Perchè bisogna votare il Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi

2 Marzo 2018 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Domenica 4 marzo abbiamo un’occasione storica e non dobbiamo gettarla via: con il Popolo della Famiglia i cristiani e le persone di buona volontà possono tornare ad essere protagonisti con un soggetto politico autonomo posto a presidio dei principi essenziali e non negoziabili. Votando PdF in particolare i cattolici italiani chiuderanno la stagione della diaspora, 25 anni di presenza in partiti altrui che hanno condotto solo a sconfitte. Ora, a un secolo dall’appello ai ‘liberi e forti’ di don Sturzo, bisogna tornare sulla scena con una identità ben precisa. Incredibile che i post-comunisti abbiano cinque sigle sulla scheda tra le quali scegliere, addirittura i post-fascisti ne hanno due o tre, mentre per il cattolicesimo politico la stagione sembrava conclusa. L’appello di duecento sacerdoti, religiosi e religiose a favore del Popolo della Famiglia ha segnato una svolta, domenica sorprenderemo l’Italia ancora una volta come quando nessuno si aspettava la mobilitazione popolare dei Family Day. Date il bentornato ai cattolici in politica, i soli che possono spezzare la stagione delle larghe intese già scritte.

Sì perché votare Popolo della Famiglia significa dire no all’esito già scritto delle elezioni, insito nell’approvazione del Rosatellum non a caso votato insieme da Pd, Forza Italia, Lega e M5S. Questi quattro partiti viaggiano su due assi paralleli. Se vincerà, come sembra, il M5S affermandosi come primo partito per distacco, Luigi Di Maio non vorrà perdere l’occasione per lui irripetibile di diventare il più giovane presidente del Consiglio della storia italiana. Grillo lo ha già autorizzato: “Voglio un governo”, urla il comico. E l’indiziato principale per l’intesa è proprio Matteo Salvini, che si sgancerebbe così dal padronato berlusconiano e si metterebbe finalmente in proprio. Con l’aggiunta di qualche transfuga il piatto dei “populisti” sarebbe pronto e ovviamente immangiabile.

L’altro asse, quello più noto e scontato, è tra Berlusconi e Renzi con la ovvia collaborazione della “quarta gamba” e la possibile aggiunta di esponenti leghisti e radicali. A farla da padrone in questo scenario sarebbe Emma Bonino, l’unica eletta sia con il centrodestra che con il centrosinistra, quindi perfetta personalità per trovare la quadra, ovviamente con la Giulia Bongiorno ministro di Grazia e Giustizia, pronta a varare insieme a Ivan Scalfarotto quella legge sull’omofobia che scriverebbe la parole fine alla storia del movimento pro family e pro life in Italia.

Chi crede che dopo l’inevitabile nulla di fatto prodotto dal Rosatellum si vada velocemente a nuove elezioni, non conosce i parlamentari italiani. Pur di non rivoltare e restare accomodati sul cadreghino eleggerebbero presidente del Consiglio pure Satana. Per non allontanarsi troppo dai territori sulfurei, daranno volentieri la fiducia a Bonino premier.

Comunque sia è chiaro a tutti che il destino della legislatura è suonare la musica delle intese spurie, dette appunto larghe intese. Che di solito non si mettono mai d’accordo su riforme di sistema ma ballano piuttosto attorno alle fesserie dei “nuovi diritti civili” come è già accaduto nella scorsa legislatura che non a caso di aprì con un governo di larghe intese Forza Italia-Partito Democratico e l’immediata approvazione della legge Scalfarotto, per fortuna solo alla Camera.

Come si fa a voler ripetere pedissequamente nel 2018 gli stessi errori del 2013? Come si fa a volerlo fare in presenza di una novità, qual è senza dubbio il Popolo della Famiglia, che potrebbe con la sua affermazione rompere questo schema che governa l’Italia con varie forme di collaborazionismo dal 2011? Bisogna votare Pdf il 4 marzo per voltare pagina, perché bisogna mandare Renzi e Bonino definitivamente all’opposizione e questo accadrà solo se il Popolo della Famiglia sarà determinante, quindi se supererà il 3% dei voti e eleggerà così decine di parlamentari.

Si prova a scoraggiare l’elettore del PdF dicendo: serve votare centrodestra e voi togliete voti decisivi, come ad esempio nel collegio senatoriale di Roma 1. Per fortuna è arrivato Avvenire (non certo un giornale che ci ha in simpatia) a spiegare come stanno le cose. Emma Bonino non ha alcuna possibilità di essere eletta nel collegio uninominale. Come avete sentito nel fuorionda di Salvini che parla con Meloni e Fitto, il leader leghista sa che il Pd sta al 20% ed è fuori da tutte le competizioni nei collegi uninominali, tranne che nelle regioni rosse. Serve piuttosto sgonfiare il voto dei grillini e Avvenire certifica che il Popolo della Famiglia è in grado, come accertato dai sondaggi sui flussi, di attrarre voto in uscita dal M5S oltre che drenare qualcosa dal centrosinistra. Emma Bonino, come noi peraltro, per essere eletta punta sul raggiungimento da parte della sua lista del 3%: non ha alcuna possibilità, con il Pd così debole che a Roma tre mesi fa al voto del Municipio X stava al 14%, di vincere il collegio uninominale. Quindi a Roma come in tutta Italia votate Popolo della Famiglia tranquillamente. Anche perché il centrodestra ha già dichiarato con tutti i suoi leader che non abrogherà la legge Cirinnà o quella orrida sul biotestamento. Parrebbe illogico che chi si è battuto nei Family Day contro quelle normative contro la famiglia, ora andasse nelle urne a votare per chi non ha intenzione di toccarle. Solo il Popolo della Famiglia ha quelle abrogazioni nel programma di governo, insieme a reddito di maternità e quoziente familiare e libertà scolastica e altre decine di proposte immediatamente attuabili. Come si può votare turandosi il naso per il “male minore”, quando nell’offerta politica c’è un bene possibile pienamente corrispondente alle battaglie comuni di questi anni? Per ragioni di livore personale? Sarebbe davvero illogico, incomprensibile. Il 4 marzo chi ha partecipato ai Family Day o li ha sostenuti ha un solo voto coerente possibile ed è quello al Popolo della Famiglia, altrimenti vuol dire che ha cambiato idea e non considera più così decisive quelle battaglie.

Il nostro obiettivo politico del 4 marzo è dare compimento allo striscione che noi vergammo e portammo in piazza al Circo Massimo: Renzi ci ricorderemo. Bisogna mandare all’opposizione il centrosinistra, motore delle peggiori leggi contro la vita e contro la famiglia. Per farlo, bisogna togliere ogni alibi al centrodestra che punta alle larghe intese proprio con un indebolito segretario del Pd. E dunque c’è bisogno di avere in parlamento la pattuglia pidieffina, di cogliere nelle urne l’occasione storica e chiudere la stagione della diaspora e delle sconfitte per aprire quella di un percorso che potrà condurre ad una nuova forma unitaria dei cristianamente ispirati in politica.

Chi non voterà Popolo della Famiglia il 4 marzo entro fine mese verrà a chiederci scusa, quando vedrà effettivamente nascere le larghe intese che saranno presupposto di nuove leggi contro la vita e contro la famiglia che nessuno sarà in grado di contrastare. Per evitare di incorrere in errore, mi rivolgo a chi sta leggendo, vota e fai votare per il Popolo della Famiglia. Diventa da subito protagonista della novità che può cambiare le mappe della politica italiana e che, qualsiasi sarà il risultato del 4 marzo, il 5 marzo lavorerà da subito ai nuovi traguardi tenendo sempre aperte le porte nella tensione unitiva che ha caratterizzato fin dalla fondazione il nostro movimento.

Non perdere l’occasione storica, nel 2023 saremo tutti più vecchi e stanchi. Domenica vota Popolo della Famiglia con il sorriso di chi per una volta non sceglie il meno peggio, non fa calcoli, non fa compromessi con la coscienza, non si tura il naso, ma semplicemente vota per il bene possibile. Una sensazione che tutti noi stiamo vivendo e che non ha prezzo.