Mario Adinolfi: Se siamo cose

20 Aprile 2018 Mario Adinolfi
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, Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Se siamo cose, Alfie non può che essere eliminato. Dobbiamo davvero comprendere con attenzione il tema delle cause e delle conseguenze. Deve essere chiaro che ogni battaglia che compiamo è contro la reificazione della persona. Quando ci battiamo contro l’aborto, contro l’eutanasia, contro il “matrimonio” gay, contro l’utero in affitto, contro tutti i falsi miti di progresso è perché ci battiamo contro la trasformazione della persona in cosa. Se le persone diventano cose, il destino è scritto: le cose fallate saranno eliminate, progressivamente con sempre maggiore violenza e Hitler davvero sembrerà un dilettante. La battaglia fondamentale della contemporaneità è tutta qua, l’enorme sfida della nostra generazione è nel rendere comprensibile e recuperabile quella parola che nel buonismo contemporaneo dà tanto fastidio, anche tra i cattolici. La parola è: contro. Sì siamo per la vita e per la bellezza della famiglia e tutte la menate da bravi ragazzi di chiesa che non vogliono dar fastidio, ma qui c’è una chiamata dura e faticosa ad essere esplicitamente e intensamente “contro”. Le Iene trasmettevano l’altra sera un perfetto servizio su ragazze italiane di vent’anni che andavano a fare le prostitute in Svizzera così guadagnavano ventimila euro al mese, disprezzando le “commesse che ne guadagnano quattrocento, io quattrocento li faccio in due ore”. Un paio erano mamme e lo facevano “per i figli”. C’è da dirlo chiaro: in una società scellerata dove il bene e il male non esistono più, dove Dio viene cancellato e la maternità messa all’asta, hanno ragione loro. E così chi propone la statalizzazione della prostituzione vince pure le elezioni. Stanno attaccando il cartellino del prezzo addosso ad ognuno di noi. Occorre una rivolta contro tutto questo altrimenti finiremo per trasformare Alfie nella nostra ennesima buona “causa” mentre invece è solo l’ennesima infernale conseguenza.