi turbano, dicono che questi fanno solo chiacchiere e che quando c’è da mettersi sul terreno dei fatti alla fine vincono quelli del governo che vanno a reggere gli striscioni del Gay Pride accanto a Monica Cirinnà sotto il santuario della Madonna di Pompei, nel decreto dignità ci ficcano quello che vogliono loro e zero euro alla famiglia. E che passare da genitori 1 e 2 a genitori nei moduli non è esattamente un trionfo dell’affermarsi dei principi etici, è l’ennesimo gioco sul filo dell’ambiguità per far fessi e contenti questi e quelli, abilità professionale richiesta ai politici di oggi.

Uno va al Gay Pride, l’altro fa l’intervista alla Bussola, un po’ come quando Renzi faceva le arcobalenate su Repubblica e il ministro dell’Interno con quello della Famiglia ricevevano il grande capo del Family Day rassicurandolo con tanto di foto e così restammo tutti fregati. Credendo alle chiacchiere. Sono proprio cattivi i miei amici del PdF che non vogliono farmi credere nella concreta difesa non negoziabile dei principi da parte del governo gialloverde…