Mario Adinolfi: Sul Gender dal governo basta parole

25 Luglio 2018 Mario Adinolfi
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, Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Abbiamo contestato duramente il governo precedente andando in piazza perché noi “difendiamo i nostri figli”, sono la priorità della nostra azione pubblica. Il governo attuale nella sua componente grillina registra senza difficoltà nei comuni da loro amministrati i “figli di due papà o di due mamme”, legittimando dunque utero in affitto e traffico di gameti. Chiamato in aula a rispondere il ministro Fraccaro, grillino anch’egli, ha dato un sostanziale via libera. Ora il Comitato di Bioetica della presidenza del Consiglio ha addirittura dato semaforo verde all’Aifa per la prescrizione medica della triptorelina ai bambini di otto anni a cui viene diagnosticata la disforia di genere, mettendo nero su bianco che tale diagnosi può essere effettuata anche su bambini di tre anni. Ora alla presidenza del Consiglio (vi siedono il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i vicepresidenti del Consiglio Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Vincenzo Spadafora e Giancarlo Giorgetti) non possono più fare i pesci in barile. Il fatto è gravissimo e diventa politico, quindi la presidenza del Consiglio deve intervenire e vietare esplicitamente ogni possibile prescrizione di triptorelina ai nostri figli. Perché noi li difendiamo, a prescindere dalle valutazioni ideologiche che diamo del governo. E se contro quello precedente siamo scesi in piazza perché l’attacco dell’ideologia gender era violento tramite l’approvazione della legge Cirinnà, questo è ancora più violento perché riguarda direttamente i bambini.

Diciamoci la verità, il problema politico è sempre l’ambiguità dell’inciucio. Nel governo Renzi il ministro dell’Interno e quello della Famiglia rassicuravano i cattolici, ci sono i video e le foto e le dichiarazioni solenni: “Siamo al governo per impedire che vengano approvate leggi come quella sull’unione gay, se le approvano un minuto dopo ce ne andiamo”. Per la verità il ministro dell’Interno Angelino Alfano, a differenza da quanto ha fatto Fraccaro, diramò nell’ottobre 2014 una nota ai prefetti per far cancellare le trascrizioni contra legem nelle anagrafi comunali gestite da sindaci ideologizzati. Poi però, dopo aver promesso sostegno alle piazze dei Family Day, nel 2016 furono proprio i parlamentari di centrodestra attratti nell’orbita della maggioranza di governo ad essere decisivi per l’approvazione della legge Cirinnà, che probabilmente subirono, ma non fecero nulla per fermare.

Ecco, ora ci si trova in una situazione analoga: le logiche coalizionali prevalgono su quelle valoriali, soprattutto se le istanze valoriali sembrano solo strumentali alla raccolta dei voti e non centrali nell’azione politica. In poche settimane di governo abbiamo dovuto subire il rigetto da parte del ministro della Salute del parere del Comitato Superiore di Sanità che chiedeva di interdire la vendita della cannabis light per i dubbi sulla salubrità della sostanza, le continue registrazioni di “figli di due papà o di due mamme” nei comuni a guida grillina con il sostanziale via libera di Fraccaro, la totale assenza di interventi a sostegno della famiglia nel decreto dignità, la incredibile partecipazione “a nome del governo” del sottosegretario alla presidenza del Consiglio al Gay Pride sfilato sotto al Santuario della Madonna di Pompei con tanto di striscione sorretto allegramente accanto a Monica Cirinnà dallo stesso sottosegretario che intanto predicava sui “diritti civili delle famiglie arcobaleno” sui cui “non si torna indietro”, all’assegnazione allo stesso sottosegretario della delega alle Pari Opportunità e alla gestione dell’Unar, l’astensione leghista (al Senato vale come voto contrario) sulla mozione di Fratelli d’Italia su utero in affitto e cristiani perseguitati come temi della Commissione Diritti Umani, l’accordo con la lobby delle armi in relazione ai progetti di legge di riforma sulla legittima difesa, ora aspettiamo una reazione concreta della presidenza del Consiglio rispetto al tema tragico dell’utilizzo della triptorelina sui bambini, perché va bene tutto, ma i bambini vanno lasciati stare. E l’intervento deve essere immediato e politico, cioè efficace al di là di ogni ambiguità.

Vanno bene i rosari sventolati, le giuste parole del ministro Fontana sempre più silenziato, il ddl sul crocifisso nei porti, vanno bene le chiacchiere e le interrogazioni parlamentari concordate con Salvini per fargli dire che è contro l’utero in affitto. Ma se i fatti sono che questo governo non è in grado di dire un parola efficace contro gli ideologi del gender che vogliono bloccare la pubertà per via farmacologica intervenendo su bambini di otto anni, allora vuol dire davvero che questo non è “il governo di tregua per i cattolici”, ma il solito governo che nelle ambiguità di ogni inciucio genera mostri che colpiscono i più deboli. Il Popolo della Famiglia, perché questo è il ruolo di pungolo che svolgiamo sperando di generare comportamenti virtuosi non foss’altro che per toglierci argomenti, chiede all’esecutivo e in particolare a chi siede alla presidenza del Consiglio di intervenire tempestivamente e in maniera netta affinché nessun medico prescriva sul territorio italiano la triptorelina a un bambino. L’intervento sia immediato e inequivoco. Allo stesso tempo, in materia di gender, è necessario compiere un adeguato intervento presso i comuni affinché smettano di legittimare l’utero in affitto e il traffico di gameti con le loro trascrizioni anagrafiche. Questo mette a rischio la tenuta della maggioranza? Un governo che legittima la somministrazione di quelle porcherie ai bambini o la privazione del loro diritto ad avere una mamma e un papà, meglio che cada e si torni a votare. Sono certo che per chi sventola il rosario in campagna elettorale, i valori vengono prima delle poltrone.

Altrimenti è solo marketing.