Mario Adinolfi: La grande occasione di crescita

10 Maggio 2018 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

C’è chi ha trascorso l’intera campagna elettorale ossessionato da una sola missione: non far votare Popolo della Famiglia. Post su post, articoli, insulti, dossier, attacchi personali violentissimi. Oggi possiamo serenamente dire che costui, costoro, hanno agito per portare il Movimento Cinque Stelle al governo del Paese: esattamente l’accusa che provavano ad affibbiare a noi, mentendo sapendo di mentire. Noi per tutta la campagna elettorale abbiamo scelto una strada diversa: chiedere il voto per il Popolo della Famiglia, mai contro qualcuno. Avvertendo però che dal momento del voto a favore del Rosatellum, Forza Italia e Lega non potevano non sapere che l’esito delle elezioni sarebbe stato un inciucio: Berlusconi lo avrebbe fatto con Renzi, Salvini con Di Maio. La legge elettorale era stata strutturalmente scritta per agevolare questo esito, che nessuno cioè potesse governare da solo. Per questo noi ci siamo proposti come alternativa, per provare a sparigliare il gioco e diventare noi determinanti nella costruzione di una maggioranza. Occorreva superare il 3% dei voti e non ci siamo riusciti per una serie di fattori che abbiamo già analizzato ma sinteticamente ripeto: ristrettezza di risorse, oscuramento mediatico, fuoco amico incessante (insieme a una debolezza politica-organizzativa inevitabile in una formazione così giovane come la nostra, che quindi dal fuoco amico si è lasciata impressionare senza reagire come forse avremmo dovuto).

Quel che siamo riusciti a fare è radunare accanto al vessillo del Popolo della Famiglia 219.535 coraggiosi che in barba a tutto e a tutti hanno voluto compiere questo primo passo nella formazione di un soggetto politico autonomo di ispirazione cristiana posto a presidio dei principi non negoziabili. Non siamo pochi e oggi siamo, credo, orgogliosi di aver compiuto la scelta giusta e per certi versi necessaria. Non abbiamo ottenuto poltrone e potere, ma abbiamo costruito un popolo che ha avviato la sua traversata del deserto. Siamo stati già presenti alle regionali di aprile, lo saremo ancora di più alle comunali del 10 giugno come ai ballottaggi del 24 giugno, poi prepareremo la lunga stagione che condurrà nel maggio 2019 alle elezioni europee che saranno per noi un importante banco di prova.

Intanto chi ha votato Lega (e anche chi ha votato Forza Italia che ora si acconcia alla “benevola astensione”) sa di aver portato al governo il Movimento Cinque Stelle. Io come è noto considero il M5S il nostro principale nemico, portatore di una visione antropologica terrificante, ipocrita e imbrogliona, sostenitore dell’utero in affitto e proponente ogni nefandezza, dal poliamole al matrimonio interspecie. Gianfranco Amato nelle sue conferenze proietta spesso il discorso del senatore grillino Martelli durante il dibattito sulla legge Cirinnà, quando chiese “il matrimonio a tre, a quattro, a cinque”. Lo stesso senatore grillino poi beccato a truffare gli italiani con i finti bonifici di finti rimborsi, tenendosi in tasca tutti i soldi degli stipendi che diceva di voler tagliare. Il grillismo è così, è il successo di un gigantesco ingranaggio di marketing in cui le lobby omosessualiste e massoniche attraverso il grimaldello del generico “vaffa” hanno attivato meccanismi di importante aggregazione di consenso manipolato, capaci di giungere al governo del Paese. Da soli per la verità non ce l’avrebbero mai fatta, ma ecco la mano tesa del leghismo in salsa salvinista che se avesse un minimo a cuore quel rosario sventolato un campagna elettorale per attirare il voto dei cattolici allocchi dovrebbe ora chiedere almeno alla Appendino e alla Raggi di cancellare i provvedimenti nei loro comuni a favore dell’utero in affitto e contro l’affissione dei manifesti prolife. Dite che Salvini lo farà? No, in compenso ci farà il governo insieme. Con Berlusconi a restare benevolmente in astensione, basta che non gli tocchino l’unica cosa che per lui conta. I principi cristiani? No, la sua roba, le sue aziende.

Salvini vuole arrivare alle poltrone, con Di Maio o con chiunque altro è lo stesso, basta che si piazzi lui e ce ne sia un’altra importante per Giulia Bongiorno, capolista leghista notoriamente nemica di tutti i principi che abbiamo provato a difendere scendendo in piazza in massa come cattolici nel 2015 e nel 2016. Il Popolo della Famiglia alle poltrone non è interessato, è interessato ai programmi: vogliamo cancellare la legge Cirinnà che ha aperto la strada all’utero in affitto legittimato in salsa grillina, vogliamo abrogare la legge sul biotestamento che apre la strada all’eutanasia indiscriminata all’italiana (è di queste ore la notizia di un padre ottantenne nominato esecutore delle volontà di una figlia in coma, che non aveva redatto le Dat), vogliamo varare il reddito di maternità perché il reddito di cittadinanza è una solenne cavolata e la tragedia su cui intervenire immediatamente è la denatalità, da arginare sostenendo la nascita di nuove prolifiche famiglie.

Come si ottengono questi risultati, insieme alla creazione di uno spazio politico per l’area culturale dei cristianamente ispirati in questo Paese? Ormai dovrebbe essere a tutti piuttosto chiaro: attraverso un soggetto politico autonomo. Altrimenti ti ritrovi a essere un anonimo eletto leghista costretto a votare un governo coi grillini. Ed è una triste fine per un movimento collettivo che poteva nutrire ben altre ambizioni e invece alla fine ha soddisfatto solo la brama di poltrona di un singolo.

Per il Popolo della Famiglia si apre ora una decisa stagione di possibile sviluppo, dobbiamo saper cogliere questa grande occasione di crescita. Chiediamo davvero a tutte le persone di buona volontà di unirsi al nostro movimento iscrivendosi al partito tramite il link www.lacrocequotidiano.it/abbonarsi-ora e seguendo la nostra elaborazione politica sul quotidiano La Croce, che ha alcune sorprese in serbo, ma ne parleremo in altra sede. Dobbiamo rafforzarci e molto per le sfide che ci attendono, sperando che siano in molti ora che avranno visto che il loro voto al centrodestra è servito solo a portare Di Maio al governo, che la prossima volta il loro voto potrà essere speso meglio. Il Popolo della Famiglia è l’alternativa che offriamo agli italiani, in particolare ai cattolici italiani, a quelli almeno che non vorranno seguire il tic governista che troppo spesso limita l’azione dei cattolici stessi nel nostro paese. Potrei fare i nomi di svariati vescovi che sono stati prima democristiani, poi berlusconiani, nella scorsa legislatura renziani e dalle amministrative del 2016 vanno in giro a dire che i grillini tutto sommato sono il male minore.

Deve aprirsi una stagione di intransigenza, per tornare a indicare un valore almeno come prospettiva: l’unità politica dei cattolici, almeno di quelli che ancora credono che ci siano principi su cui non si può negoziare. Noi li abbiamo declinati: famiglia, vita, persona. Le persone non sono cose, i figli non si pagano, i deboli non si eliminano ma si aiutano, la famiglia naturale va salvaguardata, i bambini sono soggetti e non oggetti, le donne non si affittano, la maternità è una e anche civilmente sacra. Poche cose, semplici, da cui ripartire per stare insieme almeno tra credenti, come scrive da tempo Fabio Torriero.

La nostra generazione, lo dico da anni, è chiamata ad un’azione che sembra impossibile di ricostituzione e resistenza. Ci aiuta la consapevolezza di essere nani sulle spalle di giganti. Il 18 gennaio 1919 con un appello “ai liberi e forti” un sacerdote siciliano, don Luigi Sturzo, apriva la stagione del cattolicesimo politico italiano. Cento anni dopo ciò che resta di quella ambizione, di un soggetto politico autonomo cioè che raggruppasse i cristianamente ispirati, è il Popolo della Famiglia. Sturzo avrebbe pianto disperato se avesse saputo che l’esito della sua azione che gli costò l’esilio, così come la clandestinità costò a De Gasperi e la morte costò a Moro, sarebbe stato il sostegno a un governo Di Maio. Il Popolo della Famiglia tiene in piedi la strada dell’alternativa unitaria dei cattolici in questo paese, la traversata del deserto sarà lunga e faticosa, ma unirsi a noi equivale a vivere un’avventura appassionante. All’opposizione di questo governo e di chi vuole far vincere la visione antropologica secondo cui le persone sono cose. Per andare al governo del Paese in un futuro non so quanto lontano, ma so che con l’aiuto di Dio accadrà.