MARIO ADINOLFI: «SERVE UNA RISPOSTA DI POPOLO»

31 Gennaio 2018 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

43.534 firme raccolte, 945 candidati presentati, coperti 97 collegi su 97. Alle prossime elezioni politiche il Popolo della Famiglia sarà presente in tutta Italia. Non è certo priva di fascino la mission impossible di Mario Adinolfi, Gianfranco Amato e Nicola Di Matteo. Se il Popolo della Famiglia riuscirà a superare il 3%, per «piantare il chiodo nella coda del serpente» (Amato dixit) e vigilare così su un centrodestra valorialmente discontinuo, è cosa che si vedrà solo il 5 marzo.

Al di là dell’esito, però, dai social come nelle piazze emerge palpabile un dato nuovo: la gratitudine di non pochi cattolici verso un gruppo dirigente che sta offrendo loro la possibilità di affidarsi ad una forza politica che fa propri – integralmente – i “principi non negoziabili”. Nel “cattolicesimo liquido” che impregna la politica non è esattamente poco. Abbiamo incontrato Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia.

Adinolfi, il suo partito mette esplicitamente al centro del programma la famiglia, realtà che in Italia non è particolarmente considerata.

Non abbiamo una normativa a sostegno della famiglia da ben 25 anni. Basti dire che veniamo dalla Conferenza Nazionale sulla Famiglia che non più di 7 settimane fa ci ha preso in giro clamorosamente.

Perché?

Innanzitutto la Conferenza ha visto il meraviglioso incipit di Laura Boldrini che ha spiegato agli astanti che non esiste la famiglia, esistono “le famiglie”. Al plurale. E già qui avremmo dovuto invitare la presidente della Camera a studiare la Costituzione, visto che questa recita che la “Repubblica riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Parole bellissime, scritte insieme da liberali, comunisti, cattolici, azionisti. Un coacervo di culture unanime nell’identificare un dato oggettivo: la Repubblica riconosce la famiglia, cioè la considera una dato precostituzionale, addirittura pregiuridico.

Un PDF a difesa della Costituzione, quindi. Al là dell’incipit boldriniano, cosa è emerso davvero dalla Conferenza Nazionale della Famiglia?

Dopo fiumi di parole vuote è stato sinceramente incredibile l’intervento di Pier Carlo Padoan. Il ministro dell’Economia, dopo aver fatto parlare tutti, ha detto chiaramente che sulla famiglia il Governo non avrebbe speso un euro. Apprezzo la sincerità, però magari poteva evitare di esagerare..

Cioè?

Si dà il caso che nel Consiglio dei Ministri del giorno dopo Padoan, proprio mentre i giornali commentavano i dati Istat con titoli come “Tragedia natalità in Italia, persi altri 100.000 bambini”, ha preso un provvedimento che la dice lunga sul sentimento di disprezzo verso le famiglie italiane: il dimezzamento del bonus bebè. Persino quei ridicoli 80 euro sono diventati 40.

Nel suo “O capiamo o moriamo” spiega con dovizia di numeri, date e tabelle come la legislatura che si è appena conclusa abbia dato un colpo mortale al nostro tessuto sociale.

Il libro ripercorre tutte le leggi poiché bisogna assolutamente fare memoria. La primissima legge, siamo ancora nel 2013, fu il ddl Scalfarotto. Per fortuna una legge approvata soltanto alla Camera grazie alla mobilitazione delle Sentinelle in Piedi; le mie povere giunture ricordano bene quell’esperienza.. Prevedeva sei anni di carcere per istigazione all’“odio omofobico”, che ovviamente è un reato che è tutto e niente. Bisognerebbe chiedersi: perché la prima legge fu il ddl Scalfarotto? Semplice, perché l’intendimento profondo era silenziare completamente la potenziale opposizione alle terrificanti leggi che sarebbero poi arrivate. Detto per inciso anche Giulia Bongiorno, oggi con la Lega e indicata come futuro Guardasigilli, fu un’accanita sostenitrice della Scalfarotto. Posso almeno dire che la cosa mi preoccupa un po’?

Dopo il ddl sull’omofobia cos’è successo?

La legge antifamiglia successiva è stata quella sul divorzio breve. Siamo nel 2015. Stavolta passata sia alla Camera che al Senato. Una legge totalmente insensata voluta per scopi personalissimi: dei miei ex colleghi piddini, volente o nolente, conosco vita, morte e miracoli. In breve, la relatrice di quella legge era una parlamentare che aveva bisogno di divorziare rapidamente dal marito perché invaghita di un notissimo conduttore televisivo che voleva accalappiare nel momento di massima passione. Questo è l’imprescindibile motivo della legge sul divorzio breve. Va detto, però, che siccome Dio c’è, appena la legge viene approvata il famoso conduttore televisivo se la dà a gambe.

Però la legge resta..

E viene approvata da tutti i gruppi parlamentari: solo 11 voti contrari al Senato e 9 alla Camera. Nel 2016, come amo sempre fare, vado a studiare i dati statistici, le ricadute di questa norma. Ebbene, si registra un’incredibile impennata dei divorzi, addirittura del 57%. La leggi fanno costume, sempre. Col divorzio breve sono state devastate decine di migliaia di famiglie in più oltre a quelle che sarebbero andate verso quell’esito, e la ferita – perché di ferita si tratta, lo dice un divorziato – sono impresse soprattutto sugli over 55, cioè quelle famiglie che erano date per consolidate e che però grazie all’espressione “divorzio breve” e alla gratuità della procedura divorzile hanno ottenuto la devastazione del loro tessuto. Un tessuto importante per il nostro paese, quello dei nonni.

Nel 2015 si registra anche la liberalizzazione delle pillole abortive..

Un fatto clamoroso. Da 13.000 scatole vendute di Ella-One e Norlevo, pillole abortive, siamo passati in un anno a più di 400.000 scatole, con il subdolo gioco linguistico e legislativo di definirle “contraccettivi d’emergenza”. Ovviamente nel sostanziale silenzio di tutti, cattolici compresi. E come hanno titolato in coro i nostri giornali? «L’aborto in Italia cala del 3%». Esattamente il contrario.

Nel 2016 l’apoteosi: arriva la legge Cirinnà.

Preceduta però, va ricordato perché quello è il vero punto di svolta della recente storia d’Italia, dall’immenso popolo del Family Day ritrovatosi a Roma. In sei mesi riempire piazze come San Giovanni e il Circo Massimo è stato incredibile. Roma non ha mai vissuto un’esperienza così esaltante. Un vero miracolo, il primo di una lunga serie.

Il popolo del Family Day però è stato tradito, ottenendo solo l’eliminazione della stepchild adoption.

Anche qui tutti conoscono i fatti: l’adozione del figliastro serviva al senatore Sergio Lo Giudice, che aveva comprato un figlio e abbisognava della legge per sistemare la faccenda. Faticammo tantissimo a spiegare che l’articolo 5 di quella legge era devastante, penamo anche con molti presuli, oltre ovviamente che con i politici. D’altronde tutti ricordano il comico dibattito parlamentare in cui i nostri senatori nemmeno riuscivano a pronunciarla l’espressione stepchild adoption.

Politici come Costa, Alfano, Polverini, Schifani erano lì presenti..

Sì, ero sul palco e li avevo tutti davanti, facevano perfino i selfie con il popolo del Family Day. Venti giorni dopo hanno votato la legge Cirinnà. Una legge il cui estenuante dibattito ha tenuto in ostaggio l’Italia e che poi ha prodotto il nulla: 2000 coppie unite. Ma c’è di più.

Ci dica..

Un giorno col mio tour “Voglio la mamma” arrivo a Schio, nel vicentino e mi mettono davanti un giornale locale. Titolo: “Un architetto ultrasettantenne usa l’unione civile per unirsi con un batterista jazz cinquantenne”; catenaccio: “Non siamo omosessuali”. Oddio. E ora? Sono andato a studiarmela meglio questa faccenda di Schio.

E cosa ha concluso?

Che tutto questo circo è stato fatto per una cosa sola: la pensione di reversibilità. Mica crederemo veramente che gli omosessuali non potevano visitare il compagno all’ospedale o che non potevano succedere al contratto d’affitto, tutte cose già ampiamente tutelate dalla giurisprudenza, in alcuni casi fino alla Corte Costituzionale. L’unica novità era la pensione, il batterista Jazz puntava a quella.

Ma i due erano e sono etero. Come si è usciti dall’impasse?

In questi casi la cosiddetta interpretazione autentica la fornisce il legislatore. E la senatrice Monica Cirinnà ha ovviamente ha detto che sì, che i due di Schio sono stati un po’ furbetti ma nella sostanza era tutto regolare: anche se non sono omosessuali va bene comunque la reversibilità.

Perché la senatrice ha accettato se i destinatari del capitolo primo della sua legge dovevano essere espressamente coppie omosessuali?

Monica Cirinnà conosce bene i miseri numeri delle unioni civili, un flop evidenziato finanche da Repubblica, per cui ha capito che bisognava letteralmente raccattare tutto. Ma per spiegare la gravità della cosa, tutt’altro che folkloristica, dovrei ricorrere ad un episodio della mia infanzia.

Prego.

Da piccolo mio padre, che era di Salerno, indicando un uomo su una motocicletta mi diceva spesso: vedi quello? É cieco. La politica locale distribuiva a pioggia le pensioni di invalidità tanto che in quella provincia campana risultava invalido il 35% della forza lavoro. Quando però distribuisci a pioggia una pensione di invalidità chi paga è l’invalido vero, che ha già una pensione risibile e che della torta prenderà solo le briciole. È l’effetto dell’ applicazione distorta delle norme ed è un fatto gravissimo.

Sta dicendo che quando a Cava dei Tirreni scopriranno il meccanismo di Schio..

Saranno dolori. Quando viene inserito un elemento di irrazionalità, cioè di truffa, in un sistema razionale, attraverso non solo il costume ma addirittura delle norme, allora il rischio è veramente alto.

Quanto ci è costata la legge sulle unioni civili?

Quando la Commissione Bilancio della Camera ha dato parere favorevole alla legge Cirinnà ha dichiarato che sarebbe costata un milione di euro. Due giorni dopo, però, Tito Boeri, Presidente dell’Inps, ha rilasciato un’intervista in cui confessava che sarebbe costata non uno ma centinaia e centinaia di milioni di euro.

Tra l’altro la Legge Cirinnà è una legge sulle unioni civili, non sulle “nozze gay”.

Infatti se passiamo al secondo capitolo della legge, quello che riguarda non le 2000 coppie omosessuali, ma il milione di coppie di fatto eterosessuali che allevano 720.000 bambini, arriviamo ad una situazione surreale ed evidentemente incostituzionale. Se in quella circostanza muore il compagno, infatti, la compagna non ha diritto alla reversibilità della pensione. Una legge pensata per combattere le discriminazioni finisce per discriminare spudoratamente. Domanda: si può scrivere una legge così sfacciatamente figlia di una lobby? Il quesito lo rivolgo a Salvini, che a Pierluigi Diaco ha detto che la legge sulle unioni civili va bene così, basta che gli omosessuali non pretendano di adottare bambini.

Che fare allora?

La risposta deve essere di popolo! Perché noi non siamo 2000, siamo 29 milioni di italiani che fanno fatica a sostenere i propri figli, i disabili, gli anziani non autosufficienti che abbiamo in casa. E per noi non c’è nulla! Davanti a legislatori così miopi serve una grande risposta di popolo.

Nel dicembre 2017 finisce una legislatura che ci sta descrivendo come un bollettino di guerra..

Non prima però del regalino finale: una “legge di emergenza nazionale”, testuale. Mi sono detto: hanno aspettato gli ultimi giorni ma finalmente hanno deciso di fare qualcosa per la disoccupazione generale che è all’11,4%, record europeo; o per quella giovanile, che è al 34% e che in alcune aree del paese, per esempio quelle campane, tocca il 50%. Faranno finalmente qualcosa per il milione e 280.000 famiglie che non arrivano a fine mese, tutti dati Istat..

Invece si trattava della legge sul fine vita.

Il povero Dj Fabo viene portato in Svizzera e soppresso non pietosamente ma a listino: 18.000 euro per un’iniezione di Pentobarbital, il principio attivo che si dà ai cavalli per terminarli. Marco Cappato per un anno intero sbandiera il caso con tanto di lettera al Presidente della Repubblica, perché Dj Fabo avrebbe voluto la legge sul biotestamento.

Ma la legge approvata non avrebbe in nessun modo inciso sul destino di Dj Fabo, non prevede iniezioni o qualsivoglia intervento eutanasico. Giusto?

Infatti è l’ennesimo grande inganno radicale. Con la nuova legge il malato può morire, certo, ma in un solo modo: sospendendo nutrizione e idratazione. E bisognerebbe che tutti sapessero come si muore con la sospensione dell’idratazione, magari leggendo le cartelle cliniche degli ultimi giorni di vita di Terry Schiavo o di Eluana Englaro, morte senza avere più le lacrime, in un corpo che per 7 giorni non ha fatto altro che singhiozzare, lamentarsi e sussultare, perché il cervello di una persona, quand’anche sia in stato comatoso, non è capace di gestire il dolore infinito derivante dalla morte per fame e per sete. É semplicemente la maniera più disumana per uccidere una persona.

Potevano fare qualcosa i politici cattolici per fermare questa legge?

Innanzitutto un dato: su 630 deputati hanno votato contro in 37. I cattolici della maggioranza, molti, potevano semplicemente alzarsi, minacciare di non approvare la finanziaria paventando l’esercizio provvisorio. Bastava anche solo annunciarlo, senza farlo, e la legge sarebbe stata immediatamente ritirata. Si può fare sempre qualcosa, è che bisogna volerlo. In un applauso collettivo, invece, dovendoci sorbire anche la Bonino che piangeva di gioia in galleria, abbiamo approvato la legge sulla soppressione delle persone più disumana che esista al mondo. C’è una cosa che mi terrorizza..

Cosa ancora?

Il fatto che tra un anno gli argomenti che ho portato saranno usati per far approvare le leggi sull’eutanasia e sul suicidio assistito. Vi diranno che è disumano uccidere per fame e per sete, che si deve uccidere col Pentobarbital, un’iniezione e via. Sarà l’argomento principe della campagna pro-eutanasia del 2019, con tanto di immagini e storie, posso metterlo per iscritto. Così avremo la Bonino – una che non è capace neanche di raccogliere le firme – che con la sua organizzazione Nessuno Tocchi Caino dice che il Pentobarbital non va somministrato agli assassini negli Stati Uniti ma può essere tranquillamente iniettato ai malati italiani. Ecco l’irrazionalità, che quando entra in un sistema giuridico procede rapidamente come un virus, come un tumore che devasta un corpo vitale. Non è un caso che abbia aperto il mio “O capiamo o moriamo” con il discorso, immenso, di Papa Benedetto XVI a Ratisbona. Dobbiamo tornare al Logos, dobbiamo riappropriarci della ragione. E ora alle piazze aggiungiamo il passo decisivo: quello delle urne. Un milione di persone almeno che votano il Popolo della Famiglia e l’Italia riparte, perché torneranno al centro la vita e la famiglia, il futuro sano dei nostri figli.

Valerio Pece