Mario Adinolfi: e la ripresa valoriale?

16 Maggio 2018 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Oggi su La Croce ci prendiamo la briga di leggere per voi il programma dell’accordo di governo tra Lega e M5S. Huffington Post ha svelato il testo integrale delle trentanove pagine del “Contratto per il governo di cambiamento” e il documento è francamente comico fin dalle prime righe, quelle in cui i giovani Luigi e Matteo sembrano aver comprato la scatola del “Piccolo governante” e di volerci giocare facendo come se fosse una cosa vera e infilano addirittura l’autentica di firma notarile dei contraenti, come se il contratto fosse un contratto vero, con eventuali inadempienze esigibili davanti a un giudice. Poi, vabbè, reddito di cittadinanza e flat tax al centro, senza spiegare dove si vanno a raccogliere i cento miliardi di euro necessari per vararli, a meno che non si debba prendere per buona l’intenzione di “rivedere i trattati” con l’Europa. Il che presupporrebbe un’Europa interessata a rivederli con costoro e, di più, significa che quelle due riforme verrebbero varate, come si direbbe a Roma, “a buffo”, cioè in deficit e accumulando altro debito pubblico.

Quel debito pubblico che nel frattempo ieri per la prima volta, intanto, ha sfondato anche quota 2.300 miliardi di euro. Ma che problema c’è, dicono i due ragazzi che giocano al piccolo governante, tanto noi andiamo da Draghi e gli diciamo che ci deve cancellare 250 miliardi di euro di debito. Così, de botto, come fosse un debito de er Pomata con er Ventresca, giustificandosi con la morte de “pora nonna”. E vi ricordate in campagna elettorale quanto sia Di Maio che Salvini parlavano di famiglia? Ecco, nel programma ci sono dieci righe generiche su un vago “welfare familiare”. Niente quoziente familiare, niente reddito di maternità, non è citata una sola volta la parola “denatalità”, niente contro l’aborto o per la cultura della vita. Lo sventolatore di rosari si è dimenticato la “ripresa valoriale” e manco una riga quindi sulla legge Cirinnà o su quella sul biotestamento, ma niente sul sostegno alla famiglia che si fa carico della disabilità (per la quale invece si propone la nascita di un “ministero”, ma non servono altre burocrazie, servono soldi alla famiglia) e ancora niente sulla lotta di padri e madri contro la diffusione della droga a partire dagli orrendi coffee shop all’italiana dove si vende “marijuana legale”.

Un passaggio interessante del “contratto”, che rivela l’intenzione di chi l’ha scritto, è quello che nell’area “giustizia” affronta il tema dell’affidamento condiviso dei figli in una eventuale rivisitazione del diritto di famiglia. Ebbene, il testo parla insistentemente delle “due figure genitoriali” (imbarazzante la frase in cui si violenta l’italiano scrivendo “entrambe le due figure genitoriali”, dimenticando il significato della parola “entrambe”) senza voler mai utilizzare le parole proprie: il padre e la madre. Sarà solo un tic linguistico, ma è evidente che l’estensore del passaggio non deve essere lontano dalla cultura genderista grillina che ha portato nelle amministrazioni comunali da loro guidate a legittimare anche la pratica dell’utero in affitto registrando contra legem i bambini come figli di due papà o di due mamme. Per la ripresa valoriale, passare la prossima volta insomma.

Niente per le famiglie numerose, nessuna politica per la natalità, nessun sostegno all’impresa familiare, nessuna politica per i giovani che vogliono mettere su famiglia, niente sulla libertà scolastica e la possibilità di far scegliere ai papà e alle mamme la scuola dove mandare i propri figli, niente di niente. Le parole della campagna elettorale, puf, come sempre volate via nel niente, soprattutto quelle dedicate alla famiglia. Tante, tantissime fino al 4 marzo. Dopo, più nulla. Nulla, persino nelle intenzioni, persino nelle lunghissime trentanove pagine di un libro dei sogni persino naif in cui tutto si fa a debito con trattati rivisti dall’Europa benevola, la Bce ci cancella il 10% del debito pubblico e così contemporaneamente si danno 780 euro al mese al 47% di disoccupati meridionali che hanno votato Di Maio e la flat tax al 30% di imprenditori che al nord hanno votato Salvini. Ebbene, pure in questo ingenuo libro dei sogni, non si trova una riga per dire che devono nascere più figli altrimenti salta tutto, non si trova una riga per mantenere gli impegni assunti sul “ripartire dalla famiglia” che in campagna elettorale sembrava essere il leitmotiv di tutti, figuriamoci se troviamo parole per spiegare che seimila coppie che hanno utilizzato la legge Cirinnà e i trecento che hanno depositato le loro Dat legittimano l’idea che quelle siano leggi antipopolari la cui abrogazione è necessaria per ripartire davvero dal diritto alla vita e dai diritti della famiglia naturale, secondo il dettato dell’articolo 29 della Costituzione. Vabbè, era chiedere troppo. Ma il niente è davvero troppo poco.

Si dice che oggi potrebbe essere il giorno decisivo dell’intesa tra Lega e Movimento Cinque Stelle, che il governo, questo governo potrebbe davvero nascere. Avrebbe sei voti di margine al Senato. Sono certo che saranno appena cinque, perché il senatore eletto nelle fila della Lega prima rappresentante del Comitato Difendiamo i Nostri Figli e animatore con me e altri amici dei Family Day non può votare un governo così, una maggioranza così, un programma così. Ecco, con cinque voti di margine al Senato questo governo non avrà vita facile e noi saremo assolutamente all’opposizione, chiedendo di tornare al voto il più presto possibile.

Questo abbiamo spiegato oggi su La Croce e per questo continuiamo a chiedere il sostegno al nostro giornale e all’impegno del Popolo della Famiglia fin dalle amministrative del 10 giugno, anche iscrivendovi al movimento e sostenendolo in questa campagna elettorale. Senza un soggetto politico autonomo e determinante schierato a presidio dei principi essenziali, la ripresa valoriale non ci sarà. E i principi si chiamano così perché vengono prima, prima di qualsiasi logica di partito a cui inevitabilmente ci si deve piegare se si va in casa d’altri. Senza una casa nostra, autonoma, ogni governo non potrà che essere anticristiano e le conseguenze sono inimmaginabili. Non si può essere complici di questa deriva valoriale e mai, mai, mai si può pensare di accompagnarsi ai grillini se vogliamo davvero costruire un percorso di difesa della cultura della vita e dei diritti della famiglia naturale.