DUE ANNI DOPO, UNA SETTIMANA DOPO

11 Marzo 2018 Mario Adinolfi
immagine mancante
Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Buon compleanno amici pidieffini, la nostra assemblea costituente è lontana ventiquattro mesi esatti e cose ne sono successe in due anni. Fin da quell’11 marzo 2016, dal Palazzetto delle Carte Geografiche in Roma sede della riunione dei primi trecento dirigenti del Popolo della Famiglia provenienti da tutta Italia, per alcuni la missione apparve chiara: distruggerci. Vedere che in due anni i trecento dell’assemblea costituente non solo non si sono dissolti, ma sono stati capaci di trasformarsi in un popolo di 219.535 italiani che hanno scelto il PdF come opzione del cambiamento di un’Italia che ha bisogno di cambiare, è motivo di orgoglio per noi e disperazione per altri. Hanno provato in tutti i modi a piegarci, non ci sono riusciti.

Siamo diventati tanti in due anni, centinaia di migliaia. Speravamo di essere ancora di più tanto che una settimana dopo le elezioni del 4 marzo abbiamo dovuto darci delle ragioni per un risultato che puntavamo ad avere ancora più rotondo. Ragioni che sono evidenti e risiedono nel fatto che siamo giovani (La Lega, come dice Gianfranco Amato e ha rispiegato recentemente Massimiliano Amato in un post è partita da un consigliere comunale a Varese nel 1982 e solo 36 anni dopo è arrivata al 17% e ad esprimere il candidato premier; il M5S nel 2008 alle comunali di Roma era poco sopra l’1%, ci sono voluti 10 anni per arrivare a Di Maio e al 32%), non abbiamo denari (per questo ora chiediamo a tutti almeno l’iscrizione al Pdf e l’abbonamento a La Croce www.lacrocequotidiano.it/abbonarsi-ora perché Emma Bonino spendendo dieci milioni di euro in pubblicità ha fatto il 2%, noi con un centesimo del budget cosa potevamo fare?) e siamo stati silenziati dai media.

Tre fattori di debolezza, dunque, su cui dobbiamo lavorare sapendo però che ci sono almeno tre fattori di forza che dobbiamo sottolineare. Il primo è che siamo ormai per certificazione elettorale il decimo partito nazionale italiano per livello di consenso. Quando con Nicola Di Matteo presentammo il 19 gennaio 2018 il simbolo e il programma al Viminale dopo una nottata in fila, ci accorgemmo che la competizione avrebbe riguardato 103 diversi raggruppamenti politici. Bene, alla fine di questo difficile campionato noi siamo nella top ten dei partiti politici italiani, avendo battuto anche partiti privilegiati che non hanno dovuto raccogliere le firme e potevano contare su una copertura mediatica infinitamente superiore alla nostra (penso a Lista Civica Popolare di Beatrice Lorenzin e alla lista dei prodiani di Insieme). Poiché peraltro Più Europa e Noi con l’Italia sono da considerarsi come sigle messe su solo per affrontare la competizione elettorale, ma non veri e propri partiti dall’orizzonte duraturo, possiamo senz’altro dire che la fotografia scattata purtroppo solo nella nottata televisiva dei risultati è quella realistica del panorama politico prossimo venturo. Come ripetevano ossessivamente Mentana e Vespa la notte del 4 marzo (ah, se ci avessero dato un pizzico di quello spazio in campagna elettorale, come cambiava la musica) esistono sei partiti che eleggono parlamentari: M5S, Pd, Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Liberi e Uguali. Poi esistono tre partiti indennitari che emergono dalla competizione dei “piccoli”: all’estrema sinistra Potere al Popolo, all’estrema destra CasaPound, per la tradizione di ispirazione cristiana il Popolo della Famiglia.

Secondo fattore di forza: la capillarità del movimento. Dopo due anni di elezioni amministrative e con l’esperienza delle elezioni politiche compiuta in 97 collegi su 97, ora noi siamo un movimento nazionale radicato e con gruppi dirigenti ben evidenti sul territorio, raggrumati attorno ai referenti regionali a cui va il mio ringraziamento: Lucianella Presta in Piemonte, Massimiliano Amato in Lombardia, Filippo Grigolini in Veneto, Giovanna Arminio capolista in Trentino Alto Adige (oltre che in Sicilia e numero due in Calabria), Lanfranco Lincetto in Friuli Venezia Giulia, Nino Iraci in Liguria, Mirko De Carli in Emilia Romagna, Claudio Ademollo con Fabrizio Dellepiane in Toscana, Giovanni Mazzotta nelle Marche, Claudio Iacono in Umbria, Danilo Leonardi nel Lazio, Giovanni Marcotullio in Abruzzo, Enzo Fortunato in Puglia, Raffaele Adinolfi in Campania, Marco Fasulo in Basilicata, Angela Ciconte in Calabria, Alberto Agus in Sardegna e il grande Nicola Di Matteo in Sicilia che ha portato un sorprendente 1% abbondante secondo solo all’eccellente record nazionale dei veneti che hanno toccato l’1.1% (con punta nella roccaforte del collegio di Verona del 2.5%). Il disguido tecnico che ci ha fatto saltare la lista in Molise ci ha motivato talmente che alle regionali del Molise, primo appuntamento post elezioni politiche già fissato per il 22 aprile, noi ci saremo. Aiuterò personalmente lo sforzo elettorale che da subito riparte, riprendendo da lunedì Stampa&Vangelo per la PdF Tv il cui coordinamento è splendidamente affidato a Emanuela Pongiluppi Eleuteri e Francesca Centofanti.

Terzo fattore di forza: la determinazione. Abbiamo capito che conta solo ciò che dura. E il Popolo della Famiglia è un movimento nazionale destinato a durare, se lo ficchino in testa tutti coloro che fin dall’11 marzo 2016 e dopo il 4 marzo 2018 puntavano a demolirci: noi restiamo, noi rilanciamo. Perché accanto ai nomi che ho citato come referenti regionali, ci sono una miriade di referenti locali che città per città, comune per comune già stanno costruendo la sfida per le amministrative dei prossimi sessanta giorni. Non posso citare tutti ma sappiamo che la rete dei nostri dirigenti locali è fittissima e ognuno è davvero prezioso, di fatto insostituibile. Noi abbiamo una struttura costruita così, non sclerotizzata nelle burocrazie dei vecchi partiti: siamo un movimento aperto, chiunque può avvicinarsi e diventare protagonista, poi i galloni si conquistano sul campo con i voti e con la capacità di aggregare. Così abbiamo costruito gruppi dirigenti che su ogni città sanno di doversi misurare con quello che conta in un movimento politico: l’organizzazione e la raccolta del consenso. Ho già incontrato, incredibilmente, ad appena una settimana dal voto nazionale, moltissimi gruppi locali che chiedono delucidazioni su come affrontare le prossime amministrative. Saremo presenti ovunque, dalle regionali di aprile in Friuli Venezia Giulia e Molise, alle comunali nelle più rilevanti città che vanno al voto tra fine maggio e inizio giugno. Come sempre abbiamo fatto, fin dalle elezioni amministrative 2016, siamo disponibili anche a costruire intese sul piano locale, che valorizzino il ruolo del Popolo della Famiglia e puntino ad ottenere una nostra presenza nel tessuto amministrativo. La determinazione che stiamo dimostrando è la premessa per vedere crescere il consenso al Popolo della Famiglia fin dalle prossime elezioni, perché alle amministrative noi ci saremo e molti altri no.

La prospettiva futura del Popolo della Famiglia è davvero quella di poter moltiplicare i propri consensi. CasaPound si è presentata alle elezioni del 2013, alle politiche successive ha sestuplicato i voti semplicemente perché ha tenuto: sono pochissime le formazioni politiche “minori” che reggono l’arco di due elezioni legislative successive, tutte si squagliano dopo il primo traguardo non centrato, pensate a Aborto no grazie di Giuliano Ferrara. Chi tiene, cresce e moltiplica i suoi voti. Noi dobbiamo semplicemente tenere duro, anche perché non sappiamo quale sia l’orizzonte temporale di questa legislatura, potrebbe essere breve o addirittura molto breve. Allora noi come Popolo della Famiglia saremo lì a raccogliere il voto in uscita dei delusi di questo ennesimo fallimento (annunciato) delle forze politiche maggiori. Sestuplicheremo anche noi i nostri consensi? Sarebbe bello e io non ritengo impensabile vedere il PdF passare quindi dagli attuali 219.535 voti a oltre 1.300.000 voti. Lo misureremo già alle amministrative, vedrete che subito andremo ben sopra lo 0.7% che è la nostra percentuale nazionale. A patto di saper lavorare sui nostri tre fattori di debolezza investendo sui nostri tre fattori di forza.

Oltre gli appuntamenti elettorali sapete poi che ci saranno una serie di appuntamenti di partito. Stasera al Palacavicchi di Roma (via di Ciampino) dalle 20.30 celebriamo i due anni di vita del Popolo della Famiglia con tanto di torta. Il 14 aprile Gianfranco Amato ci chiama tutti (con il decisivo apporto organizzativo di Ester Corona) a una giornata di studio e approfondimento sempre a Roma con un importante discorso che terrà per noi il vescovo Giovanni D’Ercole. Per il 23 e 24 giugno sto personalmente lavorando con don Salvatore Vitiello, Fabio Torriero, Giuseppe Brienza e tutto il team che si occuperà della formazione dei quadri dirigenti del Popolo della Famiglia al primo Summer Camp del PdF, per la prima volta pernotteremo tutti in un unico luogo e sperimenteremo una serie di sessioni di lavoro che hanno l’obiettivo di rendere più forte il messaggio comune sviluppando anche uno spirito di squadra e di compattezza.

Insomma, come capite la storia del PdF è destinata ad essere una lunga e grande storia. Questo è il momento per venire a conoscerci, per entrare nel Popolo della Famiglia, per mettersi a disposizione fin dalle amministrative del solo soggetto politico autonomo cristianamente ispirato che ha a cuore i principi essenziali e quindi non negoziabili di difesa della vita e della famiglia naturale. Ora il bimbo che compie due anni e ha appena imparato a parlare e camminare bene da solo, ha bisogno dell’istinto paterno e materno di ciascuno di noi per crescere ancora e costruire il proprio futuro. Sarà un futuro da protagonisti, fin da giovanissimo ‘sto bimbo ha dimostrato di avere stoffa. Ora sta a noi, a ciascuno di noi. Come sempre, se non lo faremo noi quel che stiamo facendo, non lo farà nessuno. E allora gambe in spalla e marciare. A Dio piacendo, il futuro è nostro e la storia la faremo davvero perché abbiamo già iniziato a scriverne qualche rigo.