UNA MAPPA PER IL VOTO

28 Dicembre 2017 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Il quotidiano Avvenire oggi ci inserisce tra le forze politiche che “sfidano” la soglia del 3% posta dal Rosatellum per l’ingresso in Parlamento. Poiché non esiste al mondo una legge elettorale proporzionale con la soglia d’accesso così bassa (e quindi per il Popolo della Famiglia e più in generale per i cattolici impegnati a difesa dei principi non negoziabili è un’occasione più unica che rara per cimentarsi con la prova elettorale) è chiaro sulla prossima scheda troveremo una miriade di simboli, ognuno a caccia di una propria quota di elettori. Abituati come siamo da un quarto di secolo a votare con un sistema di impianto maggioritario, dovremo invece riabituarci mentalmente a una schema proporzionale che premia il voto all’identità piuttosto che ad una generica coalizione i cui vincoli sono in pratica solo formali e non sostanziali.
Il Rosatellum non prevede per le coalizioni un programma unitario, non prevede un unico candidato premier, in sostanza la finalità delle intese è unicamente tecnica. Questo produce uno schema che porta l’elettore a poter scegliere tra almeno quindici simboli, ognuno dei quali portatore di una identità precisa. Sarà bene elencarli.
MOVIMENTO CINQUE STELLE. Nei sondaggi è accreditato come primo partito, con consensi che oscillano tra il 25 e il 28%. Il leader è Luigi Di Maio, 32 anni, attuale vicepresidente della Camera. Non sono previste alleanze di coalizione.
PARTITO DEMOCRATICO. Secondo partito più votato a dar retta ai sondaggi, parte da uno zoccolo duro del 23% dei consensi che alcuni vedono espandersi fino al 25-27%. Segretario del partito è Matteo Renzi, ma punterà molto sulla figura del premier uscente Paolo Gentiloni e sulla sua squadra di governo: Minniti, Orlando, Franceschini. Più in ombra le donne (Madia, Fedeli, Pinotti e per ovvi motivi Boschi).
FORZA ITALIA. Il partito di Silvio Berlusconi sembra poter superare agevolmente la soglia del 15% dei voti, anche se il leader non si potrà candidare per le note vicende giudiziarie. Compete con la Lega di Matteo Salvini per la leadership di coalizione.
LEGA. Il partito di Matteo Salvini porta il cognome del leader nel simbolo e ha rinunciato alla parola Nord per puntare ad essere presente in tutta Italia. Conta secondo i sondaggi su un 13-14% dei voti ma vuole operare il gran sorpasso su Berlusconi per intestarsi la leadership del centrodestra.
FRATELLI D’ITALIA. Anche il partito di Giorgia Meloni ha fatto un po’ di maquillage nel simbolo cancellando ogni riferimento a Alleanza nazionale e al passato finiano della leader, tenendo solo la fiamma missina. I sondaggi danno FdI fisso al 5%.
LIBERI E UGUALI. L’operazione con cui Bersani e D’Alema hanno ingaggiato come frontman il presidente del Senato Pietro Grasso ha fatto fare un balzo nei sondaggi a questo raggruppamento che dal 3% si ritrova secondo alcuni addirittura oltre il 7%. L’esperienza recente (Sinistra arcobaleno nel 2008, Rivoluzione civile nel 2013) dice che alla fine i voti per la sinistra alla sinistra del Pd sono pochi se non pochissimi. Con Grasso c’è anche la Boldrini.
Questi dovrebbero essere i sei partiti che certamente supereranno il 3%. Chi vuole votare andando sul sicuro può scegliere tra queste sei forze. Che si coalizzeranno tecnicamente per cercare di ottenere più eletti nella quota uninominale e per far questo si alleeranno con tante listarelle. Quali?
Il centrodestra si appoggerà agli Animalisti della Brambilla (Berlusconi propone sgravi fiscali derivanti dalle spese per cani e gatti) e soprattutto alla “quarta gamba”: Noi per l’Italia. Chi sono? I traditori del Family Day Maurizio Lupi, Enrico Costa, Enrico Zanetti e Flavio Tosi. Chi vota centrodestra porta acqua al mulino di costoro.
Peggio mi sento nel centrosinistra, dove le liste ascare sono tre: i Centristi di Pierferdinando Casini e Lorenzo Dellai, i socialisti-ambientalisti di Insieme e infine i radicali di Emma Bonino e Marco Cappato che rompendo con Rita Bernardini e Maurizio Turco (i “pannelliani” duri e puri) si candidano in appoggio a Renzi con la lista denominata Più Europa.
Fuori dagli schemi, i movimenti identitari. Alla destra della destra i “fascisti del terzo millennio” di CasaPound. Alla sinistra della sinistra i comunisti di Potere al Popolo. In alternativa al M5S i complottisti della Mossa del Cavallo di Giulietto Chiesa e Antonio Ingroia.
Infine, il Popolo della Famiglia. I cattolici e le persone di buona volontà che pensano che sui principi essenziali non si possa negoziare, che l’investimento pubblico va compiuto sulla vita e sulla famiglia, che nell’ultima legislatura troppi eletti del centrodestra hanno tradito appoggiando la piattaforma libertaria del centrosinistra, che quindi sia tornato il tempo di un necessario protagonismo di chi è legato a radici salde come quelle di un movimento politico di ispirazione cristiana non incline ai compromessi sui valori, per evitare che la prossima legislatura sia il secondo tempo del film dell’orrore iniziata in quella che si conclude.
Chi è ragionevole in mezzo a tutto questo caos, vota Popolo della Famiglia e dà forza a chi varerà al primo Consiglio dei ministri il reddito di maternità (1.000 euro al mese per le madri che intendono dedicarsi esclusivamente alla famiglia) perché l’Italia riparte solo se investe sulla vita e sulla famiglia, abbandonando le mode dei falsi diritti e della cultura necrofila che la porterà nel baratro.